Un graphic novel sulla resistenza di una piccola comunità

"L'Argine" racconta con gli occhi di un bambino grandi avvenimenti e microstorie accadute a Cotignola tra il 1944 e 1945

Massimiliano Fabbri - Museo Civico Luigi Varoli di Cotignola

Nell'autunno 2014 il Museo Civico Luigi Varoli di Cotignola ha proposto a Marina Girardi e Rocco Lombardi l'idea di un fumetto sulla rete dell'ospitalità cotignolese, straordinario e anomalo esempio di solidarietà che ha permesso di nascondere, proteggere e salvare quarantuno ebrei dalle persecuzioni e sterminio, ma anche di accogliere sfollati, rifugiati politici e chiunque fosse braccato o in difficoltà. E, parallelamente, anche su quei drammatici 145 giorni in cui il fronte e gli eserciti alleati stazionarono lungo le sponde del fiume Senio, dal novembre '44 fino all'ultima tragica offensiva del 9 aprile 1945, stallo che si concluse con l'entrata delle truppe britanniche e neozelandesi in una Cotignola spettrale, quasi totalmente rasa al suolo, cancellata dalle mappe dai ripetuti bombardamenti alleati.
Due storie intrecciate che hanno come sfondo comune il paese e la piccola comunità della bassa Romagna ravennate, e una sorta di coraggiosa e ostinata resistenza passiva messa in atto dai suoi abitanti in entrambe le circostanze: da una parte l'altruismo e l'efficace organizzazione collettiva di questa rete di protezione, dall'altra la scelta di non abbandonare il paese pur se assediato e progressivamente trasformato in un desolato paesaggio lunare.
Marina e Rocco hanno accettato la commissione, e il libro è il prodotto di questo incontro e percorso, dello studio e dei sopralluoghi molti, delle interviste e di un avvicinamento progressivo al cuore della storia fatto di tante matite e disegni, fantasmi e bozzetti, e di altrettanti storyboard e appunti sparsi rimasti nei cassetti; un progetto che in questo anno di lavoro ha subito revisioni, ripensamenti e cambi di direzione. E la sfida anche, ossia quella di realizzare una storia a quattro mani, disegni compresi; aspetto quest'ultimo tutto fuorché semplice o scontato, anche alla luce degli stili dei due disegnatori, quasi agli antipodi: morbido e pittorico, frastagliato e stenografato quello di Marina, quasi un non finito che conserva la freschezza vibrante del segno a innervare la leggerezza e mobilità dell'acquerello; notturno invece, tagliente, spigoloso ed esatto quello di Rocco, con disegno ottenuto con procedimento in negativo o per via di levare, scavando, graffiando e facendo emergere le immagini dalla tenebra che copre il foglio.
Il contrasto, alternanza e dialogo tra i due modi di disegnare esalta e amplifica queste differenze, che si completano trovando accordi e, in alcune tavole, una fusione efficace e sorprendente. Un equilibrio che è canto a due voci che accompagna e incalza il ritmo della narrazione, sottolineando con intelligenza e sensibilità temperature emotive, incontri e situazioni che ci vengono incontro tra le pagine; con colpi di scena e meccanismi circolari che ben descrivono il tempo (tutto si svolge, comprime e condensa in una notte) e i mutamenti di scena come attraversati in sogno, grazie a cambi d'atmosfera che diventano via via colore dominante e umore che governa i diversi capitoli.
Il fumetto descrive un arco temporale che abbraccia poco meno di due anni, dall'armistizio dell'8 settembre alla liberazione di Cotignola del 10 aprile 1945, con una narrazione in cui si intrecciano inevitabilmente i grandi avvenimenti e, soprattutto, le microstorie, quelle di un piccolo paese e dei suoi abitanti, capaci di mettere in piedi, a partire dal coraggio e altruismo del macellaio, mazziniano, antifascista e commissario prefettizio Vittorio Zanzi, una rete di accoglienza, ospitalità e protezione che coinvolse un'intera comunità, dall'amministrazione comunale alla curia, dai gruppi partigiani alle singole famiglie che misero a disposizione le loro abitazioni facendo del paese un vero e proprio approdo e rifugio di salvezza.
E, a tratti interconnessa alle storie dei perseguitati che qui convergono, o a tratti successiva di pochi mesi, l'altra reazione contraria dei cotignolesi che, a fronte di un paese ferito e mutilato dai prolungati colpi e bombardamenti, non sfollarono, ma restarono sul luogo nascondendosi in un serie di rifugi, per lo più sotterranei, costringendosi a una vita quasi da topi, per riemergere, ogni volta, dentro a un panorama sempre più irriconoscibile, fatto di cumuli di macerie, case sventrate e morte, reduci e spettri in una cittadina "seduta sulla bocca di un vulcano".
Marina e Rocco, compagni nella vita e autori con due distinti percorsi, si sono misurati con un lavoro a quattro mani in cui sguardi, scelte narrative e stilistiche, si intrecciano in un racconto che sfugge al rischio retorico o didascalico ricorrendo a un felice stratagemma ed espediente narrativo, onirico e poetico al tempo stesso, che abbandona i commenti fuori campo per affidare la descrizione degli eventi direttamente alla voce e ai gesti, ai pensieri e alle visioni di un bambino, in una sorta di sua, e contemporaneamente nostra, progressiva presa di coscienza degli accadimenti che, pur se calata in una cornice tragica e di estremo pericolo, mantiene anche tutte le caratteristiche vitali e rocambolesche dell'avventura bambinesca, dell'errare e della scoperta.
I bambini sono, loro malgrado, così come gli animali, al centro, spettatori inconsapevoli e protagonisti al tempo stesso delle vicende, e questo ci permette di vedere con i loro occhi, di accedere partecipi ed empatici ai fatti, senza mediazioni, con stupore a tratti ancora incosciente... paura di niente, questo il mantra ripetuto per farsi forza e superare la notte.
Talvolta, un po' magicamente, indossando le grandi maschere di cartapesta fatte da Varoli che, come tutte le maschere, fanno diventare altri, o narrando gli accadimenti attraverso continui flashback che, quasi come teatri della memoria, riportano a galla e richiamano episodi e ricordi dolorosi: ora, adesso, davanti a noi.
E così sfila e compare tra le tavole una galleria e processione di personaggi, e fatti che questi protagonisti portano con sé, con apparizioni quasi di lampo, pura visione, una specie di cinema muto, taglio di luce che illumina per un momento densi frammenti: dal già citato Vittorio Zanzi al pittore, scultore, musicista ed educatore Luigi Varoli, dal partigiano Luigi "Leno" Casadio a Don Stefano Casadio con la loro "Operazione bandiera bianca", gesto coraggioso e pure altamente simbolico che vede insieme, un partigiano comunista e un prete, attraversare, la mattina del 10 aprile, il fiume Senio, incuranti delle mine e del tiro alleato, con solo un lenzuolo bianco nel tentativo eroico e riuscito di impedire gli ultimi bombardamenti sulle persone e su quel che rimane del centro abitato; e poi la famiglia Ottolenghi e gli Oppenheim. O i "Martiri del Senio", così è conosciuto l'eccidio nazifascista, rappresaglia antipartigiana, di otto ragazzi, prima imprigionati e torturati nella Rocca di Lugo poi fucilati a ridosso di una golena del Senio in piena, dentro cui vengono gettati i corpi. Una strage che non è avvenuta propriamente nel tratto del fiume che costeggia Cotignola, ma che compare a tragico emblema e memento di queste vicende. E poi altre figure straordinarie, in quei giorni impegnate a Cotignola e che a malincuore sono rimaste fuori dal racconto come Giovanni de Lorenzo, futuro comandante generale dell'arma dei carabinieri e noto poi per il tentativo di golpe militare denominato "Piano Solo", all'epoca partigiano assai attivo che faceva la spola tra Roma e Cotignola in bicicletta, e l'etnologo Ernesto de Martino che scrisse parte del suo libro "Il mondo magico" sotto i bombardamenti, da rifugiato insieme alla moglie e due figlie, anch'egli attivo politicamente con il CLN.
E infine, l'altra vera grande protagonista di questa vicenda, ovvero l'intera comunità, schiacciata tra due eserciti, e resistente; e un territorio tutto, ferito a morte, con le sue case e campagne e alberi e bestie e persone e abitudini segnate in maniera indelebile dalla guerra.
Da qui il titolo del fumetto, L'argine, un argine fisico e tangibile, quello del Senio, piccolo fiume o torrente che nasce in Toscana e sfocia nel Reno, e attorno a cui si svolgono le vicende e su cui si ferma la guerra per un tempo che pare interminabile, a Cotignola come ad Alfonsine, e un argine metaforico e altrettanto concreto al tempo stesso, quello che affiora e si delinea dalla reazione corale della città e dei suoi abitanti.

Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 18 [2016 - N.56]

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