Speciale Edifici storici

Quanta storia in un palazzo

Giuseppe Masetti - Direttore del Centro Culturale "Le Cappuccine" di Bagnacavallo

Palazzo Folicaldi, pochi metri all'interno di porta Superiore e sulla sinistra di Via Mazzini, per chi vi giunge da Faenza, rappresenta a Bagnacavallo uno dei principali punti di riferimento per la storia e l'architettura di questa città. Si tratta di un elegante rigorosa costruzione del seicento che domina, per autorevolezza, tutto lo spazio circostante, supportando l'austera facciata in mattoni a vista con una pianta ad U e due corpi laterali minori. La parte superiore dell'edificio ha subito interventi migliorativi all'inizio dell'ottocento ma sicuramente si presentava come oggi quando da lì partirono le risoluzioni decisive per la città e quando fu ritratto da Bernardino Rosaspina intorno al 1830 nella bella incisione in cui si inquadra la fiancata del palazzo da Porta Superiore. Di pregevole fattura risultano ancora oggi i quattro grandi comignoli "a sbuffo" che impreziosiscono il fronte insieme alle bugnature angolari ed i frontoni angolari che sovrastano le finestre del piano nobile, armonicamente disposte ai lati dell'unica proiezione esterna data dal balconcino in pietra d'Istria con ringhiera in ferro battuto da cui si affacciò Papa Pio IX nel luglio del 1857. Ad esternare tanta degnazione di Principe, la famiglia Folicaldi pose poi, all'ingresso della scala, e nel posto ove sorgeva il trono del Pontefice Massimo due iscrizioni in marmo che sono ancora oggi visibili nell'androne principale. Anche se quella visita tributava uno straordinario riconoscimento alla devozione ed all'operosità dei tre fratelli Folicaldi che in quegli anni avevano decisamente marcato la storia della famiglia e della città è curioso risalire di un secolo e mezzo rispetto quella vicenda per scoprire che i pii Folicaldi, pur con origini antichissime riscontrabili fin dal 1315, avevano ottenuto quel bel palazzo a riparazione di un fatto di sangue subito all'inizio del XVII sec. A quell'epoca la famiglia Folicaldi risiedeva in quello che ora è Palazzo Massari, mentre il palazzo in oggetto era proprietà della famiglia Lazzari. Accadde allora che un rampollo di questi ultimi corteggiasse insistentemente una ragazza che lavorava la seta in casa dei Folicaldi e che la moglie del titolare si opponesse con tanto zelo alle sue visite - sempre molto bigotti questi Folicaldi - da irritare il govane a tal punto che un giorno il Lazzari la colpì più volte col pugnale fino ad ucciderla, per poi fuggire sottraendosi alla giustizia. Poiché il tragico evento aveva agitato l'intero paese e si temevano faide fra i successori, il vecchio padre dei Lazzari andò ad implorare il perdono presso Paolo Folicaldi cedendogli il proprio palazzo in segno di riconciliazione. Partì da lì l'ascesa della famiglia Folicaldi che avrebbe poi conosciuto l'apice della propria fortuna nel periodo della Restaurazione, intrecciandola strettamente con l'edilizia pubblica di Bagnacavallo. Più di tutti sarà Filippo Maria a legare il suo nome alla storia di Bagnacavallo ottenendo il titolo di città nel 1828, dopo essersi distinto nell'assistenza agli studenti locali ed aver costruito "la grandiosa Arena del gioco del pallone e l'attiguo pubblico passeggio". Lo stesso più tardi promosse l'Ospedale degli Infermi (1839), l'Orfanatrofio dei maschi, la Porta Pieve e soprattutto avviò la costruzione del Teatro (oggi Goldoni): opere notevoli che gli valsero nel 1830 la nomina di Conte. Lo stemma della famiglia vede nuotare, sotto tre fiordalisi d'oro, una bella folaga, posata su acque palustri in campo azzurro. Oggi Palazzo Folicaldi, dopo essere appartenuto ai Ferroni, ai Penazzi, ai Rivalta, ai Savorani ed infine alla famiglia Blosi, ha conosciuto leggeri restauri nel 1970 e 1976 e sta per essere pienamente recuperato, conservandone tutte le caratteristiche strutturali. Un progetto già approvato dalla Soprintendenza consentirebbe infatti di ricavare alcuni appartamenti di civile abitazione ed uffici di rappresentanza nel corpo centrale dell'edificio che conserva ancora il bellissimo scalone a due rampe sotto il soffitto a botte, con la cappella privata del Vescovo Giovanni Benedetto e numerosi affreschi decorativi. Peccato che le prenotazioni sin qui pervenute non consentano ancora l'avvio dei lavori, eseguibili in poco tempo, che potrebbero portare presto nuovi inquilini nel Palazzo dei Signori di Bagnacavallo.

Speciale edifici storici - pag. 14 [2001 - N.12]

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