Nicola Utili

Un ritratto del liutaio romagnolo del Novecento, importante ricercatore, sperimentatore e innovatore a 60 anni dalla morte

Valerio Brunetti - Responsabile Museo Civico di Castel Bolognese

Nicola Utili nasce a Castel Bolognese nel 1888. Fin da giovanissimo manifesta una innata passione per gli strumenti a corda. A dodici anni inizia a costruire un po' tutti i modelli più diffusi come chitarre, violini, mandolini. In breve tempo si fece fama di costruttore di eccellenti strumenti, attirando sul suo lavoro una vasta clientela non solo locale. A sedici anni, nel 1904, partecipa all'Esposizione regionale romagnola di Ravenna dove ottiene un diploma di "Menzione Onorevole". In questo primo periodo, quando la sua produzione si ispirava ai modelli classici della liuteria italiana, si diede al recupero di antichi strumenti con un metodo di sua invenzione, molto efficace, chiamato "Rinforzo armonico", che gli permise di avere tra le mani preziosi strumenti come Stradivari, Maggini, Amati.

Ottimo conoscitore dei legni per strumenti, dal servizio militare nella prima guerra mondiale porta a casa uno spezzone di trave rinvenuto presso un palazzo di Castenedolo, giungendo, nel dopoguerra, ad acquistare l'intera trave facendola smontare dall'edificio su cui era posta.

Ben presto abbandona la produzione degli strumenti tradizionali, anche se molto richiesti, soprattutto dal mercato americano, avviando la sua professione all'arte pura del liutaio, sperimentando e rinnovando, giungendo a produrre un proprio modello esclusivo di violino che lo porterà a distinguersi dalle altre produzioni del momento molto legate al passato. Era riconoscibile principalmente per le punte arrotondate e l'unico filetto di ebano sul contorno della cassa. Ripeteva spesso al figlio Poliuto che "l'artista è un creatore e per questo deve scegliere la sua strada ed andare fino in fondo se non vuole essere solo un falegname di liuti". Aveva approfondito gli studi di acustica con una propria teoria sulla "stabilità armonica" conseguente all'uso di determinati legni e vernici, inventando e costruendo strumenti di misura ed attrezzi originali, oggi conservati presso il Municipio di Castel Bolognese e il locale Museo civico, donati in diversi momenti dai figli Maria e Poliuto. Aveva messo a punto vernici segrete per trattare i suoi violini, che molti reputavano simili a quelle di Stradivari. Di certo con gli Stradivari aveva una certa confidenza tanto da contestare pubblicamente, sugli organi di stampa, la validità di certe attribuzioni di autenticità date ad alcuni strumenti del liutaio cremonese. Anche a lui era stato proposto di realizzare "copie" di Stradivari ma si era sempre rifiutato. Aveva partecipato ad importanti rassegne di liuteria e fatto mostre in Europa e negli Stati Uniti. Era amico di Francesco Balilla Pratella e teneva rapporti con importanti musicisti come Zandonai, Mascagni, Caffarelli. Amava il suo paese ed aveva sempre allontanato le numerose proposte avute per trasferirsi in mercati più vantaggiosi. La sua indiscussa sensibilità artistica era affiancata da notevoli capacita tecniche. Oltre alla liuteria si dedicava alla costruzione di autentiche opere d'ingegno come un sistema di sollevamento e scomparsa per la scala di accesso alla torre civica. È stato sempre partecipe della vita sociale e politica della suo paese.

Dopo la seconda guerra mondiale che aveva portato alla distruzione della torre civica e quasi raso al suolo Palazzo Mengoni, l'attuale municipio, ha progettato e realizzato anche un modello per la sua ricostruzione che prevedeva l'integrazione della scomparsa torre al centro del palazzo ricostruito, progetto che però non venne realizzato. Per il municipio ha disegnato i lampioni in ferro battuto esistenti nel chiostro.

Muore a Castel Bolognese nel 1962. Nel 2003 è stato pubblicato il suo manoscritto liutario "Liuteria tecnofisicacustica" che raccoglie i risultati di mezzo secolo di ricerche, sperimentazioni ed innovazioni del liutaio romagnolo del Novecento.


Personaggi - pag. 10 [2012 - N.45]

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