Deomene: l'immagine dell'orante tra Oriente e Occidente

Una nuova mostra al Museo Nazionale di Ravenna realizzata dalla Fondazione "Ravenna Capitale" in collaborazione con il Meeteng di Rimini

Luciana Martini - Direttore del Museo Nazionale Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Ravenna

Dal 25 marzo di quest'anno verrà ospitata per tre mesi, nelle sale del Museo Nazionale di Ravenna, una mostra il cui particolare tema, a carattere iconografico, permette un lungo e interessante percorso trasversale nell'ambito della storia dell'arte. L'esposizione, realizzata dalla Fondazione Ravenna Capitale in collaborazione con il Meeting di Rimini, prende spunto dalla presenza a Ravenna di una delle più famose immagini della Vergine Orante, l'icona lapidea della Madonna Greca, conservata presso la Basilica di Santa Maria in Porto. Deomene è un termine greco che significa "colei che prega", e lo scopo della mostra è illustrare la storia di questo simbolico atteggiamento della figura femminile, rappresentata a braccia allargate e palme aperte, in un gesto pregnante dai molteplici significati: quello della compassione, della preghiera, dell'invocazione, della protezione e altri ancora. La ricognizione prende addirittura le mosse dall'età precristiana. Infatti tale iconografia è presente con piccole varianti presso tutte le civiltà del bacino mediterraneo, fino all'arte greco-romana dove appare nella personificazione di una virtù, la Pietas. Diventa quindi assai diffusa nell'arte cristiana delle origini, dove spesso appaiono figure di "oranti", sia maschili che femminili e infine entra nel giro della produzione iconica bizantina, a Costantinopoli, e delle province dell'Impero. In questo contesto il gesto dell'orante diventa caratteristico della raffigurazione della Vergine, strumento dell'incarnazione e mediatrice tra l'umano e il divino: l'esempio più noto in Italia di questa tipologia è rappresentato appunto dall'icona lapidea della Madonna greca. La penetrazione della cultura cristiana porta quest'immagine a trasmigrare ancora in altre culture, in particolare nell'arte Russa, dove acquisisce nuove simbologie e varianti e appare nella produzione di icone per vari secoli. Oreficerie religiose, icone scolpite e dipinte, monete, tabernacoletti in avorio, reliquiari, panagiari, monete, preziosi evangeliari: sono queste le tappe di un variegato percorso, affascinante sia nelle più piccole testimonianze che nei veri e propri più conosciuti capolavori, tutto dedicato a questa straordinaria immagine che ormai rappresenta per la nostra civiltà un vero e proprio archetipo. All'illustrazione del tema hanno prestato le proprie opere non solo importanti musei italiani, come i Musei Vaticani, il Museo del Tesoro di San Marco di Venezia, il Museo Civico Archeologico di Napoli ecc, ma anche note istituzioni straniere, fra le quali il Museum of Byzantine Culture di Salonicco, il Muzeul National de Arta al Romaniei di Bucarest, il Museo Bizantino di Atene, il Louvre e la Biblioteca Nazionale di Parigi. Ricordiamo tra gli oggetti più interessanti il mosaico figurato proveniente dall'Accademia etrusca di Cortona, la Bibbia miniata del XII secolo del Museo Diocesano di Trento, la mitra di San Paolino dal Tesoro del Duomo di Capua, la serie delle icone provenienti da Bucarest e da Salonicco, le straordinarie oreficerie del Tesoro di San Marco a Venezia.

La Pagina della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Ravenna - pag. 7 [2001 - N.10]

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