Il Museo d'Arte sacra di Fiumalbo

Creato nel piccolo centro dell'Appennino modenese nel 1997 a seguito di un'approfondita indagine sul territorio, a testimonianza della tradizione di fede che data fin dal XVI secolo

Pietro Lenzini - Docente Accademia di Belle Arti di Bologna

Nell'estate del 1997 è stato aperto in Fiumalbo, raccolto centro storico dell'alto Appennino modenese che conserva intatto il suo tessuto urbano, il piccolo Museo d'Arte Sacra allestito nella recuperata chiesa di S. Caterina, attualmente gestita dal Comune, ma appartenente alla cinquecentesca Confraternita dei Rossi. L'edificio è stato completamente ristrutturato insieme agli arredi lignei, le ancone e gli altari. L'idea di costituire una raccolta specifica d'arte sacra, segue da un programma d'indagine sul territorio, avendone intuito valenze culturali legate alle testimonianze religiose radicate da secoli nel paese appenninico. La consistente presenza di istituzioni ecclesiastiche, conventuali e di confraternite laicali che si sviluppano dalla seconda metà del XVI secolo in piena epoca postridentina, ha permeato anche urbanisticamente Fiumalbo con le sue chiese, oratori ed edifici conventuali. Una tradizione di fede e di cultura che si protrae nell'Ottocento con l'istituzione del Seminario Arcivescovile, ubicato nella vecchia sede dei Minori Conventuali. La numerosa presenza di clero secolare esigeva per lo svolgimento delle funzioni liturgiche un consistente insieme di apparati, a cui si affiancavano anche quelli più appariscenti della devozione apprestati dalle confraternite. Un luogo, una chiesa che acquista piena identità come un museo vivo in cui gli oggetti esposti ritrovano il loro significato perché non separati dal loro contesto. Si crea una circolarità che favorisce la piena fruibilità dei segni liturgici e devozionali, nonché antropologici che non hanno cessato la loro funzione in quanto visibili, tuttora, negli itinerari professionali col perpetuarsi delle ricorrenze festive. Il museo vuole anche documentare quelle opere di arredo ligneo, metallico, tessile, privilegiando le testimonianze di matrice locale; accanto vi figurano anche pregevoli manufatti provenienti da centri maggiori, specialmente per quanto riguarda l'oreficeria sacra. Di grande rilievo, fra gli arredi della chiesa, l'altare maggiore in legno intagliato e dorato di elaborata struttura architettonica, opera della cerchia dei reggiani Ceretti, ancora la tavola cinquecentesca attribuita al pittore carpigiano Saccaccino Saccaccini e altre tele sei-settecentesche entro cornici e ancone lignee policrome. Tra le sculture un tabernacolo eucaristico in arenaria di forme tardogotiche della metà del secolo XV, un crocifisso seicentesco e notevoli reliquiari lignei a busto. Sono esposti anche i libri liturgici legati alla vita della confraternita. Sulla cantoria della controfacciata è conservato un pregevole organo ottocentesco del pistoiese Nicomede Agati che viene usato per manifestazioni musicali; all'ingresso della chiesa sono poste su basamenti in legno le due campane settecentesche salvatesi dal crollo del campanile della chiesa per il terremoto del 7 settembre 1920.

La pagina del Sistema Museale dalla Provincia di Modena - pag. 7 [2001 - N.12]

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