A volte ritornano

Inaugurata la nuova Sala delle Erme e Antichità del Museo Nazionale 

Antonella Ranaldi, Elisa Emaldi - Museo Nazionale di Ravenna

La Sala delle Erme e Antichità del Museo Nazionale di Ravenna, recentemente aperta e allestita dal soprintendente Antonella Ranaldi, rappresenta per certi versi un "ritorno al passato". Riportato nell'aprile del 2013 l'ingresso alla sua posizione originaria dal portichetto che prospetta sui giardini di San Vitale, i visitatori del Museo nel percorrere i chiostri dell'antico monastero benedettino secondo il circuito concepito agli inizi del secolo scorso, trovano in questa sala il punto di inizio del percorso di visita alle collezioni lapidarie di antichità romane del I chiostro.
Autentici capolavori di produzione romana, molti dei reperti esposti sono stati recuperati dai depositi. Provengono dalle antiche collezioni dei monasteri cittadini di Classe in città e di San Vitale o dalle collezioni di illustri concittadini del passato con aggiunte derivate da scoperte e scavi archeologici. In questo nuovo contesto si ritrovano le sculture già esposte al primo piano, tra queste il gruppo di cinque erme del II secolo d.C. riscoperte a Roma nel XVI secolo. Destinate alla biblioteca del duca Alfonso II nel Castello estense di Ferrara, esse non giunsero mai a destinazione perché naufragate in mare, recuperate solo nel secolo scorso alla foce del fiume Reno.
Recentemente restaurati, i cinque gloriosi ospiti, tra cui il celeberrimo Milziade con doppia iscrizione in greco e latino, sono valorizzati dal moderno allestimento. Si accompagnano al gruppo altre due erme, l'Hermes Propylaios, di ignota provenienza, e l'erma itifallica e acefala della collezione del conte Ferdinando Rasponi, proveniente da San Zaccaria. Anche il pregevole rilievo raffigurante i personaggi mitologici Anfione e Zeto e la piccola statua di Bambino che scherza con il cane provengono dalla collezione Rasponi.
Accanto a questi sta il busto di provenienza ignota di Zeus Serapide, di ottima fattura, dono di Enrico Pazzi, primo direttore del Museo Nazionale di Ravenna. Altre raffigurazioni di divinità si ammirano nelle pregevoli teste di piccolo formato di impronta classicista e in quelle di maggiore imponenza, come l'Apollo con tripode serpente e grifone, la notissima Tyche proveniente dagli scavi di Classe, lo squisito Altorilievo di divinità femminile, forse Afrodite, e il raffinato Sileno ebbro e giacente, opere da collocarsi tutte entro il II secolo d.C.
Notevoli anche gli esempi di ritrattistica romana, già esposte, la Testa-ritratto virile in calcare, la Testa di giovane, la Testa femminile e la Testa di fanciulla con pettinatura a melone, forse ritratti imperiali. Al loro "debutto" sono i frammenti di statue femminile e maschile provenienti dagli scavi del 1909 di via Agnello a Ravenna, nel luogo di una probabile domus romana, conservate nei depositi del Museo dall'epoca del rinvenimento. Della statua femminile se ne propone l'inedita identificazione con la musa Polimnia. Merita un cenno anche la bella coppia di capitelli con puttini e ghirlande che, come il bassorilievo dell'Apoteosi di Augusto (nel I chiostro) e il sarcofago della Traditio legis (nel II chiostro), provengono dalla collezione lapidaria benedettina: anticamente conservati presso il vestibolo della sacrestia di San Vitale, al momento dell'apertura del Museo nel 1921 erano collocati nella sala di Port'Aurea. Allo stesso ambito cronologico dei capitelli (III-IV sec. d.C.) appartiene il Sarcofago di fanciullo proveniente da Roma.
Ripescate dal mare, estratte dalla terra, recuperate dai depositi dove erano finite in seguito ai riordini del dopoguerra e ai riallestimenti degli anni Settanta, queste opere rappresentano principalmente raffigurazioni di divinità o statue di genere e replicano originali greci molto più antichi, testimoniandoci il perpetuarsi di un repertorio ellenistico decorativo molto apprezzato nel mondo romano imperiale, ove trovava collocazione all'interno di domus, ville e giardini.
All'apertura della nuova sala si accompagna il volume Erme e antichità del Museo Nazionale di Ravenna, a cura di Antonella Ranaldi, Milano 2013.

Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 24 [2013 - N.48]

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