Giuseppe Bovini

Lo studioso che diede grande impulso alla conoscenza dei mosaici antichi ravennati

Franco Gabici - Studioso di Storia locale

Giuseppe Bovini appartiene a quella schiera di studiosi che pur non avendo radici ravennati ha tuttavia instaurato con la città un solidissimo rapporto al punto da essere considerato un ravennate a tutti gli effetti.
Nato a Montalcino nel 1915, giunse a Ravenna nel 1950 come Ispettore presso la Soprintendenza ai Monumenti della Romagna e con l'incarico di Direttore del Museo Nazionale con il compito di riordinare il museo e in particolar modo di dare una nuova sistemazione ai chiostri di San Vitale. Il primo frutto del suo lavoro è una Guida del Museo Nazionale edita a cura della Azienda autonoma di soggiorno e turismo e successivamente ristampata dalle edizioni Pleion nel 1962. Attento studioso dei monumenti ravennati, Bovini pubblica su "Felix Ravenna" quattro articoli di argomenti ravennati e una monografia sul Mausoleo di Galla Placidia. Lo studioso polarizzò le sue attenzioni soprattutto sui mosaici ravennati promuovendo iniziative di grande livello volte a diffondere la conoscenza del nostro ricchissimo patrimonio artistico, ma soprattutto capì l'importanza del mosaico nell'economia artistica della città e proprio per non chiudere questo patrimonio unico al mondo entro le pareti delle basiliche, organizzò mostre itineranti di copie dei nostri mosaici non certo con finalità turistiche, ma per fare uscire Ravenna da una dimensione provinciale, restituendola a la sua antica dignità di capitale imperiale.
I suoi interessi per i mosaici di Ravenna risalgono al periodo del restauro di Sant'Apollinare Nuovo: in tale occasione, con la collaborazione del Gruppo dei Mosaicisti di Ravenna diretti da Giuseppe Salietti e Renato Signorini, Bovini potè raggiungere, come ha scritto Deichmann, "risultati del tutto nuovi e inaspettati circa i mosaici ravennati, in special modo riguardo alla loro tecnica". Grazie alla sua iniziativa ripresero i Corsi bizantini che dopo una quindicina di anni furono avviati con un progetto più ambizioso e di ben più ampio respiro: non più una serie di conferenze, ma veri e propri corsi accademici tenuti da studiosi italiani e stranieri e soprattutto rivolti ai giovani studiosi. I corsi, che secondo Deichmann avrebbero dovuto chiamarsi "boviniani", fecero di Ravenna "uno dei centri privilegiati degli studi internazionali di antichità tardoantiche e paleobiozantine, conferendo nel contempo all'antica capitale dell'impero d'Occidente il giusto posto che le compete nel mondo dei nostri studi".
Fra il 1955 e il 1965 Bovini dette vita al "Comitato per l'esplorazione archeologica di Classe", nato con lo scopo di presentare agli studiosi di tutto il mondo i risultati degli scavi avviati nella zona attorno all'antica basilica. Nel 1960 vinse il concorso per la direzione della Classense ma avendo vinto quasi contemporaneamente il concorso per la cattedra di Archeologia cristiana all'Università di Bologna preferì accettare quest'ultimo incarico. Nel 1963 Bovini fondò a Ravenna l'Istituto di antichità ravennati e paleo-bizantine con sede nella Casa Traversari e incorporato nella Facoltà di Lettere dell'Università di Bologna. Dopo la morte di monsignor Mesini assunse anche la direzione della rivista "Felix Ravenna". Di fondamentale importanza anche i suoi studi sulla cultura paleocristiana e in particolare dei sarcofagi paleocristiani. Giuseppe Bovini morì a Montalcino il 1 gennaio del 1975 e la città pianse la perdita di un uomo che coi suoi studi aveva dato "nuovi impulsi agli studi delle antichità ravennati e alla vita culturale di questa città" (Deichmann).

Personaggi - pag. 8 [2009 - N.36]

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