Creative Museum

L'IBC è partner del progetto europeo che attraverso l'azione di "artigiani digitali" colloca a pieno titolo i musei del XXI secolo nell'era digitale

Margherita Sani

I musei sono oggi molto più che luoghi dove si espongono oggetti che testimoniano la storia e il passato - a volte molto recente - di un una comunità, di un luogo, di un paese, di una civiltà. Sono luoghi dove si fa ricerca, si trasmettono conoscenze, dove si impara, a volte non solo fatti e nozioni, ma anche modi di essere, di relazionarsi con gli altri, dove ci si ritrova con altre persone e si condividono idee, interessi o semplicemente si socializza.
Se pensiamo che nel 1852, quando aprì le sue porte al pubblico, il Victoria and Albert Museum di Londra - che allora si chiamava National Museum of Art and Design - dichiarava che la propria ragion d'essere era di mettere a disposizione le collezioni per essere di ispirazione a designer e artigiani, capiamo come fin dalle origini alcuni musei in particolare si siano dati come obiettivo, oltre allo studio, alla conservazione e alla educazione, anche l'essere di stimolo alla creatività dei contemporanei.
Ma cosa significa questo oggi? Che cosa vuole dire per un museo del ventunesimo secolo stimolare la creatività? A qual pubblico si deve fare riferimento? E cosa sottende l'uso sempre più frequente della locuzione "industrie creative" o il nuovo nome che ha assunto uno dei principali programmi di finanziamento europei che da "Cultura" è diventato "Creative Europe"? Quasi a dire che il patrimonio storicizzato vale o vale ancora di più solo se riesce ad innescare processi che sfociano nella realizzazione di prodotti da immettere sul mercato facendo largo uso delle tecniche e tecnologie contemporanee, multimedia e digitale innanzitutto.
Il progetto europeo "Creative Museum", di cui l'Istituto Beni Culturali è partner, ha dato una propria interpretazione di queste tematiche scegliendo di rivolgersi a un target ben preciso con il quale allacciare rapporti e intensificare relazioni, quello dei cosiddetti "artigiani digitali", dei makers, vale a dire inventori, ingegneri, artisti, studenti e in generale appassionati di tecnologia, che negli ultimi anni hanno dato vita a un movimento culturale che potrebbe descriversi come l'estensione su base tecnologica del mondo del bricolage. I makers sono infatti una comunità internazionale presente in oltre 100 paesi che condivide informazioni e conoscenze via web, servendosi di software e hardware open source, usando frese e stampanti 3D all'interno di Fab Lab per dare vita a oggetti nuovi e originali.
Creative Museum è nato come progetto di formazione rivolto agli operatori museali per sostenere e assecondare un cambiamento di paradigma che intende i musei contemporanei sempre più come luoghi dove si incontrano culture e competenze diverse, dove si sperimentano soluzioni e si creano prototipi in una logica partecipativa e di coinvolgimento del pubblico, come luoghi dinamici di apprendimento, dove personale e visitatori possono usare gli strumenti digitali per interpretare ed esplorare le collezioni in modo nuovo e creativo. Ha perciò dato vita in primo luogo a una ricerca sulle pratiche creative in senso lato (digitali e non) nei musei europei, in particolare nei paesi partner del progetto: Croazia, Francia, Finlandia, Irlanda, Italia, Norvegia, Regno Unito . A partire da qui ha organizzato e continuerà a organizzare fino alla conclusione del progetto nell'agosto 2017, momenti informativi e formativi, tra cui la conferenza internazionale tenutasi a Bologna nell'ottobre 2015 . Tra le iniziative di maggior rilievo, la partecipazione di professionisti museali a Museomix (Nizza 2015 e Tolosa 2016), vissuta come esperienza formativa per reinterpretare e re-mixare le collezioni e l'organizzazione di vere e proprie residenze di makers, "Makers in Residence", all'interno delle quali creativi digitali vengono ospitati dagli istituti partner del progetto per alcune settimane.
Creative Museum si definisce esso stesso un progetto sperimentale, il cui obiettivo in ultima analisi è studiare e diffondere modalità nuove, creative e partecipative, che il museo può adottare per collocarsi a pieno titolo nell'era digitale.
www.creative-museum.eu

La pagina dell'IBC della Regione Emilia-Romagna - pag. 4 [2016 - N.56]

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