Dante e il suo "ufficio rifugio"

Il Museo Dantesco di Ravenna riapre con un rinnovato percorso espositivo

Maria Grazia Marini e Daniela Poggiali - Istituzione Biblioteca Classense

Il Museo Dantesco nacque a Ravenna, nel 1921, nella ricorrenza del sesto centenario della morte del poeta, come istituto di conservazione dei cimeli offerti alla memoria del poeta da enti italiani e stranieri: l'idea originaria si dovette alla sensibilità e alla cultura di Corrado Ricci, noto e poliedrico intellettuale ravennate, che con la collaborazione di molti esponenti culturali di spicco della città, tra i quali il bibliotecario della Classense, Santi Muratori, e il sovrintendente ai Monumenti, Ambrogio Annoni, volle dare spazio all'interesse che le celebrazioni della figura di Dante avevano suscitato, sia in Italia che in ambito internazionale.
Alla metà degli anni Ottanta del Novecento il museo fu riallestito con un percorso che affrontava i temi principali che gli avevano dato vita: la storia della costruzione della Tomba e le celebrazioni del 1921.
Questa primavera, dopo un lungo periodo di chiusura per i restauri che hanno interessato l'intero complesso conventuale francescano, il Museo Dantesco riapre con un nuovo allestimento e un nuovo percorso espositivo che intende valorizzare il ruolo che Ravenna ebbe durante l'esilio del poeta, che qui abitò per gli ultimi, pochi ma significativi anni della sua vita.
A Ravenna, infatti, suo "ultimo rifugio", come la definì Corrado Ricci, Dante portò a compimento l'ultima cantica della Commedia e intrecciò importanti relazioni personali e intellettuali che lo confortarono e lo sostennero, tanto da rinunciare ad altri inviti e trasferimenti e da accettare di sostenere, con la sua opera diplomatica, Guido Novello da Polenta, signore della città e suo mecenate ed amico.
L'allestimento apre, inoltre, una riflessione sulla vera fisionomia del poeta, oggetto da sempre dell'interesse di letterati ed artisti, a partire dal suo primo e più famoso biografo, Giovanni Boccaccio che, con la descrizione che ne fece, ne fissò anche l'iconografia.
Dopo gli studi degli antropologi Fabio Frassetto e Giuseppe Sergi, condotti in occasione del centenario del 1921, una nuova ricostruzione del volto di Dante è stata realizzata, in ambito universitario, dall'équipe coordinata da Giorgio Gruppioni, docente di Antropologia presso l'Università di Bologna: mediante l'impiego di sofisticate tecnologie informatiche associate a più tradizionali tecniche di ricostruzione fisiognomica si è prodotto un modello tridimensionale che dovrebbe essere molto vicino alle vere fattezze del poeta.
Nella seconda sala vengono presentate le memorie legate alla Tomba del poeta, costruita alla fine del Settecento, su progetto dell'architetto ravennate Camillo Morigia, e quelle riferibili alla nota vicenda della traslazione delle ossa, trafugate nottetempo, nel 1519, dai frati francescani perché non venissero consegnate alla città di Firenze e nascoste per secoli fino al fortuito ritrovamento, nel 1865, in occasione dei lavori di ristrutturazione della Chiesa di San Francesco per il centenario della nascita del poeta.
Infine, il tema del culto e della fortuna di Dante viene presentato nella Sala di Montevideo di cui è stato conservato intatto l'elegante allestimento del 1921, impreziosito dagli affreschi coevi a decori vegetali che incorniciano ghirlande e placchette donate dalle tante Associazioni italiane all'estero che, in quegli anni, vollero rendere omaggio a Dante; nella stessa sala il progetto La Divina Commedia nel Mondo permette di leggere, a video, alcuni canti della Commedia in più lingue, a testimonianza dell'universalità e della modernità del messaggio dantesco.
Nell'ultima sala è esposto il ritratto di Dante eseguito dal pittore Attilio Runcaldier, che si ispirò al quattrocentesco bassorilievo marmoreo di Pietro Lombardo, conservato all'interno della vicina Tomba di Dante: le terzine, richiamate nell'allestimento, che chiudono ogni cantica della Commedia e pongono fine al viaggio di Dante, concludono anche idealmente la visita degli spettatori e richiamano il nuovo logo del Museo, ideato dallo studio Pagina di Ravenna, cui si deve anche il coordinamento della grafica e del progetto allestitivo, tradotto esecutivamente dall'azienda Contemporanea di Cesena.

Speciale Allestimenti Museali - pag. 12 [2013 - N.46]

[indietro]