Esporre la Produzione, la Società, il Luogo

Tre diversi principi evocativi: verso una nuova finalizzazione dell'allestimento contemporaneo

Aldo De Poli - Docente do Composizione architettonica e urbana - Università di Parma

Una volta che è stato deciso come e cosa deve essere esposto, in una stretta collaborazione tra il progetto museologico del curatore e il progetto museografico dell'allestitore, vengono messe in atto specifiche tecniche di allestimento, con il fine di promuovere un percorso narrativo ed emozionale. Un poco alla volta, i materiali presenti della collezione vengono ricollocati in una sequenza accattivante, in cui pannelli illustrativi, documenti originali e oggetti unici diventano i capisaldi percettivi di uno spazio avvolgente e policentrico.
All'inizio, le potenzialità espressive della collezione subiscono un doppio esame critico: si stabiliscono gerarchie convenzionali tra le sezioni, si provocano volute antinomie concettuali e percettive mettendo in contrapposizione valori immateriali con oggetti fisici, si attribuisce un forte valore simbolico ad alcune specifiche opere o a particolari ambiti allestitivi. Superato il rigore filologico, il percorso di visita viene così definito scenograficamente, non solo per informare e per educare, ma anche per provocare sorpresa e per stupire. I capolavori più celebri vengono collocati alla fine del percorso; nulla viene più mostrato in modi rozzi e diretti; si organizzano delle piacevoli sequenze visive, dove l'attenzione vigile dello spettatore viene variamente coinvolta in modo da procurare un senso di attesa e di progressiva scoperta.
Il percorso diventa sinuoso, si avvale di colori e di materiali diversi, si arricchisce di nicchie, di trasparenze e di una varietà inconsueta di piani, si piega e si frammenta per rendere mutevoli le viste prospettiche e i centri di attenzione. Attraverso decise cesure spaziali, talvolta, il percorso si interrompe e persino si sdoppia, attraverso repentini cambi di visuale o vistosi salti di quota, introdotti per rappresentare dei decisivi fattori di spaesamento visivo e narrativo.
I pochi testi scritti, che restano visibili, siano essi messaggi o titoli, interagiscono continuamente con il percorso. Non sono più didascalie funzionali al singolo oggetto, ma diventano voce narrante, slogan e testimonianza. Attraverso dei totem da toccare o delle installazioni sonore da ascoltare, le parole acquisiscono, addirittura, un spessore materico, che viene a rinforzare la percezione collettiva di uno spazio già dilatato e tridimensionale.
Tre diversi principi evocativi.
Nel cercare di dar ordine ad un mondo molto articolato di operatori, che vede l'impegno progettuale tanto di direttori, curatori o promotori, quanto di architetti, designer, decoratori, grafici e così pure di esperti di mezzi di comunicazione multimediale, con una riduttiva sintesi, si propone qui una classificazione che si limita a tre criteri di allestimento. A ciascun modello operativo corrisponde un principio spaziale diverso, quindi una filosofia, che coinvolge alla fine la stessa definizione di museo. In questo breve saggio si indicano tre diverse tendenze d'oggi. La prima tendenza riguarda un allestimento basato su sequenze di documenti e di oggetti originali, con il fine di mettere in risalto l'unicità della collezione. La seconda tendenza riguarda un allestimento basato sulla potenzialità evocativa di pochi e condivisi principi astratti, espressi principalmente dalla riunione intenzionale di oggetti molto diversi. L'allestimento si presenta come un'istallazione d'arte, collocata in modo da provocare inattesi eventi estetici, caricati di un alto contenuto simbolico e comunicativo. La terza tendenza riguarda un allestimento basato sulla ricostruzione verosimile di una porzione di un ambiente di vita, o addirittura di un ambiente urbano o di un convincente paesaggio naturale.
I tre valori culturali che vengono qui messi in gioco ed esibiti nel progetto di allestimento, sono rispettivamente la Produzione, la Società e il Luogo. Utilizzando altri termini, vengono spazialmente interpretati l'Oggetto, l'Uomo e il Territorio.
Con il fine di indicare dei casi dimostrativi di stretta attualità, si fa riferimento solo a musei da poco riaperti al pubblico in Italia, e alle più importanti mostre dell'anno 2011, promosse nell'ambito di Italia 150 a Torino o in altre città.
La prima tendenza: esporre la Produzione.
È un allestimento basato sulle relazioni logiche ed evocative espresse da sequenze di documenti riferibili ad una certa epoca o ad un certo contesto culturale. Il principio di organizzazione spaziale prevede delle sequenze di oggetti originali di simile aspetto, appesi alle pareti o collocati in vetrine o posati su pedane, intervallati da documenti più preziosi, esposti in una posizione isolata. Come fattore di unificazione contano molto le tonalità di un prevalente colore neutro delle pareti della sala.
Un primo esempio recente è la mostra Italiani. Modenesi.150 anni di unità a Modena, aperta al Foro Boario di Modena e un altro è la nuova sezione sulla pesca lagunare riallestita al Museo di Storia Naturale di Venezia.
La seconda tendenza: esporre la Società.
È un allestimento basato sulla potenzialità evocativa di principi astratti, espressi da riunioni di oggetti decontestualizzati, ma caricati di un alto contenuto simbolico. Il principio di organizzazione spaziale prevede la presenza di piccole piazze chiuse, caratterizzate dalla presenza di una vistosa installazione. L'ambientazione scenografica permette una progressiva scoperta dell'opera esposta in modo da generare sorpresa. Come in una scena teatrale predomina un'indistinta oscurità, in cui si trovano immersi i collage di segni e i gruppi di oggetti.
Un esempio è la mostra sul romanticismo, L'anima e la musica, aperta all'Ospedale di Santa Maria della Scala a Siena e un altro è la mostra organizzata al Salone del Libro di Torino per i 150 anni del libro italiano, che rappresenta il nucleo originario di un futuro Museo nazionale del Libro.
La terza tendenza: esporre il Luogo.
È un allestimento basato sulla ricostruzione di un ambiente di vita e sulla simulazione di un luogo reale, si tratti di un lembo di paesaggio urbano o di un ambiente naturale. Il principio di organizzazione spaziale prevede la simulazione virtuale di spazi di vita o la ricostruzione, ad una dimensione reale, di luoghi anche lontani nel tempo e nello spazio. La disposizione dei diversi centri di attrazione visiva segue un rigido ordine prospettico: in primo piano sono collocati i documenti più significativi, in un secondo piano c'è un elemento plastico della natura o un oggetto meccanico di grande scala, sullo fondo, su un avvolgente schermo, si stagliano grandi panorami fissi o scorrono dinamiche immagini in movimento. Tali simulazioni convenzionali richiamano luoghi e miti dell'immaginario collettivo. Viene ricostruito tanto ciò che è andato perduto, quanto ciò (l'utopia, il desiderio, il sogno) che non è mai esistito.
Un esempio di valore artistico è la ricostruzione della sala Lucio Fontana, nel Museo del Novecento a Milano. Un esempio di valore storico è rappresentato dalle sezioni Chiesa e Emigrazione nella mostra Fare gli Italiani, aperta a Torino nell'ambito di Italia 150.
Quale futuro per il progetto del Museo?
Cercando, alla fine, un più generale principio di interpretazione si può affermare che la progettazione di un percorso di visita narrativo ed emozionale, che favorisca un'intensa percezione multisensoriale, si dimostra essere un obiettivo facilmente perseguibile. Un tale obiettivo va raggiunto grazie ad un'attenta politica di "edutainment" globale, in grado di presentare opportunità remunerative per l'impresa e di coinvolgere la partecipazione di nuove categorie di visitatori. Cosa ben diversa resta comunque la configurazione ottimale del museo del futuro, sia nei termini di gestione delle raccolte, sia di organizzazione architettonica di un nuovo spazio espositivo. Le varie sperimentazioni in corso dimostrano, tuttavia, come, da più parti, si stia attualmente sperimentando un certo modello italiano di museo, attento alle esigenze del nostro tempo. Si lavora per un museo aperto che sia in altri modi educativo; per un museo gerarchico che assegni compiti diversi alle diverse sezioni e per un museo radicato nel territorio che interpreti la stretta relazione tra collezione/luogo e tra patrimonio/identità locale.

Speciale nuovi allestimenti museali - pag. 9 [2011 - N.41]

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