La comunicazione teatrale nel museo

Le forme relazionali innovative nel museo. giusto equilibrio fra rigore scientifico, comunicazione emozionale e partecipazione attiva dello spettatore

Lucia Cataldo - Docente di Museologia Accademia Belle Arti di Macerata

Nella comunicazione museale vi sono ancora molte potenzialità e molte idee da esplorare soprattutto nelle possibilità di rapporto con le comunità di visitatori, nell'offrire ai pubblici un'esperienza che possa essere ricordata e che sia la base per una crescita personale. Lo scopo degli studi su forme relazionali innovative nel museo è quello di espandere le riflessioni riguardo l'esperienza di ciascun visitatore e il valore che a essa viene attribuito.
Oggi il museo si presenta come un contenitore culturale e un luogo di dialogo per la comunità dei cittadini. In tal senso non è solo citazione erudita ricordare che nell'antichità la sala chiamata mouseion della Biblioteca di Alessandria d'Egitto era uno spazio di dialogo e condivisione fra scienziati e filosofi e che quindi la definizione di "museo relazionale" riporta il museo verso questo antico significato.
La riflessione qui presentata riguarda soprattutto il museo d'arte o di archeologia, in cui - in alcuni contesti - sembra ancora difficile comunicare attraverso forme relazionali o dialogiche, in nome di una travisata "correttezza scientifica" delle "informazioni". Questa modalità di mediazione culturale "tradizionale" non tiene infatti conto delle molteplici interpretazioni personali delle "informazioni" da parte delle diverse tipologie di pubblico. Esse si differenziano infatti per l'esperienza pregressa, per la conoscenza posseduta, per gli interessi e le motivazioni con cui arrivano al museo.
L'idea di usare la comunicazione teatrale nel museo nasce dal concetto delle narrative museali, cioè di quel modo di concepire il museo come insieme di storie, piuttosto che come verità assoluta; infatti i suoi contenuti sono, e saranno sempre, influenzati dalle idee di chi ha creato le opere, di chi le ha collezionate o selezionate e di chi le ha esposte. Per questo motivo è lecito considerare i messaggi emanati dal museo come delle storie che devono essere "lette" e interpretate dai visitatori (T. Bridal, Exploring Museum Theatre, Altamira Press, 2004; L. Cataldo, Dal Museum Theatre al Digital Storytelling. Nuove forme della comunicazione museale fra narrazione, teatro e multimedialità, Franco Angeli, 2011).
Anche l'idea di "interattività", oggi finalmente promossa nella comunicazione museale trova in realtà la sua prima e originaria accezione nel mondo della narrazione e del teatro. Nelle attività già avviate in diversi paesi, all'interno di orientamenti pedagogici differenti, modalità teatrali sono adottate per facilitare l'approccio del pubblico con gli oggetti. Gli studi compiuti e la sperimentazione sul campo confermano che quello dell'azione teatrale applicata al museo è un ottimo metodo per incentivare e migliorare il rapporto con il pubblico e sono la prova dell'importanza fondamentale del dialogo nel museo (G. Kindler (ed), Museums Theater: theatrale Insenierungen in der Ausstellgspraxis, Karlsruhe, 2001). L'azione teatrale suscita curiosità, attira l'attenzione su ciò che si vuole mostrare instaurando un rapporto di scambio e fungendo in un certo qual modo da mediatore o "interprete" (E. Hooper-Greenhill, Learning from Learning Theory in Museums, GEM News, v. 55, 1994).
"All'interno dei musei contemporanei, dove l'esperienza del visitatore è oramai al centro dell'attenzione, il teatro viene considerato come una potente risorsa per il coinvolgimento delle persone e per l'arricchimento della loro esperienza educativa. È un linguaggio che consente un approccio all'interpretazione dei contenuti sperimentale, creativo e con un forte impatto emotivo. In questa sua natura, rappresenta - e viene utilizzato come - uno strumento educativo e come tale può facilitare la costruzione di nuove conoscenze e la comprensione, specialmente da parte di un pubblico non esperto" (M. Xanthoudaki, Introduzione, in Cataldo 2011).
All'interno del museo le modalità teatrali sono di vario tipo, dal museum theatre ai theatrical tours dallo storytelling, a quelle più complesse in cui si rappresentano veri e propri eventi storici (living history), anche con attori non professionisti o facendo recitare il pubblico (C. Hughes, Museum Theatre. Communicating with Visitors Through Drama, Heinemann, 1998). Molto significative sono le visite/dialogo condotte da guide-attori-animatori che coinvolgono il pubblico attraverso il dialogo in una serie di "azioni" o le performances realizzate da un singolo attore che interpreta un grande scienziato o un artista del passato oppure il personaggio principale di un quadro (Lebende Bilder, "immagine vivente", definita all'interno di un'esperienza di didattica museale tedesca) (J. von Schemm, Lebende Bilder, in Standbein Spielbein, n. 64, 2002).
In Italia l'incontro del pubblico con un personaggio storico è usato con risultati eccellenti da molti anni dal "Museo dei Ragazzi" di Firenze mentre "Le Nuvole" a Napoli hanno elaborato, oltre al "teatro scientifico" ed alla visita animata all'interno della Città della Scienza, anche visite teatralizzate in musei storico-artistici (Museo di Capodimonte).
All'interno delle varie tipologie esistono diverse modalità d'interazione, funzionali agli obiettivi prefissati: alcune volte è previsto l'intervento del pubblico durante l'azione, altre volte il dialogo si svolge alla fine; oppure in alcuni casi il personaggio storico entra nel "tempo" contemporaneo, in altri sono i visitatori che fanno un viaggio temporale a ritroso.
Per l'arte contemporanea è stato sperimentata un'esperienza teatralizzata chiamata laboratorio performativo, che è una specie di "laboratorio di emozioni" innescate dall'azione performativa e dal dialogo con il pubblico organizzato attorno a un'opera all'interno di una mostra. L'attività si può effettuare con l'aiuto dell'artista stesso che viene coinvolto in maniera attiva e "collaborativa". Questa comunicazione non vuole fornire spiegazioni precostituite delle opere, ma fare in modo che esse siano acquisite secondo la riflessione personale, trasformandosi da esperienza estetica in "emozione estetica" (V. Ruggieri, L'esperienza estetica. Fondamenti psicofisiologici per un'educazione estetica, Armando Editore, 1997).
Con l'avvento delle nuove tecnologie al teatro vero e proprio ed allo storytelling si sono aggiunte altre modalità narrative interattive come il digital storytelling e la narrazione multimediale. Il Digital Storytelling è un'estensione dello storytelling tradizionale, in cui l'attore si serve di immagini e mezzi multimediali per completare e rafforzare l'impatto comunicativo. All'interno della narrazione multimediale - diversa dal digital storytelling, poiché non prevede una persona fisica che narra - il dialogo non è con il pubblico ma fra gli interpreti stessi. In esso si possono raggruppare le proiezioni olografiche di personaggi-attori "virtuali" che narrano in prima persona rivolgendosi al pubblico, come l'installazione In udienza da Federico di Paolo Buroni, esposta in permanenza nel Palazzo Ducale di Gubbio. La narrazione multimediale più nota e paradigmatica del genere è il Museo della Resistenza a Fosdinovo, di Studio Azzurro. La famosa équipe italiana indaga le possibilità poetiche ed espressive dei media visuali realizzando esperienze che costruiscono un'unione di immagini, suoni, racconto e narrazione attraverso gli strumenti multimediali.
In definitiva questi approcci possono veicolare contenuti storici e artistici basandosi su materiali e fonti originali - elementi assolutamente "scientifici" - preferendo però un intento emozionale e comunicativo alla tramissione lineare della conoscenza. Essi dimostrano pertanto che è possibile - all'interno del museo - ottenere un giusto equilibrio fra rigore scientifico, comunicazione emozionale e partecipazione attiva dello spettatore.

Contributi e riflessioni - pag. 7 [2012 - N.43]

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