L'augurio che nel 2014 un sogno collettivo diventi realtà

Claudio Leombroni

Questo numero di Museo in-forma include uno speciale sui musei romagnoli. Non è un caso. Sulla fattibilità di un sistema museale romagnolo torneremo agli inizi del prossimo anno nel seminario dedicato ai musei divenuto ormai un appuntamento tradizionale. Parlare di sistema museale romagnolo significa a un tempo rappresentare un sogno e una necessità. La necessità è bene rappresentata da alcune parole del nostro lessico familiare: economie di scala, sostenibilità, cooperazione, integrazione, autonomia scientifica e culturale, convergenza. Sono parole che gli istituti culturali hanno imparato a usare da molti anni nei loro discorsi sul mondo - non solo il loro mondo - su se stessi e sul futuro. L'avvio del progetto "ScopriRete", ossia della nuova Rete bibliotecaria di Romagna, rappresenta da questo punto di vista l'ecosistema di riferimento. Su questo progetto, sulle sue dimensione romagnole (meglio che dire di "area vasta") e sul suo radicamento territoriale, dovrà essere fondato ogni discorso possibile riguardante la fattibilità di un sistema museale romagnolo.
Le ragioni sono state già illustrate nel convegno organizzato ad aprile di quest'anno e sono rappresentate da alcuni concetti chiave. Il primo è quello di 'sistema culturale', elaborato in ambito MAB. Il sistema culturale può essere definito come il complesso dell'offerta culturale di un territorio. Da questo punto di vista il territorio romagnolo è connotato anche dall'offerta culturale proposta da musei, archivi storici e biblioteche. Tutto ciò può rappresentare un framework cooperativo utile anche per abilitare la creatività locale, oltre che la già consolidata linea di azione del turismo culturale. Il secondo concetto chiave è 'integrazione' e riguarda forme di cooperazione avanzata fra musei, archivi e biblioteche, capaci di produrre significative economie di scala, non solo verticali, ossia all'interno del singolo dominio, ma anche orizzontali. Il terzo concetto chiave è 'convergenza' , che aggiunge al precedente una declinazione più profonda, collegata non tanto alla dimensione economica, quanto piuttosto al profilo culturale e al suo rilievo per la valorizzazione del territorio in un mondo che sta rapidamente cambiando e in cui, soprattutto, sta cambiando il sistema di delivery della conoscenza, ormai reso convergente dalle nuove tecnologie.
Come ben scrive in questo numero Patrick Leech, assessore alla cultura del Comune di Forlì, "i sogni utopici si basano sulla radicale ridefinizione di uno spazio, di uno spazio che non esiste ora, ma che potrebbe esistere. Nel caso concreto, il sogno consiste nell'immaginare un unico spazio romagnolo, uno spazio inteso come unità ambientale, umana e patrimoniale". La Rete bibliotecaria di Romagna è nata trenta anni fa dal basso, dalle biblioteche e dai bibliotecari, proprio da un sogno collettivo. È diventata realtà per la forza delle idee e per la intelligente convivenza fra cooperazione e singolarità della biblioteca. Questo stesso percorso deve essere costruito per i musei e perché conduca alla meta non dovrà essere imposto, ma dovrà essere supportato, abilitato, argomentato. E Leech esprime molto bene le ragioni del cooperare e dell'immaginare nuove forme di cooperazione.
Un altro sogno di cui questo numero dà conto è Ravenna 2019, ora più vicino alla realtà. Alberto Cassani, coordinatore del progetto, riassume ciò che è stato fatto, ma soprattutto ciò che ci attende, perché "il meglio deve ancora venire". E giunti alla fine dell'anno questo potrebbe essere lo spirito di questo numero. Il meglio deve ancora venire appunto: per la nuova Rete di Romagna che inizierà nel 2014 una nuova vita e che la vedrà gradualmente integrata con archivi e musei; per musei archivi e biblioteche, i cui destini saranno sempre più uniti, come ha dimostrato quest'anno la Provincia redigendo il primo Piano MAB integrato; per il nostro sistema museale destinato ad aprirsi alla Romagna; per i colleghi che operano nelle biblioteche, nei musei e negli archivi romagnoli che - ne siamo certi - trasformeranno in realtà un sogno collettivo sapendo cogliere in una stagione non felice per il nostro paese le opportunità per cambiare, per costruire insieme servizi migliori e forse un migliore 'mondo della vita'; e... per la nostra rivista che cambierà essa stessa per diventare, col contributo di tutti, migliore di prima.
Buon Natale a tutti e tanti auguri per un 2014 pieno di idee, di passioni, di vita!

Editoriale - pag. 3 [2013 - N.48]

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