Borderline, Artisti tra normalità e follia

Da febbraio 2013 il MAR dedica una mostra all'arte dei folli, da Bosch all'Art brut, da Ligabue a Basquiat

Davide Caroli - Responsabile organizzazione mostre temporanee MAR di Ravenna

Il Museo d'Arte della Città di Ravenna prosegue la sua indagine su temi di grande interesse ancora da approfondire con l'ambizioso progetto espositivo dal titolo Borderline - a cura di Claudio Spadoni, direttore scientifico del museo, e Giorgio Bedoni, psichiatra, psicoterapeuta, docente presso l'Accademia di Brera - in programma dal 17 febbraio al 16 giugno 2013. L'obiettivo della mostra è di superare i confini che fino ad oggi hanno racchiuso l'Art Brut e "l'arte dei folli" in un recinto, isolandone gli esponenti da quelli che la critica (e il mercato) ha eletto artisti "ufficiali".

Già nella cultura europea del XX secolo diversi protagonisti delle avanguardie e psichiatri innovatori guardarono in luce nuova le esperienze artistiche nate nei luoghi di cura per malati mentali. Le ricerche di quegli anni avevano avviato una revisione radicale di termini quali "arte dei folli" e "arte psicopatologica", prendendo in esame queste produzioni sia come sorgenti stesse della creatività quanto come una modalità propria di essere nel mondo, da comprendere al di là del linguaggio formale. Così nel 1912 Paul Klee, in occasione della prima mostra del movimento artistico del Blaue Reiter alla Galleria Thannhauser di Monaco aveva individuato nelle culture primitive, nei disegni infantili e in quelli dei malati mentali le fonti dell'attività creativa. Nel 1922 lo psichiatra tedesco Hans Prinzhorn pubblicò un testo dal titolo "Bildnerei der Geisteskranken ("L'attività plastica dei malati di mente") che segnerà la fine dello sguardo positivista sulle produzioni artistiche nate negli ospedali psichiatrici. Infine, nel 1945 Jean Dubuffet conia la nozione di Art Brut avviando così una nuova epoca di ricerche in questo campo.

Oggi il termine "borderline" individua una condizione critica della modernità, antropologica prima ancora che clinica e culturale. In questo senso la mostra intende esplorare gli incerti confini dell'esperienza artistica al di là di categorie stabilite nel corso del Novecento, individuando così un'area della creatività dai confini mobili, dove trovano espressione artisti ufficiali ma anche quegli autori ritenuti "folli", "alienati".

Dopo una ampia Introduzione introspettiva, con opere di Bosch, Bruegel, Goya e Géricault, l'esposizione sarà organizzata per sezioni tematiche. Le creazioni di Art Brut saranno comunque una presenza costante nel percorso della mostra. Nel Disagio della realtà verranno presentate importanti opere di artisti del calibro di Dubuffet, Tancredi, Wols, Appel, Jorn, affiancati ai lavori di artisti dell'Art Brut, outsider della scena artistica, per stabilire confronti sull'ambiguo confine tra la creatività degli alienati e il disagio espresso dall'arte ufficiale dell'ultimo secolo. Il Disagio del corpo comprenderà una serie di lavori dove è protagonista il corpo, che diviene l'estensione della superficie pittorica e talvolta opera stessa nelle sue più sorprendenti trasformazioni, descritte in toni ludici, poetici, talvolta violenti. Esempi eloquenti ne sono le opere di Basquiat, Moreni, Zinelli, Rainer, Baj e Masson.

All'interno dei Ritratti dell'anima ampio spazio verrà dedicato ad una sequenza di ritratti e soprattutto autoritratti, una delle forme di autoanalisi inconsapevole più frequente nei pazienti delle case di cura, con opere di Kubin, Ligabue, Moreni, Sandri, Viani. Due maschere Sepik vengono inserite quali emblematici manufatti di arte primitiva, provenienti dalle popolazioni indigene del fiume Sepik in Melanesia. Un'intera sala verrà poi dedicata ad Aloïse Corbaz, storica autrice dell'Art Brut.

La mostra proseguirà con una sezione dedicata alla scultura, la Terza dimensione del mondo con inediti di Gervasi, Righi e ancora grandi manufatti di arte primitiva. Infine, nel Sogno rivela la natura delle cose (titolo che richiama una mostra della Fondazione Mazzotta del 1989), verrà definito l'onirico come fantasma del Borderline con una selezione di dipinti di surrealisti come Dalì, Ernst, Masson, Brauner, oltre alla presenza di Paul Klee, grande estimatore dell'arte infantile e degli alienati, e dell'autore di Art Brut Scottie Wilson.

La mostra è possibile grazie alla collaborazione di svariati musei e collezioni pubbliche e private.


Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 17 [2012 - N.45]

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