Conversazione non troppo formale con Gian Arturo Ferrari

La prima parte dell'intervista al Presidente del Centro per il libro e la lettura in merito allo stato dell'arte della lettura in Italia

Chiara Alboni, Chiara Storti - Rete Bibliotecaria di Romagna e San Marino

Nella prospettiva di un ripensamento generale del ruolo e dei compiti della biblioteca pubblica al tempo di Google, il 21 maggio 2012 la Provincia di Ravenna ha organizzato la presentazione del volume di Antonella Agnoli Caro Sindaco parliamo di biblioteche. Tra gli intervenuti all'interessante dibattito che ne è seguito c'era anche il prof. Gian Arturo Ferrari, per molti anni direttore generale della Mondadori e ora Presidente del Centro per il libro e la lettura, a cui abbiamo posto qualche domanda, in particolare sul delicato tema della "promozione alla lettura". In questo numero presentiamo un breve assaggio dell'intervista. Nel prossimo numero leggerete il resto.

Parliamo di lettura e stato dell'arte in Italia.
Il rapporto tra gli italiani e la lettura non pare essere idilliaco. La situazione emerge chiaramente dal rapporto commissionato alla Nielsen Company dal Centro per il libro e la lettura che lei presiede. Cosa può servire per invertire questa tendenza? Per esempio, il prestito di e-book, a suo parere, può servire?
La lontananza degli italiani dalle biblioteche è un'eredità storica molto pesante che non si può sottovalutare. Non esistono rimedi rapidi, non è una malattia da cui si guarisce con una pastiglia, bisogna fare cure lunghe, noiose, e faticose. Metà dei nostri concittadini sono completamente "estranei" al libro, non lo toccano mai nel corso della loro vita quindi il compito di "educazione al libro"coinvolge metà della nazione.
La strada giusta è a mio parere molto semplice: i lettori di libri sono una percentuale, ora non importa quanto alta, di coloro che entrano in contatto con i libri, ovverosia non è possibile diventare lettori di libri senza entrare in contatto con i libri. Sembra una cosa banale ma è la verità. Bisogna entrare in contatto con i libri prestissimo: l'assuefazione al libro e la consuetudine al libro si acquisiscono nella primissima infanzia, e anche se non tutti i neonati che vengono avvicinati al libro poi si trasformeranno in lettori veri e propri, una buona percentuale sì. Questo è il concetto fondamentale della promozione della lettura.
Altro metodo è quello di rendere i libri più simpatici alla popolazione italiana. Quelli che non leggono, non leggono principalmente per due ragioni: perché leggere è difficile e perché leggere è antipatico.
Sulle difficoltà possiamo fare poco; la difficoltà dipende dal fatto che quasi tutte le altre forme di comunicazione "culturali" sono passive, uno ascolta la musica, guarda la televisione, succedono delle cose intorno. La lettura invece è un'attività faticosa che richiede una grande concentrazione, una grande capacità di seguire il filo. La lettura di libri aggiunge a tutte queste difficoltà della lettura comune, quella che non si legge un libro in una volta sola. Quindi non potendo esaurirlo in una volta sola, lo si legge "a puntate" e si deve fare in modo di leggere una puntata quando ancora si ricorda quella precedente, perché se il lasso di tempo è troppo lungo e si dimenticano gli avvenimenti antecedenti, si verifica quel fenomeno denominato "piantare il libro".
Ma si può lavorare sull'antipatia. I libri sono antipatici in Italia perché tradizionalmente sono stati appannaggio di un'èlite dominante, quindi sono vissuti, anche non consapevolmente, come qualcosa che non appartiene alla gente normale. Appartiene ai signori: o si legge o si lavora. Se un ragazzino legge troppo, si perde nel suo mondo, non ha senso pratico. O la realtà o la lettura. Quindi per renderli meno antipatici bisogna agire precisamente su questa opposizione.
Sugli e-book sono del parere che vadano riportati alla loro dimensione reale: nel 2011 in Italia su 100 libri venduti solo 1 è un e-book, cioè l'1%. Sul totale dei libri letti, che sono più dei libri acquistati, la percentuale è 2,4; questo dipende dal fatto che molti libri fuori diritti sono gratuiti in Rete e poi c'è un fenomeno di pirateria molto diffuso. Non credo francamente che il prestito degli e-book sia una buona idea ed esige dei complicatissimi accordi per la tutela dei diritti d'autore. Penso piuttosto che le biblioteche possano avere un futuro non come serbatoi o magazzini di libri ma come centri attivi di promozione della cultura ovvero come luoghi dove si fanno delle cose belle, divertenti, piacevoli e intelligenti.


La pagina della Rete Bibliotecaria di Romagna e San Marino - pag. 8 [2012 - N.44]

[indietro]