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Museo Informa: notiziario del Sistema Museale
N. 3 anno 1998
Speciale musei etnografici

Dietro le quinte

Giancarlo Monari - Esperto in allestimenti espositivi e comunicazione visiva

Ad un decennio di distanza dall'apertura del Museo della frutticoltura di Massa Lombarda mi rivolgo una domanda: "come mi riproporrei ad una rivisitazione della rassegna?". Imbarazzante. Mi appare subito evidente la necessità di andare oltre ad esemplificazioni e giudizi sommari, dando il via a riserve di ordine metodologico sulla struttura edilizia che ospita la rassegna e su alcuni contenuti che, pur rapportati alle vicende delle colture dei frutteti che ne seguirono, non appartengono in modo specifico alla storia dell'esperienza innovativa dei frutticoltori massesi. Il Museo presenta luci ed ombre: spazi stretti ed abbondanza di contenuti, carenza di settori per la formazione-ricerca e comunicazione, non ha depositi né "frutteti-catalogo"; carenze già evidenziate nel corso dell'inaugurazione del centro nel 1989 ed in una mia precedente relazione del 1982 (v. Il Museo di frutticoltura di Massa Lombarda, 1989, pp. 116-117). Si può dedurre che il Centro va ridimensionato espandendolo anche verso altri contenitori secondo specifiche tematiche? E' un'aspirazione auspicabile con la consapevolezza di avere alla base una profonda interazione tra i sistemi culturali presenti nel comprensorio basso-ravennate e le relative Amministrazioni pubbliche. Partendo dalle risorse esistenti in ambito comunale, indico tre possibili interventi corrispondenti a diversi livelli di funzionalità ed impegno economico: ¡ a suo tempo Lucio Gambi indicò un diverso contenitore indubbiamente pertinente: il vecchio magazzino dell'Azienda Agricola Bonvicini. Sarebbe una soluzione con esiti interessanti che porterebbe ad un piano di recupero archeologico e a buone soluzioni espositive e concettuali: una sorta di "neo-pop" tecnologico-scientifico tra diorami flessibili in cui i reperti e la struttura edilizia resterebbero sempre i protagonisti della storia; ¡ una forse più facile alternativa da concretizzare, può essere un intervento edilizio nella residua area museale, già prospettato nella sopra citata relazione del 1982, che consentirebbe, seppure con qualche limitazione, di dare respiro all'attuale contenitore mediante l'alleggerimento di alcune sezioni e l'organizzazione degli spazi operativi aperti agli incontri quotidiani e normati a livello di accessibilità e sicurezza; - altra alternativa, entro un'ottica di minima, può essere l'alleggerimento del piano terra grazie alla tecnologia informatica, per condensare in poche postazioni multimediali le vicende dell'acqua e del paesaggio della piantata, quelle del podere e della famiglia fino all'assetto sociale della campagna... ma questi sistemi vanno oculatamente dosati e compenetrati con qualche ambientazione tridimensionale, fotodidascalie e reperti e, in particolare, con l'insostituibile presenza di una voce narrante ( v. Cetty Muscolino in " Museo Informa" , n° 0, p. 6), in quanto la civiltà dell'immagine elettronica non esprime suggestioni né costituisce la risposta a tutti i possibili risvolti della rassegna; le immagini dei reperti e la narrazione elettronica risultano umiliate ed appiattite tra contorni fluttuanti in limbi gelatinosi. Uno spazio che conserva coinvolgenti testimonianze di povertà e speranze, lotte e realizzazioni merita di essere affidato alla sola martellante presenza informatica? O invece è auspicabile la presenza di un multivideo con il sottofondo cantilenante di una festa sull'aia e quella dei canti che cadenzavano il "gran rumore" e lo scariolamento dei braccianti? Chiudo queste riflessioni che molti potranno considerare "retro" e concludo sulle potenzialità della terza proposta. Una volta compressi i vari contenuti tematici nei vani laterali e posteriori del piano terra, si recuperano la cucina con l'attigua saletta ed il vano stalla. La cucina, corredata da supporti d'informazione generale (pannelli, proiettori, lettori VHS) può diventare il punto di convergenza e riflessione. L'attigua saletta può trasformarsi in diorama interattivo con gli elementi basilari del territorio: acqua, colmata, piantata; può inoltre trovarvici collocazione anche un gioioso multivideo. La stalla ed i suoi annessi possono diventare il fulcro operativo con biblioteca, archivio e spazio incontri. Un piccolo intervento edilizio, una torre di 15~20 metri quadrati di superficie, collegata al fabbricato, consentirebbe il miglioramento dei flussi d'utenza e di normare l'intero edificio; tunnel prefabbricati in policarbonato collocati nell'area possono, a loro volta, surrogare la scarsità dei depositi e divenire espositori di elementi di "grossa taglia" (ruote di Pelton, turbine, paratie, celle frigo, ecc.) senza per questo diminuire la loro compresenza con l'interno. In chiusura rammento che la ricerca d'ammodernamento museale è stata accelerata in anni recenti che hanno visto un aggiornamento di tecnologie, di linguaggio, di fruibilità e flessibilità d'uso degli spazi.



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