L'ex Macello di Villanova di Bagnacavallo

Un esempio di collaborazione fra investimenti pubblici e privati che puntano al recupero dell'ottocentesco edificio comunale quale possibile sede museale

Maria Rosa Bagnari - Responsabile del Centro Etnografico di Villanova di Bagnacavallo

Il Centro Etnografico della Civiltà Palustre, da anni impegnato in politiche di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio storico-culturale di Villanova di Bagnacavallo, da tempo aveva posato gli occhi e le intenzioni sul primo edificio pubblico costruito a Villanova, uno dei macelli delle Ville, antico nome delle frazioni. Nel 1886 la Giunta Municipale di Bagnacavallo chiede all'Ingegnere Comunale di redigere il progetto di un macello a Villanova. In una delibera della Giunta, del Regio Sindaco A. Capra, datata 20 novembre 1889, si attesta che "… renderebbesi conveniente possedere un pubblico macello degli animali, che potesse servire non solo per le borgate: Glorie e Villanova, ma anche per la borgata di Traversara…" e si legge l'invito, all'ingegnere dell'ufficio, a studiare la possibilità di erigere un pubblico macello, i cui lavori di costruzione vengono assegnati solo nel luglio 1901. A memoria degli ultimi macellai villanovesi che operarono in questa struttura e come risulta anche dai vari disegni trovati nel fascicolo dell'archivio storico comunale "I Macelli delle Ville", il macello di Villanova subì nel tempo vari lavori di modifica. Il complesso consisteva inizialmente in un'ampia corte, sita in via Superiore, a ridosso dell'argine del fiume Lamone, di proprietà delle "Opere Pie Bedeschi pei cronici", alla quale fu necessario abbinare due aree limitrofe minori, di privati villanovesi. La facciata anteriore, dalle belle finestre ad arco, realizzata con mattoni di cotto a vista, presentava in alto, ai lati della scritta "MACELLO" due medaglioni in terra cotta, rappresentanti un bue ed un maiale, che furono tolti negli anni '50. La struttura edile comprendeva un elegante atrio con cancellata, la sala del mattatoio boario e una sala per il macello delle pecore e dei suini, munita di ampia "furnasëla", stalletta o stanza dei condannati, dove sostavano una notte le bestie destinate al macello. Sul retro dell'edificio, l'ampio arco, protetto da una tettoia, serviva in passato come uscita di servizio e portava alla "cunsérva", ambiente esterno seminterrato e protetto da spessa copertura di terra e vegetazione, dove si conservavano le carni con blocchi di ghiaccio. All'inizio del Novecento, il macello ospitava anche "la caratëla", uno speciale servizio di lettiga trainata a mano, utilizzata per il trasporto degli ammalati gravi dal domicilio all'Ospedale di Bagnacavallo. È possibile ammirarne un modello simile presso il Museo della Civiltà Palustre di Villanova. Il macello cessa di funzionare nel 1969 e viene successivamente alienato dal Comune di Bagnacavallo. L'atto di cessione riporta la data 6 aprile 1983 e le firme dell'allora sindaco Ubaldo Gulminelli e degli acquirenti. L'edificio è recuperato nel 2000, grazie alle ripetute sollecitazioni dell'Associazione Culturale Civiltà delle Erbe Palustri, tramite un accordo tra pubblico, l'attuale sindaco del Comune di Bagnacavallo, Mario Mazzotti, e privato, il proprietario dell'edificio. Sono conservati oggi, all'interno dell'ex macello, reperti appartenenti al parco stabile del Museo di Villanova, non esposti nella sede museale, reperti del parco itinerante, utilizzati per mostre, manifestazioni e laboratori ed erbe palustri da utilizzo per il "Cantiere Aperto". Questo lavoro è una prima opera di normalizzazione del Centro Etnografico, che attualmente sta progettando uno spostamento della sede museale.

La pagina del conservatore - pag. 10 [2001 - N.10]

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