Arturo Martini. Armonie, figure tra mito e realtà

Al MIC di Faenza in mostra fino al 30 marzo 2014 oltre 50 opere del celebre scultore trevisano

Federica Giacomini - Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza

Nella storia della scultura italiana ed europea del Novecento pochi artisti come Arturo Martini hanno saputo realizzare capolavori che sono diventati sublimi ed indelebili icone, non legate ad un'epoca ma ad intero ciclo artistico in grado di celebrare la poetica di chi li ha realizzati.
Frutto della felice sinergia tra la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Genus Bononiae ed il MIC di Faenza, la mostra faentina pone l'accento sulla complessa eredità del più grande scultore italiano del secolo scorso con l'esposizione di 55 opere che accendono un faro sull'estetica dell'artista trevisano e sul suo ideale femminile, e svelano il legame artistico con la città di Faenza.
Consapevolmente geniale e ribelle, Martini seppe sfuggire ad ogni tipo di omologazione nonostante la particolarità dell'epoca in cui visse; grazie alla propria forza, e con il coraggio che hanno contraddistinto tutto il suo vissuto, egli seppe annullare il limite tra l'uso di diversi materiali (dall'argilla al legno, dal bronzo al marmo...) ed esito artistico, facendo della propria arte il frutto di esperienza di vita e capacità di sorprendere.
Soprattutto la sorpresa anima alcuni dei capolavori esposti e mette in luce l'innocenza ed il candore fanciullesco nella ideazione della fiaba e l'adulta consapevolezza della complessa dimensione poetica, in un ossimoro che si cela ed al tempo stesso si scioglie sopprimendo ogni orpello nel sintetismo di forme che contraddistingue questo geniale artista.
Parlare della mostra di Martini significa parlare di un "gigante" che ha saputo far proprio il passato senza mai banalizzarlo in pedissequa imitazione ma assimilandolo in opere che segnano il punto di partenza di un'arte che nasconde al suo interno un linguaggio fatto di gesti che hanno saputo sintetizzare nella materia l'impellenza dell'idea e l'ardire dell'azione. Come già sottolineato, per l'ultima volta nella scultura italiana ed europea, la forza del Mito, e si potrebbe dire delle "poesia", ha trovato un interprete degno dell'antico.
Le opere di Martini sono qui accessibili al grande pubblico non attraverso l'interpretazione critica e insondabile che ha caratterizzato molte precedenti esposizioni, ma con l'apparente semplicità di un allestimento suddiviso per blocchi tematici, che per un evento tanto complesso non è cosa da poco. L'esposizione sottopone le opere ad un continuo confronto, con studiata ed apparentemente facile libertà che testimonia l'evoluzione dell'arte di Martini attraverso l'esperienza nell'uso di materiali che ne hanno rivoluzionato il linguaggio e la rappresentazione artistica, in un personalissimo sintetismo delle linee e delle forme che costituisce la sua cifra stilistica.
L'arte di Martini nasce dalla gioia e dal dolore, dall'immediatezza e della complessità nello svelare le cose: mai uguale a se stesso, l'artista, parla al suo pubblico e con commovente pudicizia svela i propri segreti guidandolo nei meandri più oscuri dell'anima in una intima condivisione che rende il visitatore testimone del racconto di una vita.
A completare il percorso su Martini è fondamentale visitare la mostra delle grandi terrecotte allestita presso Palazzo Fava di Bologna in un doppio percorso che si annuncia come avvenimento unico ed irripetibile nel panorama espositivo nazionale.

Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 20 [2013 - N.48]

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