La riserva del MIC

I depositi del museo faentino ospitano l'80% delle collezioni e rappresentano il prolungamento degli spazi espositivi

Antonietta Epifani - Addetta ai depositi Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza

"I depositi sono la riserva del museo e devono essere organizzati privilegiando le esigenze di conservazione e uso razionale degli spazi"; così recita l'Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei - D.Lgs. n. 112/98 art. 150 c. 6.
I depositi del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza occupano, dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso, il piano interrato dei nuovi corpi di fabbrica del museo, presso la sezione catalogo e restauro, dedicata alla memoria di Giuseppe Liverani. Accessibili grazie a scale e montacarichi, utili per la movimentazione delle opere, lo spazio destinato ai depositi è di circa mq 1500. Pensati e progettati come il prolungamento degli spazi espositivi, i depositi, pur nel sottosuolo, sono illuminati naturalmente da ampi cavedii vetrati che consentono in parte di svolgere le attività lavorative anche senza l'ausilio di luce artificiale e che li collegano visivamente con le sale superiori. I depositi del MIC garantiscono parametri ambientali consoni alla conservazione del materiale qui immagazzinato.
Essi conservano l'80% delle circa 45.000 opere del museo, poste prevalentemente entro armadiature metalliche con ante vetrate per l'ispezione dall'esterno del loro contenuto. Gli spazi dei depositi sono organizzati in due grandi ambienti destinati alle ceramiche italiane (273 armadi) e a quelle estere. In quest'ultimo caso le dotazione del deposito prevedono oltre agli armadi anche scaffali e pedane (129 unità complessive), dove sono collocate opere contemporanee, perlopiù giunte al museo durante le varie edizioni del Premio Faenza. Si tratta di opere che per le loro notevoli dimensioni sono di difficile collocazione e movimentazione; in alcuni casi, per motivi di spazio, vengono conservate smontate.
L'organizzazione delle ceramiche nei depositi riflette quella delle sale espositive: anche qui il materiale ceramico viene ordinato in base al luogo di produzione e alla cronologia, seguendo anche criteri tecnologici, stilistici nonché dimensionali. Ogni oggetto inventariato ha infatti una sua precisa collocazione, sia in sala che nel deposito, riportata nel catalogo informatizzato del museo (scheda OA); questo consente la redazione di un topografico cartaceo per altro indispensabile alla reperibilità del singolo oggetto: ogni armadiatura, scaffale o pedana è infatti numerata.
Gli spazi adibiti a deposito si completano di altri due ambienti, sempre interni al museo, destinati alla conservazione delle piastrelle industriali (34 scaffali) e dei frammenti ceramici contenuti in un migliaio di casse poste in 48 scaffalature. Si tratta di frammenti provenienti da scavi, ma anche del ponderoso nucleo di materiali recuperati tra le macerie dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, che il 13 maggio 1944 comportarono la quasi totale distruzione del museo. Dagli anni Novanta del secolo scorso i fondi prebellici sono stati oggetto di successive cernite da parte del personale della sezione Liverani, con la ricomposizione di numerose ceramiche che si credevano irrimediabilmente perdute (e che saranno esposte ad ottobre in occasione della III Giornata Unesco).
Solo dal 2010 tutto il materiale appartenente alle collezioni rientra totalmente al MIC: dal 1940 infatti questo era stato più volte spostato, per esigenze di sicurezza e di spazio, in luoghi che non sempre si sono poi rivelati idonei alla conservazione della ceramica. Il rientro del materiale è stato sempre caratterizzato da lunghe operazioni di conservazione e di catalogazione, che in più di una occasione hanno permesso di restituire alle collezioni opere e contesti di grande importanza per la storia della ceramica e del museo.
Dal 1998 un restauratore è addetto alla gestione dei depositi ed alla assistenza degli studiosi su disposizione della Direzione. L'attività quotidianamente svolta da tale operatore prevede, accanto alle pratiche manutentive del materiale ceramico, le periodiche verifiche inventariali conseguenti alle normali e straordinarie attività espositive del museo.

Speciale Depositi museali - pag. 12 [2013 - N.47]

[indietro]