Un sistema museale sostenibile

Una fotografia dei musei pubblici del Sistema Museale della Provincia di Ravenna

Emanuela Guarnieri - Architetto, diplomata MuSeC

Oggi, alla luce della forte crisi economico-finanziaria, con i tagli dei finanziamenti pubblici alla cultura, e della recente legge sulla spending review che implica la riorganizzazione delle province italiane, un sistema museale provinciale organizzato come quello ravennate può essere ancora efficace? Anche per tentare di rispondere a questa domanda, è stata predisposta una scheda di rilevazione dati sulle attività dei musei (con riferimento all'anno 2011), strutturata nelle seguenti sezioni:
- assetto istituzionale del museo, con l'indicazione della natura giuridica e dell'assetto proprietario, nonché della tipologia di museo e del tipo di gestione, permettendo così di conoscere la governance del museo e di cogliere il suo grado di autonomia;
- assetto finanziario del museo, con una rendicontazione semplificata dei principali movimenti finanziari distinguendo tra entrate e uscite in conto capitale e in conto esercizio. Più precisamente, le entrate da finanziamenti sono state distinte in base alla natura pubblica o privata del soggetto finanziatore, mentre le entrate che scaturiscono dall'attività gestionale sono state classificate per fonte di origine, distinguendo quelle che derivano da attività gestionali ordinarie da quelle che provengono da attività gestionali accessorie. Le uscite in conto capitale sono tutte riferibili a investimenti patrimoniali. Per le uscite in conto esercizio è stata effettuata una classificazione per materiali di consumo e acquisizioni di servizi, personale dipendente e collaborazioni, uscite per utenze, spese relative alla valorizzazione e spese per manutenzione ordinaria dell'edificio e delle attrezzature.
- performance del museo, sezione che contiene informazioni selezionate capaci di descrivere le principali manifestazioni dell'attività museale ed evidenzia alcuni aspetti che concorrono a qualificare la performance del museo, quali: personale, struttura, collezioni, attività realizzate e rapporti col pubblico.

La scheda è stata inviata ai direttori dei musei pubblici provinciali, 23 musei, aggiungendo anche il MIC di Faenza (in realtà Fondazione) per un totale di 24 musei interpellati. Di questi 3 non hanno restituito la scheda (2 dei quali attualmente chiusi), e delle 21 schede ricevute 5 sono risultate mancanti o incomplete nella sezione riguardante l'assetto finanziario. Riportiamo di seguito le statistiche derivanti dai dati complessivi.

Per quanto riguarda la gestione, 6 dei 21 musei considerati (29%) attuano un tipo di gestione diretta, ovvero con le figure professionali necessarie in organico all'ente proprietario del museo, i restanti 15 (71%) invece adottano una gestione "mista", dove il direttore del museo (quasi sempre in organico) si avvale del supporto professionale esterno fornito tramite incarico, appalto o concessione, di uno o più segmenti operativi (custodia, servizi didattici...) o dell'ausilio di personale volontario. I servizi maggiormente esternalizzati dai musei a gestione mista sono quelli di: guardiania e custodia, vigilanza, pulizie, bookshop, visite guidate e attività didattiche.

Per quanto riguarda l'assetto finanziario, la metà dei musei che hanno compilato la sezione in modo completo (8 su 16) hanno rilevato entrate in conto capitale e tutte provengono da contributi di soggetti pubblici: fondi provinciali, fondi da trasferimenti regionali e fondi propri dei comuni. Solo per un museo, il MAR di Ravenna, si segnala un contributo derivante da un progetto europeo. Gli investimenti patrimoniali sono risultati così distribuiti: quasi il 50% per nuovi allestimenti e installazioni, ampliamento del museo e sistemazione della sede museale, il 26% per manutenzione straordinaria dell'edificio del museo, e il resto equamente suddiviso in investimenti per incremento e sviluppo delle collezioni e investimenti per adeguamento e potenziamento delle strutture e infrastrutture tecnologiche.

Il sistema delle entrate in conto esercizio di un museo può essere suddiviso schematicamente in 3 grandi aree: entrate da contributi pubblici, entrate da fundraising e ricavi commerciali (bookshop, merchandising, concessione spazi e proventi da affitti...) ed entrate da biglietteria. Complessivamente nel 2011 le entrate dei musei provengono quasi totalmente da contributi pubblici, con una bassissima percentuale da fundraising e ricavi commerciali, ma anche da entrate di biglietteria. Ciò è abbastanza naturale se si pensa che la maggior parte dei musei è di piccole dimensioni, di proprietà dell'ente comunale e spesso è a ingresso gratuito. Si allontano un po' da queste percentuali complessive: il MAR di Ravenna che presenta una ripartizione percentuale 72-21-7 contributi pubblici - fundraising e commerciale - biglietteria, il MIC di Faenza con una ripartizione 75-17-8, e il Planetario di Ravenna con una ripartizione 80-0-20.

Il sistema delle uscite in conto esercizio di un museo invece può essere suddiviso schematicamente in: uscite per il personale, uscite per acquisizione di servizi (comprese utenze e spese di valorizzazione), uscite per materiali di consumo, e altro (manutenzione ordinaria dell'edificio, premi assicurativi...). Globalmente la metà delle spese dei musei considerati è riconducibile al costo del personale, circa un 40% alle uscite per acquisizione di servizi, una piccolissima percentuale alle uscite per materiali di consumo e un 10% al resto.

Per quanto riguarda il personale tutti i 21 musei sono dotati di figure responsabili negli ambiti principali (direzione, conservazione, servizi educativi, custodia e sorveglianza, sicurezza). Questo perché a volte più figure professionali sono "incarnate" nella stessa persona (ad esempio il direttore del museo è anche responsabile della conservazione o dei servizi educativi, o il responsabile della conservazione lo è anche per i servizi educativi), e il responsabile della sicurezza è quasi sempre un dipendente comunale (spesso responsabile anche per tutte le altre strutture di proprietà). Le figure non sempre presenti invece sono quelle del responsabile dei servizi educativi (manca in 4 casi su 21) e del responsabile della custodia e della sorveglianza (manca in 7 casi su 21). Inoltre la dotazione complessiva del personale riferita all'anno 2011 può essere suddivisa in: un 46% di personale dipendente, un 29% di personale non dipendente che lavora tramite incarico esterno, appalto o concessione e servizio civile, e un 25% di volontari con un minimo rimborso spese o a titolo gratuito. Per quanto riguarda i dipendenti solamente un 20% di essi dedicano al museo tutta la loro attività lavorativa, la maggioranza invece svolge anche altre funzioni e incarichi all'interno dell'ente proprietario comunale.

Concludiamo le nostre statistiche dando conto delle attività realizzate dai 21 musei considerati. C'è da rilevare che nessuno è stato senza far nulla: si va da una decina di attività per i musei più piccoli (tra esposizioni temporanee, conferenze, convegni, visite guidate e laboratori didattici, pubblicazioni...) alle circa 500 del MAR di Ravenna e del MIC di Faenza. In tutti i casi, in proporzione, i numeri di attività che spiccano ben oltre sopra gli altri sono quelli che si riferiscono alle visite guidate e ai laboratori didattici, mentre è stata praticamente assente l'attività di ricerca.

Infine, un ultimo dato significativo può essere quello relativo all'apertura al pubblico dei musei: su 21 musei, 10 musei hanno un'apertura garantita ordinaria superiore alle 24 ore settimanali, 9 musei inferiore alle 24 ore settimanali, e 2 sono aperti solo su richiesta.

In conclusione, diventa fondamentale un'analisi e una politica dei costi dei musei a livello di sistema, che permetta di fare scelte gestionali e organizzative in un'ottica di efficienza economica e di valorizzare meglio le risorse già presenti, ma soprattutto una politica dei ricavi, perché non è solo con il recupero dell'efficienza e l'eliminazione di eventuali sprechi che si possono fronteggiare i tagli ai contributi pubblici, ma lavorando sulla capacità di ottenere in modo autonomo risorse alternative. Inoltre, alla luce di quanto emerso, in una prospettiva di sviluppo economico incentrato sulle risorse culturali, appare chiaro che la sfida decisiva per i musei e le altre istituzioni culturali è quella di mettere a frutto le proprie ampie e diversificate potenzialità per attivare significative connessioni con gli altri protagonisti del contesto socio-economico territoriale. La valorizzazione di un territorio attraverso il suo patrimonio culturale messo in rete può dare frutti migliori solo se esiste un progetto di rilancio del territorio stesso più complesso ed esteso, che porti alla costituzione di un sistema culturale territoriale, ovvero alla sinergia fra differenti istituzioni (culturali, di servizio, turistiche, industriali, ecc.). In questa direzione potranno concentrare per il futuro gli sforzi di ricerca e di supporto alle amministrazioni locali che vogliano rilanciare il proprio territorio attraverso la dotazione di risorse culturali.


Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 24 [2012 - N.45]

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