Corrado Ricci

Insigne studioso di storia dell'arte, fu il primo Soprintendente del nostro Paese, poi Direttore generale delle antichità e belle arti, senatore e quindi Presidente del Consiglio superiore delle antichità e belle arti

Franco Gabici - Capo Reparto Attività Scientifiche e Museali del Comune di Ravenna

Corrado Ricci eredita dal padre Luigi, geniale scenografo, l'amore per l'arte. Nato a Ravenna il 18 aprile 1858, consegue a Bologna la laurea in giurisprudenza, ma i suoi interessi vanno in tutt'altra direzione. Nel 1877, infatti, conduce una esplorazione in San Francesco a Ravenna che riporta alla luce importantissimi cimeli di oreficeria antica scomparsi dal Museo di San Vitale e disquisisce intorno alla famosa "corazza d'oro" trovata durante gli scavi nel Candiano. Poco più che ventenne si dedica alla compilazione della sua famosa Guida di Ravenna, che esce a dispense presso i fratelli David. La Guida fu lodata da Giosuè Carducci, che presentò l'autore al Fanfulla della Domenica come "giovane molto ingegnoso e studioso". Subito dopo la laurea è alunno assistente alla Biblioteca Nazionale di Firenze quindi passa a Bologna dove insegna storia dell'arte ed è "sottobibliotecario" della Biblioteca universitaria. Negli anni bolognesi stringe amicizia con Olindo Guerrini. Ne nasce un interessante sodalizio culturale che si concretizza in alcune pubblicazioni: Studi e polemiche dantesche (1880), Vite degli eccellenti capitani di Cornelio Nepote tradotte da Matteo Maria Bojardo (1885). Nel 1887 pubblica L'arte dei bambini che, tradotto in tedesco e in inglese, fu - come scrisse Luigi Volpicelli - "tra i più celebrati libri dell'epoca sua: ha aperto la strada a tutta la bibliografia di tutto il mondo sull'arte infantile". Nel 1893 è coadiutore e poi direttore della Galleria di Parma. Gli sarà affidata anche la direzione della Galleria estense di Modena e inoltre fu direttore di Brera e lavorò agli Uffizi. La data più importante della vita di Ricci è sicuramente il 24 novembre 1897, quando è nominato Sovrintendente dei monumenti di Ravenna, primo caso di soprintendenza nella storia del nostro paese. Così commenta Muratori: "veniva il dolce figlio, nel pieno della maturità e delle energie, a riscattare i monumenti della sua città dalle barbare manomissioni e dal lungo abbandono". Nel 1906 è nominato Direttore generale delle antichità e belle arti e per tredici anni lavorò indefessamente per la tutela, il restauro e la conservazione del patrimonio monumentale di tutta la nazione pur fra moltissime difficoltà. Dimessosi dall'incarico (a causa, come scrisse mons.Mazzotti, di "un gioco di bassi intrighi") fu nominato presidente del Reale Istituto d'Archeologia e Storia dell'Arte, che il Ricci rilanciò e lo portò ad altissima dignità. Nel 1923 fu senatore e nel 1929 Presidente del Consiglio superiore delle antichità e belle arti. Ebbe il culto per Dante, che si concretizzò nella pubblicazione L'ultimo rifugio di Dante uscito in occasione del centenario del 1921 e nella sistemazione della "zona dantesca" e della chiesa di Santa Maria in Porto Fuori. Negli ultimi anni si dedicò a quella che sarebbe stata la sua opera maggiore, le Tavole storiche dei mosaici ravennati, "un'opera che il mondo della scienza archeologica ci invidia e che è validissima anche oggi" (Mazzotti). Morì a Roma il 5 giugno 1934.

Personaggi - pag. 8 [2001 - N.12]

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