Contro la separatezza, verso nuove strategie condivise

Nel 2010 è nato in Piemonte il MAB, un nuovo osservatorio e laboratorio di proposte dei professionisti culturali

Mario Cordero - Coordinatore ICOM Piemonte e Valle d'Aosta

Nel corso del 2010, una serie di incontri preliminari, di avvicinamento, ha consentito di mettere a fuoco problematiche, attese e preoccupazioni comuni, punto di partenza per una riflessione condivisa dalle associazioni professionali AIB, ANAI, ICOM (sezioni piemontesi).

Il MAB è dunque prima di tutto un tavolo di confronto, di approfondimenti professionali relativi al comparto dei beni e dei servizi culturali, di cui fanno parte in ugual misura - anche se con finalità specifiche differenti - le biblioteche, gli archivi ed i musei, a prescindere dalle amministrazioni o dagli enti cui fanno riferimento. C'è la convinzione che sia necessario oggi ricomporre in qualche modo un settore che ha manifestato in passato separatezze inaccettabili, gelosie istituzionali paralizzanti, specialismi che sono stati maneggiati con risultati escludenti invece che 'accoglienti' e aperti al confronto.

Il MAB dovrà quindi attrezzarsi come un osservatorio delle pratiche e delle politiche culturali. In particolare, non potrà più essere elusa una valutazione seria e se del caso impietosa sull'impatto sociale ed economico degli istituti culturali, dei servizi e delle attività che hanno sin qui garantito. Non è più accettabile che gli istituti culturali, in nome di una sacrosanta resistenza ad assumere semplicemente una connotazione "di mercato", si collochino in una sorta di spazio protetto, esente da valutazioni anche economiche. Occorre un nuovo coraggio per guardare a quanto succede nel comparto culturale pubblico.

Il MAB sarà allora anche un laboratorio di proposte, a partire dal livello regionale (in critico confronto con gli uffici e gli assessorati competenti della Regione). In particolare le difficoltà e le incertezze nella quotidianità della gestione degli istituti ci impongono una più avanzata riflessione sulla legislazione regionale piemontese, ferma alle leggi n.58 e 78 del 1978. Occorre ormai un modello legislativo nuovo, che, come si è detto, ricomponga anche su questo terreno le settorializzazioni del passato. E questo nuovo modello normativo non potrà non comprendere la prospettiva della creazione di sistemi e di reti (coinvolgenti anche istituti di diversa appartenenza istituzionale), che ne dovranno essere la spina dorsale.

In questo modo, sviluppando queste tematiche, il MAB vorrebbe candidarsi come interlocutore (non unico ma autorevole) della politica, che spesso opera senza un preliminare confronto con l'esperienza vissuta dagli operatori del settore. La crisi - con cui gli eletti devono ovviamente fare i conti (anche in senso letterale!) - non può e non deve ridursi ad un pretesto facile per giustificare una politica ridotta a imposizione di tagli alla spesa. La crisi è ovviamente crisi di modelli d'investimento e di finanziamento, crisi del welfare, in sostanza. Ma proprio per questo può diventare occasione per riflettere sulla società che vogliamo, sui modelli di sviluppo, sul ruolo che la cultura e gli istituti culturali hanno rispetto allo sviluppo stesso.

Il MAB si è dato una prima scadenza con una giornata di studio che si è svolta a Torino il 25 maggio 2010. Altrettanti gruppi di lavoro hanno affrontato quattro tematiche:

-         il problema dell'immagine che trasmettono di sé i musei, gli archivi, le biblioteche, riconoscendo la centralità al concetto di servizio utile e all'urgenza di ricerche sull'impatto sociale ed economico dei vari istituti;

-         il problema della professionalizzazione e della formazione, con l'approfondimento di alcuni argomenti trasversali (come la catalogazione, la digitalizzazione, ecc.);

-         le prospettive di un nuovo assetto normativo regionale, senza trascurare una riflessione ulteriore su standard e regolamenti, diversamente sperimentati dalle diverse istituzioni;

-         il problema del rapporto con le fondazioni ex bancarie, per cogliere il senso dei bandi esistenti ed arrivare presto ad un confronto vis à vis con le fondazioni stesse, persino - ove possibile - per mettere a punto strategie comuni.


Speciale Convergenza Musei Biblioteche e Archivi - pag. 13 [2010 - N.39]

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