Restauri in Albania

Una Missione dell'Ateneo bolognese ha portato alla nascita di un Centro per il Restauro Archeologico a Saranda

Sandro De Maria - Direttore della Missione Archeologica italiana a Phoinike, Dipartimento di Archeologia

L'Albania possiede un patrimonio archeologico di tutto rilievo, dalla Preistoria al Medioevo, passando attraverso le età greca, romana e bizantina, che sono quelle nelle quali si concentrano le testimonianze più rilevanti, soprattutto nel sud del Paese. A fronte di questa ricchezza, le risorse sono limitatissime. Altrettanto le competenze, perché soltanto da meno di venti anni l'archeologia albanese si è aperta all'Europa e al mondo, stabilendo quei contatti scientifici e professionali che sono essenziali per affrontare in modo moderno i problemi della salvaguardia e della valorizzazione del patrimonio storico e culturale.
L'Università di Bologna, da quasi un decennio, partecipa attivamente a questo scambio di esperienze, attraverso una Missione Archeologica della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali e del Dipartimento di Archeologia nella città greca e romana di Phoinike, nella regione di Saranda, a pochi chilometri dal confine greco-albanese. La Missione, oltre che dall'Ateneo, è sostenuta dal Ministero degli Affari Esteri come progetto pilota nell'ambito delle Missioni Archeologiche Italiane all'estero, con contributi annuali che ne consentono la continuità nel tempo. Poco a poco l'abitato antico ritorna alla luce, con le sue case ellenistiche a terrazze, il suo teatro, l'imponente cinta muraria, le necropoli, mentre molta attenzione è stata riservata allo studio delle dinamiche storiche del popolamento nel territorio della città.
Dal 2007 alle attività propriamente archeologiche sul terreno si è affiancata l'istituzione di un Centro per il Restauro Archeologico che ha sede nella stessa Saranda ed è nato grazie al sostegno di personalità illustri dell'archeologia italiana (ricordo con riconoscenza Salvatore Settis) e a quello economico di Fondazioni Bancarie (Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione Cariplo di Milano), che hanno mostrato grande sensibilità nel sostenere un'iniziativa che nel Paese sta svolgendo davvero un ruolo di avanguardia e di punto di riferimento nel campo del restauro.
Per un biennio (2007-2009, al quale per ora si limita il sostegno finanziario che ne consente la vita, con la speranza di poter avere in futuro nuovi sponsor) il Centro sta formando dodici giovani laureati albanesi nel campo del restauro di manufatti e strutture archeologiche. Fra l'autunno e l'inizio della primavera i ragazzi seguono corsi teorici e teorico-pratici a Tirana, presso le sedi dell'Istituto Archeologico e dell'Istituto dei Monumenti Storici, che sono i nostri partner albanesi nell'iniziativa. Nel corso della tarda primavera e dell'inizio dell'estate gli stessi allievi partecipano alle attività di laboratorio a Saranda, su manufatti archeologici, e ai cantieri di restauro sui monumenti della stessa Phoinike e dell'intera regione. Come docenti sono stati chiamati professori universitari italiani e albanesi e restauratori professionisti dei due Paesi, con la amichevole e qualificata partecipazione di tecnici della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna.
Lo scopo è quello di addestrare un'équipe di restauratori con un'impronta molto pratica, che siano in grado di intervenire con professionalità e rapidamente nelle situazioni di maggior degrado, su monumenti e oggetti che, se lasciati alla stato d'incuria attuale, rischiano di andare perduti per sempre. Nella sede del Centro a Saranda sono stati allestiti laboratori dotati di strumentazione moderna ed efficiente, al cui uso i giovani allievi sono avviati dalla professionalità dei docenti-restauratori.
Assumendo il compito, gravoso e difficile per tante ragioni, di dirigere questo centro ero consapevole delle difficoltà, ma la lunga esperienza in Albania della nostra Facoltà e del nostro Ateneo e l'aiuto di collaboratori davvero impagabili (ricordo fra tutti Riccardo Villicich) consente di adempiere a un compito che reputo essenziale, con la soddisfazione di veder crescere professionalmente i giovani allievi e poter contribuire a sottrarre a un triste destino le meraviglie archeologiche e artistiche di questo bellissimo Paese.

La pagina della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell'Università di Bologna - pag. 6 [2008 - N.33]

[indietro]