Un museo sotto una nuova luce

Bagnacavallo "ripensa" il museo per fornire una chiave di lettura più netta e ragionata delle collezioni

Diego Galizzi - Conservatore Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo

Con l'inaugurazione il 12 marzo scorso del nuovo allestimento della Sezione d'Arte Antica del Museo Civico delle Cappuccine è probabilmente iniziata la fase della piena maturità del museo bagnacavallese. Dopo un lungo periodo, iniziato con la sua fondazione nel 1976, in cui le priorità sono state dettate soprattutto dalla necessità di trovare un adeguato ricovero a una fetta importante del patrimonio artistico della città, a cui si sono nel tempo sovrapposti legati e donazioni di varia natura ed entità, ora il museo può dare avvio a una nuova stagione caratterizzata dalla volontà (e dalla necessità!) di ripensare la propria politica espositiva in virtù di un patrimonio artistico che ormai può considerarsi consolidato e storicizzato, per la comprensione del quale si vuol ora fornire ai visitatori una chiave di lettura più netta e ragionata. Non si è trattato dunque di un semplice restyling della pinacoteca antica ma di molto di più, benché il "pretesto" per iniziare il riallestimento, che ha provocato necessariamente la chiusura delle collezioni permanenti per una decina di mesi, sia stata la realizzazione del nuovo impianto illuminotecnico delle sale. L'intervento, reso possibile anche grazie anche al contributo dell'Istituto per i Beni Culturali dell'Emilia-Romagna, ha portato alla sostituzione del vecchio, invasivo e poco adatto impianto a luce diffusa con dei corpi illuminanti alogeni di recente concezione in grado di valorizzare maggiormente i colori e, particolare non secondario, con tecnologia a risparmio energetico.
Ovviamente nell'attuare questo progetto non si poteva prescindere dalla revisione delle schermature delle finestre, dai colori presenti nelle sale o dalle collocazioni delle opere nello spazio. Da qui la scelta di approfittare di questa occasione per ripensare da capo il "senso" stesso del percorso espositivo, dapprima focalizzandoci su che tipo di storia volevamo raccontare al nostro visitatore ideale, selezionando poi le opere che meglio potevano testimoniare questo racconto e così via. L'obiettivo si è spostato dunque da una più decorosa e fruibile esposizione delle nostre collezioni antiche alla trasformazione della pinacoteca da un luogo in cui si esponevano semplicemente i pezzi artistici più pregiati del museo, spesso poco legati l'uno con l'altro, in un luogo che vuole raccontare una vicenda, che è quella del territorio bagnacavallese, così ricco di tradizioni storiche, artistiche e religiose. Per sottolineare questo nuovo filo conduttore grande attenzione è stata prestata alla cura della didattica di sala, redatta in italiano e in inglese, che in ogni momento fornisce ai visitatori una chiave di lettura ai pezzi esposti. Particolare evidenza è stata data ad alcuni dei pezzi più qualificanti del museo, come la splendida pala rinascimentale con la Madonna col bambino in trono e Santi di Giovan Battista Ramenghi, detto il Bagnacavallo Senior, lo Sposalizio mistico di Santa Caterina attribuito a Girolamo da Cotignola, o la Pietà e Santi del pittore tardo-manierista Andrea Lilio.
In questi casi, quando cioè si vogliono rivestire di nuovi e più definiti significati le raccolte museali, all'attività di riallestimento si accompagna un lavoro di ricerca e di revisione delle schede catalografiche dei pezzi da esporre, lavoro che ha portato a risultati di notevole importanza, a volte anche sorprendenti. Sono così spuntate le risposte ad alcune problematiche attributive che in passato non si era riusciti a sbrogliare, a volte grazie alla ricerca in archivio, come nel caso della bella pala con i Santi Crispino e Crispiniano, opera commissionata tra fine Sette e inizio Ottocento dal benefattore locale Domenico Forni, che dalla tradizionale attribuzione alla bottega bolognese dei Gandolfi, che peraltro ha sempre suscitato non poche perplessità, si è potuta finalmente ricondurre alla mano del pittore romano Pietro Labruzzi, artista di buone qualità noto anche per aver realizzato il ritratto di Giovanni Battista Piranesi esposto nel Museo di Roma di Palazzo Braschi.
In futuro è intenzione del Museo proseguire il progetto di riordino delle collezioni andando a coinvolgere anche la Sezione d'Arte Moderna e Contemporanea, oggi caratterizzata dalla presenza forse un po' disordinata di opere sedimentate da decenni di mostre e donazioni, che ora vorremmo far oggetto di una lettura nuova e, se possibile, originale. Visti i tempi, speriamo non rimanga solo un auspicio.

Speciale nuovi allestimenti museali - pag. 14 [2011 - N.41]

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