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In concomitanza con la mostra Konstantinopel e nella stessa ala del grande complesso benedettino di San Vitale, vengono esposti per la prima volta a Ravenna alcuni frammenti di stoffa che rappresentano una preziosissima testimonianza dell'arte tessile e dell'abbigliamento ecclesiastico nell'alto Medioevo. Provengono dalla chiesa di S. Apollinare in Classe, dove furono recuperati casualmente nel 1949, quando in seguito a lavori di restauro si rese necessario scoperchiare i sarcofagi in essa collocati; in ben tre di essi furono reperiti, insieme ai resti umani, i lacerti delle vesti con i quali erano stati sepolti gli alti prelati. Il ritrovamento, suddiviso tra il Museo e l'Archivio arcivescovile, e in parte consegnato al Museo Nazionale nel 1979, apparve subito eccezionale e le prime notizie della scoperta furono pubblicate in un articolo di Mario Mazzotti nella rivista locale "Felix Ravenna" nel 1950. A partire dal 1996, mediante i fondi del Ministero per i Beni e le Attività culturali, è stata intrapresa una serie di laboriosi lavori di restauro dei frammenti depositati al Museo Nazionale; per una sistemazione definitiva di tutto l'eccezionale ritrovamento si prevedono ancora parecchi anni. Sebbene i resti di antiche stoffe si presentino con un aspetto molto compromesso a causa della loro innata fragilità, rappresentano invece una fonte importantissima di documentazione sul passato, e testimoniano di un'arte, quella della tessitura, la cui tecnologia già in tempi remoti aveva raggiunto una quasi incredibile perfezione. I dati reperiti durante il restauro si sono rivelati di importanza scientifica europea; per questo i materiali più importanti sono stati esposti nel 1999 alla mostra 799 - Arte e cultura dell'età carolingia a Paderborn in Westfalia. Nell'esposizione attuale possiamo osservare la ricostruzione di una casula a campana (Italia, VIII-IX secolo), cosiddetta per la sua caratteristica forma semicircolare. La stoffa, che appare adesso bruna a causa dei processi di ossidazione, era in origine di un vivace sontuoso color porpora, e la seta finissima doveva avere un aspetto prezioso e lucente. Le caratteristiche tecniche della veste sono assai interessanti. Il lato esterno è arricchito da una serie di cuciture che rafforzano le linee principali della forma della casula. Nella zona delle spalle e del collo è applicato un secondo strato di seta a forma di triangolo, sotto il quale sono inclusi frammenti di tessuto in lana; si tratta di un particolare veramente unico, forse dovuto alla necessità di aumentare la resistenza del tessuto al freddo. Un gallone di seta decorata di un brillante colore giallo, che consiste in una striscia sottile tagliata da un più ampio tessuto figurato, copre alcune cuciture, probabilmente dal lato interno: proviene probabilmente da un laboratorio della Siria o Bisanzio. Da un'altra veste non ricomponibile nella sua totalità, una grande dalmatica di seta, proviene un ampio frammento di tessuto di seta figurata dell'ottavo secolo attribuito all'Italia o all'Egitto, che presenta caratteristiche tecniche eccezionali. E' costituito da una seta naturale non tinta, decorata tramite l'inserimento di una trama supplementare tono su tono, con un tipico effetto a strisce che formano il disegno di una serie di grandi medaglioni, arricchiti da ornamenti vegetali simmetrici. Una caratteristica straordinaria di questo tessuto, visibile sul rovescio, è la presenza di una serie di fitte frange formate da moltissimi lunghi anelli di seta. Quest'effetto, simile ad una sorta di felpatura, è ottenuto mediante il passaggio di una trama supplementare; un tipo di lavorazione simile è testimoniata, ma sul lato esterno, solo in alcuni tessuti di lino copti. Ricordiamo che le collezioni del Museo Nazionale e le esposizioni temporanee annesse sono visitabili dalle 8,30 alle 19,30 (lunedì chiuso); il venerdì sera, fino al 29 settembre, fino alle ore 23.
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