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Nel 1985 il Centro Etnografico della Civiltà Palustre inizia la sua opera di ricerca e recupero, legata al mondo della valle e alle attività specifiche svolte a Villanova di Bagnacavallo. Solo nel 1987, dopo due anni d’esperienze di laboratori svolti, su richiesta, nelle scuole elementari e medie, si è iniziato a ragionare sui criteri espositivi da adottare, impostando un programma didattico di base.
Il primo obiettivo è stato la realizzazione della raccolta, che privilegia i reperti che evidenziano il rapporto dell’uomo con il mondo della valle, con particolare attenzione ai manufatti realizzati usando le vegetazioni spontanee di queste zone, costruiti con tecniche d’intreccio medievali e ottocentesche. Il principio di esposizione del materiale didattico vuole sfatare l’idea di realtà museale vetusta, scartando a priori il nome Museo, senza sigillare tutti gli oggetti sotto teche e senza percorsi monotoni e disseminati di cartelli esplicativi invadenti.
Il secondo obiettivo, focalizzato sulla scuola, è stato quello di individuare con la collaborazione degli insegnanti le carenze informative in materia di "cultura del territorio". I luoghi nei quali avviene l’informazione didattica, pur non essendo adeguati, non mancano di fornire all’utente percezioni sensoriali, quali un odore particolare e un colore predominante che carpiscono l’attenzione ancora prima delle ricostruzioni ambientali. Il dialogo con il gruppo o la scolaresca propone una sintesi di argomenti utili come chiave di lettura, adottando un linguaggio semplice e facilitando l’apprendimento con audiovisivi ed illustrazioni. Con rispetto assoluto per la raccolta, si sono creati luoghi d’istruzione che rappresentino la quotidianità in modo vivo, autentico e dinamico. Nella sezione denominata la câmbra d’in ca il visitatore può prendere in mano gli oggetti e osservare da vicino le trame. In questo classico ambiente domestico villanovese si offre anche l’opportunità di provare l’antico telaio verticale per la costruzione delle stuoie e di tentare la costruzione delle funi vegetali, con l’assistenza del Cantiere aperto, un gruppo di artigiani anziani che detiene il bagaglio inalterato delle tecniche di manipolazione dell’erba palustre. Seguiti dal responsabile della didattica essi prestano la loro opera volontaria in modo che s’interrompa la visita d’istruzione con un importante momento libero, ricreativo, di contatto e di solidarietà fra le generazioni, che il bambino porta con sé. In questi momenti della visita si propone l’antropologia come materia viva e non come semplice esercizio della memoria.
I progetti didattici si realizzano sia dentro, che fuori della sede museale: all’interno della scuola, nella zona rurale o palustre ravennate, sulla pubblica piazza ecc.. I percorsi possiedono i caratteri della sperimentalità e rispondono alle richieste della scuola, dalla materna fino all’università: recentemente il Centro ha collaborato, su richiesta della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali di Ravenna, al progetto La nave di Magan, un cantiere archeologico navale sperimentale che prevede la ricostruzione di una nave realizzata con 7 tonnellate di canna e 15 km di fune di erba palustre fatta a mano. Il progetto ha preso il via in seguito al ritrovamento, nel Sultanato di Oman, di alcuni frammenti di calafatature di imbarcazioni risalenti al 2300-2100 a.C.
Sin dai primi tempi il Centro ha prestato molta attenzione a quella fascia di pubblico che difficilmente si accosta ai musei, con una serie di progetti rivolti al week end della famiglia. Il programma didattico di base, invita il bambino a sostenere una piccola lezione informativa alla famiglia e in seguito ad accompagnare i genitori a visitare il Museo.
La Sagra della Civiltà delle erbe palustri, iniziativa a scopo evocativo e contenitore di una vastissima gamma di laboratori, viene come momento celebrativo di un anno di ricerca, e attira un vasto pubblico sia nazionale che estero.
Un particolare progetto triennale porta il titolo Il Museo viene da te: si tratta di mostre-laboratorio itineranti, che dal 1996 al 1998, sono state portate nei più importanti centri commerciali dell’Emilia Romagna, insieme ad enti quali la Publitimeanimazioni di Milano.
Da tutto ciò si potrebbe dedurre che questo centro sia una realtà affermata e consolidata, invece nuovi progetti vengono realizzati da una piccola associazione di volontari, spinti dai principi del bioregionalismo, che sperano in un futuro di poter operare all’interno di un ecosistema museale.
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