L'immagine e il frammento

Le indagini dell'IBC testimoniano un'articolata presenza di opere e decorazioni musive in regione

Micaela Guarino - Istituto Beni Culturali

L'Istituto Beni Culturali si è spesso occupato di mosaico, attraverso ricerche, interventi di catalogazione e restauro, progetti europei, collaborando con i musei e le istituzioni culturali ravennati e le soprintendenze.
Grazie anche alle conoscenze e all'esperienza maturate in questi contesti è stato possibile alcuni anni fa realizzare il volume L'immagine e il frammento. Il mosaico in Emilia-Romagna, uno strumento di valorizzazione di quanto sul territorio regionale riguarda questa particolare tecnica artistica con riferimento alla sua storia, alle opere realizzate, ai musei e agli altri luoghi che le conservano, ai suoi artefici, ai restauratori, agli istituti che si occupano di istruzione e formazione in questo ambito.
Ravenna vi svolge naturalmente il ruolo di protagonista nel documentare la complessità del mondo musivo, lungo un arco cronologico molto esteso che dall'antico giunge al contemporaneo e consente di cogliere le capacità espressive e l'impiego, la potenzialità e l'estrema versatilità di questo medium che riguarda una serie di prodotti anche molto diversi tra loro.
Alla luce di tutto ciò, uno degli aspetti più interessanti della ricerca finalizzata al volume è l'aver potuto riscontrare quanto ricca, articolata e diffusa sia nella nostra regione la presenza di opere e decorazioni musive, alcune delle quali non particolarmente note e a volte neanche immediatamente percepibili come tali.
Il fenomeno della decorazione musiva delle grotte è per esempio documentato dalla Grotta musiva della fine del XVI secolo situata all'interno della bolognese Villa Guastavillani. Il Ritratto di Benedetto XIV di P.P. Cristofari e allievi su cartone di G. Zoboli, conservato nel Museo di Palazzo Poggi a Bologna ma realizzato nel 1744 a Roma, testimonia invece una delle stagioni significative del rapporto tra mosaico e pittura, sviluppatasi tra Sei e Settecento all'interno della imponente impresa decorativa della Basilica di San Pietro. Per ragioni conservative si iniziò allora a sostituire grandi pale d'altare dipinte su tela con riproduzioni musive, meno soggette al degrado, per giungere poi alla commissione diretta di pale musive i cui effetti pittorici vennero esaltati da un particolare tipo di lavorazione.
Sempre nell'ambito della fabbrica vaticana nasce e si sviluppa tra la fine del XVIII e il XIX secolo un'altra interessante produzione, quella dei micromosaici che i pontefici donavano alle eminenti personalità in visita. Tali opere di dimensioni contenute si ottenevano con elementi la cui superficie si era estremamente ridotta. I micromosaici trovarono una felice applicazione, dettata anche dall'esigenza di ampliare il mercato, nella decorazione di oggetti ed elementi di arredo, come anche nella realizzazione di ornamenti quali le spille, ricordate in un brano significativamente attuale di Henry James: "Quando gli Americani si recavano all'estero nel 1820, compivano un'impresa romantica, quasi eroica, se la si confronta col perpetuo traghettare dei giorni nostri, di quest'epoca in cui la fotografia e altre invenzioni hanno annullato ogni sorpresa. Miss Borderau s'era imbarcata con la famiglia su un traballante brigantino nei giorni in cui i viaggi erano lunghi e i contrasti acuti [...] e, raggiunta la Città Eterna, era sta colpita dalla bellezza delle perle romane, degli scialli, delle spille a mosaico". Con le loro riproduzioni di soggetti quali il repertorio figurativo Neoclassico, i monumenti antichi, le vedute di Roma e dei dintorni, i micromosaici diventarono anche veicolo di diffusione e di promozione dell'immagine della città.
Oltre all'interesse storico-artistico che rivestono, questi esempi rimandano ad applicazioni e tappe significative nella storia del mosaico e testimoniano una grande capacità di rinnovamento in grado di non disperdere quanto costruito nei secoli. È questa grande capacità che consente ancora oggi al mosaico di mantenere la sua attualità e il suo fascino.

La pagina della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell'Università di Bologna - pag. 4 [2009 - N.36]

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