Don Antonio Savioli

Sacerdote e architetto, ha lasciato una nutrita bibliografia in cui prevalgono gli studi sull'iconografia religiosa

Giorgio Cicognani - Conservatore ai Fondi antichi Biblioteca Manfrediana di Faenza

Fra pochi mesi ricorre il decennale della scomparsa di monsignor Antonio Savioli: sacerdote, architetto e ottimo insegnante. "Don Antonio", per gli amici, nasce nel 1915 a Fusignano da una modesta famiglia di muratori che abitava vicino alla famiglia Zalambani, una numerosa famiglia che contava ben diciasette figli, aveva uno zio prete, don Giovanni. Frequenta la scuola dell'obbligo e quella comunale di disegno sotto la guida del pittore lughese Avveduti, e contemporaneamente amico suo sarà l'artista Raoul Vistoli. La presenza di don Zalambani lascia un segno indelebile nel cuore del giovane Savioli che entrerà in seminario a Faenza per continuare i suoi studi classici e umanistici secondo la tradizione faentina. La sua formazione sarà principalmente artistica, votata soprattutto al disegno, alla creatività, ma anche al colore e alla musica (quella di Arcangelo Corelli, concittadino, che ha sempre amato).
Nel 1940 ordinato sacerdote, inizia ad allestire presepi a misura d'uomo esprimendo la sua originalità. La guerra, purtroppo, si abbatte su Faenza e don Savioli assieme ad altri sacerdoti si trasforma in "operaio" per soccorrere feriti e sfollati, portare cibo ai bisognosi. Terminata la furia bellica si dedica agli studi: prima al Liceo Artistico di Ravenna, poi alla Facoltà di Architettura di Firenze. Laureato nel 1966 discutendo la tesi con Leonardo Savioli, è stato poi insegnante in tre seminari: a Faenza, al Maggiore di Firenze e al seminario regionale di Bologna. All'Istituto "Ballardini" di Faenza fu docente di religione, ma anche maestro d'arte sacra per tanti artisti famosi come Biancini, Gaeta, Rontini.
Infaticabile studioso e anche scrittore ci lascia una ricca bibliografia di circa mille titoli fra volumi, articoli di giornale, opuscoli vari.
Nel 1959 hanno inizio i suoi primi studi sulla religiosità popolare, soprattutto sull'iconografia mariana e sulle tradizioni in Romagna. Questa minuziosa indagine è continuata nell'arco di un'intera vita e, grazie al suo impegno, sono state allestite mostre, schedati migliaia di pezzi e pubblicati numerosi cataloghi (fra i più noti quelli sulla iconografia ceramica e sulle incisioni della Beata Vergine delle Grazie di Faenza).
Nel 1961 ebbe la sua intuizione artistica più felice con l'attribuzione della tavola delle Cappuccine di Bagnacavallo, La Madonna del Patrocinio, ad un grande maestro del Rinascimento, poi identificato da Roberto Longhi in Dürer, opera ora conservata nella collezione Magnani Rocca di Traversetolo. Alla riproduzione a colori e alle prime segnalazioni sulla stampa locale seguì la conferma di Longhi sulla rivista Paragone. Ricordo la sua gioia quando l'accompagnai a Bagnacavallo presso le suore di clausura ed ebbi l'emozione di vedere in anteprima, nel coretto, attraverso la grata, la preziosa immagine custodita in un bauletto ed avvolta in una coperta.
È stato detto che "... don Savioli fu prete, uomo di cultura e architetto dal tratto umile e buono". Aggiungerei un pioniere degli studi ceramologici legati all'arte sacra. Nel campo dell'architettura e della scuola ha saputo valorizzare la creatività e la sensibilità dei giovani, ha donato sempre esperienze e progetti con una semplicità e una modestia unica. Ma l'impegno più grande che l'ha visto completamente coinvolto è stato il restauro della cattedrale di Faenza, fatta erigere dal vescovo Federico Manfredi nel 1474. Un lavoro impegnativo iniziato da paziente ricerca, poi approfondita da studi, e varie pubblicazioni. È stato un vero "direttore dei lavori" dalla progettazione alla realizzazione, al reperimento dei finanziamenti e vari sostegni. È grazie a don Savioli se ora possiamo ammirare nel suo primitivo splendore questo importante monumento faentino.
Dal 1981 al 1996 è stato prefetto della Biblioteca "Cardinale Cicognani" al seminario di Faenza, protonotario della cattedrale ed è stato insignito della medaglia d'oro dal Ministero per i beni Culturali nel 1996. Si è spento presso la Casa del Clero di Faenza nel 1999 lasciando importanti donazioni alla Biblioteca del Seminario, al Museo Diocesano di Faenza e alla Biblioteca "Piancastelli" di Fusignano.

Personaggi - pag. 10 [2008 - N.32]

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