In dicembre a Parigi si discute di strutture e di beni artistici ospedalieri

L'IBC ha attivato fin dal 1980 una capillare ricerca nel settore dei patrimoni artistici e architettonici delle Opere Pie e delle ASL della regione che ha portato alle mostre di Piacenza e Bologna e, nel 1998-99 nella provincia di Ravenna, a Lugo, Bagnacavallo e Faenza

Micaela Guarino e Gabriella Lippi - Istituto Beni Culturali

Censire e analizzare l'architettura ospedaliera rapportata agli aspetti funzionali e di destinazione d'uso nel tempo, siano essi mantenuti o mutati, era l'obiettivo del progetto europeo annuale Paphe che si concluderà con un colloquio internazionale in programma a Parigi per il prossimo dicembre. Presupposto del progetto era la consapevolezza che tale patrimonio, spesso di notevole interesse artistico, è al tempo stesso strettamente legato alla storia culturale e sociale dell'Europa e fortemente soggetto al rischio di manomissione o scomparsa, anche per via delle trasformazioni in atto negli assetti sociali e sanitari. Al progetto Paphe, acronimo di Présent et Avenir du Patrimoine Hospitalier Européen, partecipano istituzioni regionali di sette paesi europei, ciò che rimarca le possibilità di collaborazione non solo tra gli Stati ma anche tra le istituzioni che appaiono maggiormente radicate ai territori di riferimento. Così, ad esempio, la Francia partecipa considerando principalmente l'Ile de France, mentre la Spagna presenta la situazione relativa alla Catalogna. Per l'Italia, dove oggetto di studio sono le architetture ospedaliere dell'Emilia-Romagna, il partner del progetto è l'Istituto per i beni culturali. Il colloquio di fine anno segnerà un punto di arrivo e insieme di partenza. Rappresenterà infatti la conclusione di una serie di attività che nel breve arco di un anno hanno prodotto risultati tangibili come la realizzazione di una guida a stampa dei luoghi ospedalieri europei (una cinquantina, scelti tra i più significativi in rapporto alle accennate finalità del progetto) e l'approntamento e l'implementazione di un sito web, aperto a futuri aggiornamenti e integrazioni, che presenta un primo censimento delle architetture. Contemporaneamente costituirà un possibile punto di partenza per auspicabili futuri progetti di livello europeo e, in ogni caso, per una nuova fase di studi. Per quanto riguarda la nostra regione, questo ulteriore passo può far leva su una rilevante esperienza istituzionale sul fronte della conoscenza e valorizzazione di quei patrimoni culturali che testimoniano e scandiscono le vicende assistenziali e sanitarie; dei patrimoni costituiti oltre che dai beni architettonici, anche da quelli artistici, storici, documentari e librari, nella restituzione di un contesto storico utile a orientare progetti di valorizzazione e d'uso. A questo proposito è appena il caso di ricordare che l'Ibc vanta al suo attivo una pionieristica ricerca che nel 1980 diede vita a pubblicazioni ed eventi espositivi di rilievo. Le mostre di Piacenza e Bologna, che presentavano i patrimoni delle opere pie in un particolare momento di ridefinizione degli assetti proprietari, si imponevano per l'approccio metodologico finalizzato a evidenziare il collegamento delle singole opere con i contesti di origine e con le funzioni che quei luoghi e quelle istituzioni avevano svolto. Più di recente, a partire dalla costituzione nella nostra regione delle Aziende Usl, e quindi in occasione di un altro passaggio proprietario per un considerevole numero di patrimoni culturali, tale orientamento è stato ripreso dall'Istituto per i beni culturali. Nella provincia di Ravenna, in particolare, la collaborazione con l'Azienda sanitaria e il successivo supporto della Soprintendenza per i beni artistici e culturali di Bologna, competente anche per il territorio ravennate, ha reso possibile la presentazione dei risultati di attività di conoscenza, conservazione e valorizzazione di opere d'arte attraverso la realizzazione di due mostre che hanno avuto luogo rispettivamente a Lugo e Bagnacavallo, nel 1997, e a Faenza, nel 1999-2000. Nella stessa provincia si procede attualmente sulla strada della valorizzazione intrapresa, ricercando e attuando soluzioni espositive permanenti delle opere che evidenzino il loro pregnante collegamento con il contesto ambientale e architettonico di riferimento. È il caso dell'Ospedale di Faenza dove già è esposta e visitabile gran parte delle collezioni di pertinenza e dove è in atto il recupero architettonico della chiesa annessa, parte integrante della struttura sanitaria. Da segnalare è un altro esempio di collaborazione dell'Istituto con le Aziende sanitarie, concretizzatosi nel censimento dei beni artistici del territorio ferrarese, punto di partenza per future attività di studio e valorizzazione. Accanto a queste attività perseguite dall'Ibc, assume particolare rilievo l'azione, condotta con maggiore autonomia dall'Azienda sanitaria Città di Bologna, che ha attivato molteplici collaborazioni scientifiche e finanziarie per il pieno recupero del complesso monumentale di Santa Maria della Vita e per la costituzione a Bologna del Museo della Sanità e dell'Assistenza in un luogo da decenni abbandonato al degrado e assegnato a usi impropri. Nonostante questi esempi (e alcuni altri dei quali non si può qui per brevità dar conto), il quadro delle condizioni dei patrimoni culturali delle Aziende sanitarie non può dirsi confortante. È evidente che le loro prioritarie finalità assistenziali raramente consentono la dovuta attenzione agli aspetti di salvaguardia dei beni. Quest'ultima tuttavia si impone anche per orientare i processi innovativi, che non possono prescindere da una puntuale conoscenza della propria storia istituzionale, testimoniata in modo pregnante dalle opere. Per far fronte a un impegno particolare e straordinario, in grado di promuovere e coordinare le iniziative locali, è dunque apparso necessario un sostegno e insieme uno stimolo alle Aziende da parte delle istituzioni regionali. Con il seminario tenutosi a Bologna nel marzo 2000, nell'Oratorio di Santa Maria della Vita, promosso dagli Assessorati alla Sanità e alla Cultura della Regione Emilia-Romagna e dall'Istituto per i beni culturali, si è voluto quindi organizzare un momento di riflessione e una prima rassegna delle diverse realtà, per poi proseguire con la costituzione di un gruppo di lavoro tecnico regionale. Una prima fase di attività del gruppo ha portato alla ricognizione della consistenza patrimoniale e ha fatto emergere le esigenze d'intervento su scala regionale e locale. Il progetto elaborato potrà trovare attuazione nei prossimi anni, con tappe caratterizzate dalle priorità che la Regione vorrà indicare, esprimibili con diverse modalità d'azione: sul piano degli approfondimenti conoscitivi con censimenti e catalogazioni, sul piano della conservazione e restauro per le situazioni più a rischio o degradate, e infine su quello della valorizzazione con manifestazioni espositive e costituzione di luoghi di conservazione permanenti. Una complessiva attività che si rivolgerà a tutte le tipologie di beni che compongono il patrimonio per restituirci, per quanto possibile, insiemi, contesti, luoghi significativi. E in quest'opera grande rilevanza non potranno non avere lo studio e la conservazione delle architetture, sia in quanto testimonianza delle attività lì esercitate e mutate nel tempo, sia per la funzione di "contenitori" di opere d'arte e di storia che svolgono o potranno svolgere.

La pagina dell'IBC della Regione Emilia-Romagna - pag. 4 [2001 - N.12]

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