Gian Carlo Bojani

Direttore del MIC di Faenza per oltre venti anni, ha dato un forte impulso allo studio della ceramica di cui rivendicava l'autonomia espressiva

Claudio Casadio - Direttore Pinacoteca Comunale di Faenza

All'improvviso, dopo aver postato un ultimo messaggio su Facebook, nel maggio scorso è morto Gian Carlo Bojani. Da qualche anno aveva lasciato Faenza per tornare nelle Marche, dove era nato, ma la sua vita è strettamente legata alla ceramica e al Museo Internazionale faentino.
Nato nel 1938 a Fano si era laureato a Firenze e poi specializzato all'Istituto Superiore di Studi Medievali dell'Università Cattolica di Louvain in Belgio. Arrivato a Faenza nel 1974 era diventato direttore del MIC nel 1979 per mantenere tale incarico fino al 2001. Sono stati gli anni in cui si è realizzato gran parte del progetto del nuovo Museo faentino, che ha ora superato i 10.000 metri quadrati espositivi, e in cui oltre a organizzare tante mostre - spesso a grande carattere internazionale come quella del Raku - si sono realizzate molteplici iniziative nel mondo della ceramica. Gli impegni maggiori di Bojani come direttore del Museo sono stati forse quelli relativi al Concorso Internazionale delle Ceramiche, allo sviluppo della sezione restauro, alla catalogazione con la realizzazione delle serie di volumi monografici sulle opere del Museo, alla direzione della rivista Faenza.
Nel campo degli studi ha realizzato più di 400 pubblicazioni dedicate nella quasi totalità alla ceramica. In lui, che come diceva spesso aveva incorporato il "bacillo" della ceramica grazie alla città di Faenza, gli studi ceramologici avevano un carattere totale, nel senso che non credeva nelle specializzazioni estreme ma nella storia della ceramica in quanto tale. Dimostrando capacità di interessi molteplici, la maggior parte dei suoi studi, o in ogni caso le sue maggiori passioni da studioso, sono state dedicate alla ceramica arcaica del Trecento, per il cui studio ha ricevuto l'ultimo suo incarico universitario da Ferrara, e alla ceramica del Novecento. Il suo impegno maggiore è stato dunque quello di mantenere viva l'attenzione sulla specificità ceramica, continuando gli studi di Ballardini e Liverani, ma rafforzandola nel confronto con tutta la produzione artistica e le grandi vicende della storia.
Nella ceramica, o meglio nella maiolica, vedeva riflessa tutta la storia regionale e nazionale e nello stesso tempo rivendicava per la tradizione e l'arte ceramica l'autonomia espressiva. Non a caso proprio in uno degli ultimi suoi articoli pubblicato nella rivista D'A scrisse sull'arte ceramica che è diventata "talmente grande nella contemporaneità che di tante opere non è più nemmeno importante rendersi conto che sono di ceramica, talmente esprimono una autonomia espressiva pur originata da materiali e tecniche".
Quanto sia stato importante il suo impegno negli studi e nella ricerca faentina lo potrebbero dimostrare centinaia di episodi, testi e citazioni. Tra tutto quanto, in una scelta quasi casuale, può essere sufficiente ricordare quanto scrisse Sauro Gelichi nell'introduzione a una sua pubblicazione del 1992. Per il docente di Archeologia medievale dell'Università di Venezia, allora giovane ricercatore concretamente impegnato nelle campagne di scavo per la Soprintendenza, "Faenza, il suo Museo, la sua Biblioteca e, soprattutto, il suo direttore" erano una conoscenza unitaria ricordata "con un misto di ammirazione e soggezione". Quando ci fu una prima importane occasione di indagine "Il Museo Internazionale delle Ceramiche, e il suo nuovo direttore, fu in quella, come in altre successive situazioni, particolarmente sensibile all'esigenza di dare alla ricerca una diversa svolta metodologica, aderendo all'idea di affrontare lo scavo con metodo stratigrafico e fornendo ad esso tutto il supporto logistico possibile".
Gian Carlo Bojani è stato anche redattore di questa rivista del Sistema Museale della Provincia di Ravenna e al termine della sua esperienza faentina ha diretto i Musei Civici di Pesaro. Attualmente era coordinatore di Casa Raffaello a Urbino dove negli ultimi due anni aveva ospitato due mostre dedicate agli artisti faentini Alfonso Leoni e Guido Mariani.

Personaggi - pag. 18 [2013 - N.48]

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