Omaggio al mosaico minuto e ai suoi protagonisti

In mostra al MAR opere in micromosaico legate al pubblico del Grand Tour

Linda Kniffitz - Responsabile CIDM MAR di Ravenna

Dal 30 giugno al 16 settembre 2012 il Museo d'Arte della città di Ravenna ospita la mostra Ricordi in micromosaico. Vedute e paesaggi per i viaggiatori del Grand Tour, a cura di Chiara Stefani e Claudio Spadoni, proveniente dal Museo Mario Praz di Roma. Sarà possibile ammirare diverse tipologie di opere in mosaico minuto, in gran parte inedite. Si tratta di parure di gioielli, tabacchiere, placchette, realizzate tra il XVIII e il XIX secolo e provenienti da importanti collezioni private italiane e francesi, dal Museo Napoleonico e dai Musei Vaticani.
La produzione di questi oggetti è strettamente legata al pubblico del Grand Tour. A partire dal Settecento, grazie anche alla ripresa degli studi sulla cultura classica e a importanti ritrovamenti archeologici, viaggiatori e giovani aristocratici europei compiono quello che viene comunemente definito il Grand Tour, una sorta di pellegrinaggio o viaggio di formazione nei luoghi in cui si trovavano vive testimonianze dell'antichità.
L'Italia, per la sua storia e per le sue bellezze artistiche e paesaggistiche, diventa una delle mete preferite dai viaggiatori. Per venire incontro alle esigenze di questo particolare pubblico, desideroso di portare in patria un ricordo dei luoghi visitati, si sviluppa a Roma, tra la seconda metà del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, la tecnica del mosaico minuto o micromosaico. L'invenzione di questa tecnica si deve a Giacomo Raffaelli, mosaicista e fornitore di smalti per la Munizione dello Studio Vaticano che, nel 1775, elabora un particolare procedimento per creare mosaico filato, o micromosaico. Sottopone a nuova fusione, a circa 800 gradi, frammenti di pizze di smalto, ottenendo una massa incandescente e malleabile, successivamente modellata e "filata", grazie a speciali pinze, in lunghi bastoncini, detti bacchette. Da queste si ricavano tessere di dimensioni assai ridotte, anche inferiori al millimetro.
Antonio Aguatti aggiorna ancora la tecnica inventando i malmischiati: bacchette in smalto filato, nelle quali si mescolano più toni di colore, permettendo una gradualità di sfumature. L'ampia diffusione del micromosaico a Roma è strettamente legata ad un momento critico per lo Studio Vaticano: con il completamento dei lavori per la decorazione musiva della Basilica di S. Pietro, i mosaicisti romani si trovano quasi privi di occupazione. La nuova tecnica, inizialmente applicata alla realizzazione delle copie musive delle pale della Basilica, lascia intravedere anche nuove potenzialità commerciali e nuovi sbocchi professionali.
I mosaicisti, attraverso l'uso di queste tessere di dimensioni piccolissime, realizzano miniature perfette dei soggetti più ricercati dai viaggiatori stranieri, da inserire su mobili o su oggetti di piccolo formato, quali spille, monili, scatole. I soggetti più ricorrenti sono le vedute con rovine, le raffigurazioni di monumenti antichi quali il Colosseo, i Fori Imperiali, i templi di Paestum, che saranno affiancate successivamente da paesaggi di gusto romantico e dalla raffigurazione di costumi pittoreschi locali. In tutta Roma, soprattutto nella celebre zona di Piazza di Spagna, fioriscono botteghe e atelier privati destinati alla produzione e alla vendita del micromosaico. Tra gli artisti più famosi si ricordano Giacomo Raffaelli, Antonio Aguatti e Michelangelo Barberi.
L'intento della mostra, non è solo quello di esporre splendidi oggetti d'arte e di gioielleria, ma di evidenziare come il micromosaico abbia inciso anche nella storia del gusto e della percezione del paesaggio italiano. L'esposizione è realizzata in collaborazione con la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e il Museo Mario Praz di Roma e grazie al fondamentale sostegno della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. In occasione della mostra sarà allestita una sala con opere in micromosaico realizzate dagli studenti dell'Accademia di Belle Arti di Ravenna.

Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 22 [2012 - N.44]

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