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Museo Informa: notiziario del Sistema Museale
N. 9 anno 2000
La pagina del Sistema Museale provinciale di Modena

"Libera Nos"
In mostra a Modena, nella Chiesa di San Paolo, Santi e simboli nella devozione colta e popolare
Angelo Mazza - Comitato Scientifico della mostra

Santi martirizzati con frecce e strumenti di tortura di raffinata ferocia, scene di possessioni demoniache, protettori contro gli assalti di forze maligne, devoti che implorano guarigioni, santi che si fanno garanti del lavoro e dell'esercizio delle professioni, immagini miracolose della Vergine, scene di fede e di superstizione: sono questi i temi dei dipinti della mostra Libera nos. Efficaci strumenti di comunicazione, i dipinti selezionati costituiscono anche segmenti significativi della storia artistica dell'area estense. Alcuni vengono esposti per la prima volta, altri sono stati restituiti ad un grado di lettura insperato grazie a interventi di restauro, altri ancora vengono indagati sotto nuova luce nel recupero della storia antica e nella riscoperta della dinamica iconografica: in tutti si intreccia una tacita alleanza tra committenti, artisti e destinatari che sollecita l'intervento taumaturgico. La qualità degli artisti prescelti corrisponde ai diversi livelli di cultura del loro pubblico, accomunato dalla cieca fiducia nel soprannaturale: l'ignoto pittore che con linguaggio elementare svolge per i fedeli delle pievi appenniniche la meditazione di san Carlo Borromeo sulla morte di Cristo e dispone in primo piano i santi Rocco, Sebastiano e Antonio abate, protettori contro la peste e le malattie infettive; Giovanni Battista Bertusio, allievo dei Carracci, che nel dipinto di Rocca Malatina allinea un gruppo di ossessi rinsaviti dall'intervento miracoloso di san Carlo Borromeo, impegnato nel liberare spiriti demoniaci dalla loro bocca, esaltando implicitamente l'efficacia delle pratiche esorcistiche del parroco del luogo; Giuseppe Carlo Pedretti che nell'ovale della chiesa di San Giuseppe di Correggio illustra al pubblico delle campagne l'invocazione a san Domenico quale strumento per debellare la peste bovina; lo sconosciuto pittore di inizio Cinquecento che descrive con malcelato compiacimento lo sfogo dei ragazzini che infieriscono sadicamente sul loro maestro immobilizzato, san Cassiano di Imola, con stiletti, tavolette per la scrittura, sgabelli ed altri strumenti didattici, un santo che promette protezione a insegnanti ed educatori vessati dall'esuberanza degli allievi. Non mancano artisti di prima grandezza: Guercino in un dipinto di Finale Emilia presenta san Lorenzo in adorazione della Vergine e del Bambino, con la graticola dell'atroce martirio che gli assicura poteri speciali contro le bruciature ed i rischi del fuoco e gli guadagna il titolo di protettore di categorie esposte, dai vetrai ai cuochi, dai carbonai ai pompieri, fino ai rosticcieri; Ludovico Lana, principale pittore estense della prima metà dei Seicento, esibisce nella tela di Fanano l'immagine taumaturgica della Madonna della Ghiara al cui santuario reggiano i Modenesi si rivolsero per la liberazione dalla peste del 1630 che avrebbe dato luogo alla costruzione della chiesa del Voto e alla commissione di una grande pala del medesimo pittore; Simone Cantarini, allievo ribelle di Guido Reni, con il dipinto della parrocchiale di Stuffione scioglie il voto del commendatore Girolamo Bolognini, ritrattodavanti alla Madonna di Monserrato insieme al giovanissimo figlio Francesco Maria uscito indenne da una gravissima malattia; Bernardino Cervi illustra la movimentata vita di san Sebastiano, tra impegno militare, attestazioni di fede, proselitismo e superamento del martirio per le amorevoli cure di sant'Irene e delle ancelle che sfilano dal suo corpo le frecce allusive agli strali della vita. Non mancano scene di vita quotidiana che relegano il martirio in lontananza e privilegiano il rapporto familiare con il sacro: nel dipinto di San Giovanni in Persiceto il bolognese Bertusio offre l'immagine commovente del lavoro silenzioso dei santi Crispino e Crispiniano, patroni dei calzolai, impegnati nella solerte produzione di suole e tomaie entro una bottega descritta in termini straordinariamente veridici. Nell'anno del Giubileo uno speciale risalto è conferito all'immagine del pellegrino. San Rocco spunta da numerosi dipinti nelle vesti dell'eterno viandante con il cane che gli porta un pezzo di pane e simboli ed amuleti appuntati sulla mantellina; l'apostolo san Giacomo di Campostella appare in due importanti dipinti del bolognese Giacomo Bolognini ritenuti dispersi fino ad anni recenti, e che ora si ricongiungono per la prima volta dal tempo della loro antica scomparsa.



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