Un eclettico artista romagnolo: Umberto Zimelli

Una mostra racconta il noto ceramista forlivese a 40 anni dalla scomparsa

Giorgio Cicognani - Conservatore fondi antichi - Biblioteca Manfrediana di Faenza

In questi ultimi mesi la Biblioteca Comunale di Faenza si è arricchita di un'importante donazione costituita da disegni, studi e stampe che facevano parte dell'archivio di Umberto Zimelli. Grazie alla sensibilità della nipote Anna Maria, si è potuto così ricordare il 40° anniversario della scomparsa dell'artista.
Umberto Zimelli, uno dei più noti ceramisti del secolo scorso, forlivese di nascita, visse gran parte della sua vita a Milano, dove si spense nel 1972. Dopo aver iniziato i corsi della Scuola d'Arte "Umberto I" a Forlì, frequentò l'Accademia di Belle Arti di Ravenna e in quel periodo fu allievo di Giovanni Guerrini. Nel 1920 fu tra i fondatori del "Cenacolo forlivese", al quale aderivano diversi artisti locali. Nel 1921 la prima notorietà gli derivò dalla pittura, con una personale di oli, tempere e disegni al "Lyceum" di Milano. L'artista, dopo questa prima esposizione, soggiornò a lungo nell'Isola Bella dove fondò la "Fabbrica di Ceramiche Artistiche", che fu un esempio illuminante di una vastissima attività artigianale nel campo delle arti decorative. I suoi interessi spaziarono poi fino alle arti grafiche, alla pubblicità più vasta, al teatro, con la realizzazione di importanti scenografie. Scrisse un libro sul ferro battuto, per una collana edita dai Fratelli Fabbri. Eseguì pure numerosissime illustrazioni e copertine per diverse case editoriali come Vallardi, Treves, Bestelli, Tuminelli, Zanichelli, Mondadori, Touring Club Italiano, per citarne solo alcune, edizioni ormai introvabili anche sul mercato antiquario. Come cartellonista, più sensibile alla modernità, e grafico pubblicitario, lavorò per ENIT - Roma e illustrò carte gastronomiche, carte dei vini, monumenti d'Italia e costumi regionali. Lavorò anche per la pubblicità di Roche Medicinali e, collaborando con la loro rivista, ne allestì alcune mostre. Fece lo stesso per altre importanti Società come Snia-Viscosa, Pibigas Milano, Pavesi-Biscotti e così via.
Il suo curriculum vitae è impressionante, sia per la vastità dei lavori sia per l'apporto di numerose idee e realizzazioni in diverse arti applicate, ma la sua principale vocazione rimase la ceramica. Ugo Nebbia, nella rivista "La Ceramica" nel 1954, ha parole elogiative sull'Artista e traccia un profilo perfetto della sua bravura e del suo estro. Zimelli trasforma le sue ceramiche in "gioielli" e quindi la semplice materia può assurgere a raffinatezze tecniche, formali e stilistiche. Le sue opere, qualche volta, si direbbero fatte solo d'oro e di gemme, a volte presentano richiami copti, bizantini o romanici. È sempre la stessa ceramica che, con abile creatività e intelligenza, con smalti, manipolazioni, cotture, diventa sogno e splendore. Zimelli si può ben definire un innovatore per l'arte ceramica, grazie anche alla conoscenza di altri materiali, come ad esempio il vetro e i metalli. L'artista, pur avendo vissuto a Milano, rimase legato, non solo alla sua città natale, ma anche alla Romagna, come dimostrano le quarantadue copertine xilografiche eseguite per la prestigiosa rivista "La Piè", quasi tutte con riferimenti alle nostre tradizioni e ai nostri principali monumenti. A Faenza lo lega la tradizione e la storia della ceramica; infatti la prima copertina de La Piè è dedicata all'antica decorazione di un boccale quattrocentesco e anche l'ultima, eseguita nell'ottobre del 1972, rappresenta un torniante seduto alla ruota intento a forgiare un vaso. A tale proposito lo stesso Zimelli scriveva ad Aldo Spallicci: "... sto incidendo un vasetto al tornio per ornare il cartoncino d'invito alla mia seconda mostra personale che inaugurerò a Forlì" e aggiungeva "... potrei adattarlo per il numero di Natale de "La Piè".
Al Museo Internazionale delle Ceramiche donò, nel corso degli anni numerose ceramiche popolari, raccolte in diverse regioni italiane nel corso di molti anni, tuttora esposte nell'omonima sezione del Museo. Giuseppe Liverani, suo grande amico, lo definì "... il romagnolo innamorato della sua terra, il pittore dalla sintesi rapida, se pur reale, non tormentato da cerebralismi, uno schietto, immediato, sincero...".
Nel 1999 la città di Forlì lo ricordò con una mostra allestita a palazzo Albertini e illustrata da un ricco catalogo con testi di Pietro Lenzini e Rosanna Ricci. Il materiale donato alla Biblioteca faentina arricchisce il fondo del "Novecento Italiano" dove sono presenti opere e testimonianze di nomi illustri come: Domenico Rambelli, Francesco Nonni, Ercole Drei, Giovanni Guerrini, Leonardo Castellani. Le varie sfaccettature, in particolare la parte grafica e illustrativa dell'attività di Umberto Zimelli, potranno così essere disponibili per creare un corpus completo del suo importante lavoro di oltre mezzo secolo.


Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 22 [2012 - N.45]

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