Archeologia medievale in Romagna

Dieci anni di attività intensa, con laureandi, specializzandi e dottorandi

Andrea Augenti - Docente di Archeologia Medievale e Metodologia della ricerca archeologica

L'insegnamento di Archeologia Medievale della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali è ormai attivo dal 2000; qui una generazione di studenti dell'Università di Bologna ha trovato le basi per una solida formazione archeologica. Alla radice di tale esperienza c'è un progetto che comprende un capitolo dedicato all'indagine sulle aree urbane e uno volto allo studio del territorio; entrambi contengono un numero variabile di sottoprogetti, dedicati a temi diversi affrontati con differenti metodologie d'indagine.
Circa le città, gli sforzi si sono concentrati innanzitutto sul centro storicamente più importante della Romagna: Ravenna. Qui abbiamo realizzato un Sistema Informativo Territoriale in cui sono confluiti tutti i dati archeologici disponibili, dall'Antichità al Medioevo. L'esito ultimo di tutto ciò è l'ottimo volume appena pubblicato da Enrico Cirelli.
Una notevole dose di energie è stata dedicata anche al centro contiguo di Classe, una città nata nel V secolo e abbandonata durante il Medioevo. Nel corso di numerose campagne di scavo si lavorato al recupero del quartiere portuale (2001-2005), del complesso ecclesiastico e monastico di S. Severo e della Basilica Petriana. Ognuno di questi tre interventi nasceva da domande diverse. Se gli scavi presso il porto hanno messo a fuoco il volume dei commerci che interessavano Ravenna e l'Italia settentrionale tra V-VII secolo, con la Basilica Petriana si è indagato l'aspetto monumentale della città al momento della sua nascita, nel V secolo; e a San Severo si è perseguita l'indagine in area urbana sul lungo periodo, perché questo sito è uno dei pochi a restare in vita oltre il IX secolo (l'epoca cioè in cui Classe fu data ufficialmente per morta). Mi preme sottolineare che le indagini sul terreno condotte a Classe sono state ben presto affiancate dalla redazione della Carta del potenziale archeologico, di imminente pubblicazione, e che qui lavoriamo assieme alla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna e alla Fondazione RavennAntica per la costruzione del Parco Archeologico di Classe e del Museo della città di Ravenna. Un'occasione rara, quindi, in cui l'archeologo si misura con la programmazione delle indagini future, e con la musealizzazione, all'aperto e al chiuso, delle storie che estrae dal sottosuolo.
La vicenda di Ravenna e Classe non è stata mai separata da quella del territorio circostante, e infatti abbiamo allestito il progetto di ricognizioni nel territorio Decimano, a Sud di Ravenna, dove si è potuto verificare l'evoluzione dell'insediamento attraverso i secoli, nonché procedere allo scavo della pieve di S. Bartolomeo ad Decimum presso S. Zaccaria. L'indagine sulle pievi è del resto uno di capitoli più rilevanti della attività dell'archeologo medievista nelle campagne, e pertanto si è intrapreso uno scavo analogo nella pieve di S. Reparata presso Terra del Sole (FC). Ancora, l'interesse per i paesaggi antichi e medievali ci ha spinti a fare ricognizione nella zona del Reggiano, per porre a confronto le tendenze riscontrate in area ravennate con un territorio-campione dell'Emilia. Infine, uno dei punti di approdo delle trasformazioni insediative verificatesi tra la tarda Antichità e l'alto Medioevo: l'incastellamento. Partiti dalla schedatura integrale dei castelli della Romagna, si è approfondita l'analisi di alcuni siti specifici: con lo scavo del castello di Rontana, vicino Brisighella, che ha già rivelato fasi databili al X secolo; con l'indagine sul castello di Zena (PC), un confronto in area emiliana affrontato mediante scavo e archeologia dell'architettura; infine, con l'analisi dettagliata delle architetture superstiti del castello di Bagnara di Romagna, che grazie all'interessamento delle autorità locali ha poi dato vita al Museo del Castello.
Le iniziative evidentemente si sono notevolmente moltiplicate dal 2000. Ma un aspetto è da sottolineare: tutto rientra nel quadro del più ampio progetto complessivo, ovvero lo studio dell'area romagnola, quando possibile posta a confronto con quella emiliana, realizzato attraverso gli strumenti e i metodi più aggiornati dell'archeologia. Il progetto prende le mosse da due punti fermi che riteniamo inderogabili. Il primo corrisponde alla necessità di muoversi entro alcuni ambiti di ricerca ben precisi, senza ambizioni onnicomprensive; questi ambiti vanno delimitati, dichiarati e approfonditi sul campo. Il secondo: per conoscere davvero un territorio dal punto di vista dell'archeologo occorre lavorarlo in profondità, intensamente, e possibilmente con un ampio sguardo diacronico.

La pagina della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell'Università di Bologna - pag. 7 [2009 - N.34]

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