A tu per tu con Shelley Bernstein: futurize your heritage

Considerazioni sul seminario tenutosi al Salone DNA Italia 2010 di Torino

Raphael Mayer Aboav - Consulente per l'innovazione e lo sviluppo delle organizzazioni culturali

Quando Shelley Bernstein iniziò a lavorare dieci anni fa presso il Dipartimento Egizio del Brooklyn Museum di New York con la qualifica di assistente sognava di diventare un curatore. Un giorno il Responsabile del Dipartimento delle Tecnologie del Museo chiese allo staff del museo di formulare dei suggerimenti per proiettare il museo nell'era digitale. In quell'occasione Shelley, benché non fosse un tecnico, formulò una risposta così approfondita che il Responsabile le propose immediatamente di lavorare con lui. Quattro anni dopo, Shelley assunse la responsabilità del Dipartimento delle Tecnologia del Museo ed iniziò a trasformare un'organizzazione fondata 187 anni prima in una realtà che ha conseguito diversi premi per le proprie scelte in materia di innovazione dei processi di fruizione delle collezioni.

Il Brooklyn Museum pubblica on line informazioni relative alle proprie mostre oltre che video, gestisce applicazioni su Facebook, Flickr, YouTube e MySpace, e ha una audience di circa 43.000 persone su Twitter. Il Brooklyn Museum è stata con ogni probabilità la prima istituzione americana che ha consentito ai visitatori del proprio sito web di concorrere alla descrizione delle collezioni allorquando le pubblicò on line.

Shelley Bernstein è una persona straordinaria e come tutte le persone straordinarie ha saputo trasmettere messaggi professionali di particolare rilevanza nel recente seminario di Torino moderato da Giuliano Gaia, professionista che da molti anni opera nel settore della comunicazione digitale. Il seminario intendeva promuovere un confronto e una discussione approfondita sulle pratiche, esperienze e valutazioni sulle opportunità che le nuove tecnologie 2.0 offrono ai musei in termini di accesso, mediazione, comunicazione e ascolto dei pubblici. Tali tematiche erano state peraltro precedentemente accennate durante il convegno Surfing and walking: i musei e le sfide del 2.0 riguardo all'utilizzo degli strumenti messi in campo dal web 2.0 per il settore beni culturali tenutosi a Torino il 2 ottobre 2010 nell'ambito del Salone DNA Italia.

Shelley Bernstein, nel corso del suo breve intervento su come innovare l'accesso al patrimonio culturale, ha spiegato in particolare cosa sta facendo il Brooklyn Museum per avvicinare al museo nuovi pubblici, per fornire modalità aggiuntive di accesso ai contenuti del museo, per preparare e migliorare l'esperienza di visita, per incrementare ed arricchire le opportunità di apprendimento.

La sua testimonianza offre l'opportunità di riflettere sui passi che dovrebbero essere intrapresi da musei italiani.

L'opzione "coltivazione delle comunità" attraverso strumenti di comunicazione digitale del tipo 2.0 non può essere una opzione puramente tecnica affidata ad appassionati tecnologi. Lo scenario di cambiamento verso cui dovrebbero evolvere molti musei italiani presupporrebbe che un progetto di sviluppo di un museo o meglio ancora di un sistema museale territoriale costituisca una opportunità per riflettere sul ruolo che il territorio decide di voler assumere nel proprio futuro e sul ruolo che le infrastrutture culturali in particolare possono giocare per lo sviluppo del capitale umano territoriale. Un sistema culturale trasformativo, in cui operino risorse umane come Shelley Bernstein e siano attivi processi come quelli in uso nel Brooklyn Museum di New York costituisce un pre-requisito per la sostenibilità a lungo termine di un territorio.

Con quali soldi si possono creare ambienti lavorativi che offrano opportunità di lavoro a risorse umane come la Bernstein e che al tempo stesso operino al servizio di una comunità? Semplice. È giunto un tempo in cui i sistemi socio-economico territoriali devono fare delle scelte. Non si può fare tutto, forse occorre economizzare in altri ambiti della spesa pubblica e investire per realizzare un piccolo Brooklyn Museum nel proprio territorio, sapendo però che questa cosa non è un lusso ma bensì una delle cose da fare affinché il proprio territorio possa avere un ruolo nel futuro. Si pronuncia museo ma di fatto significa promozione di skills giovanili, innovazione, creatività, senso critico, voglia di leadership delle prossime generazioni, l'aspirazione collettiva di una comunità!


Appunti dai convegni - pag. 7 [2010 - N.39]

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