L'Amore degli Angeli

Un recente restauro restituisce una scultura ottocentesca conservata all'Accademia di Belle Arti

William Lambertini - Restauratore

La scultura eseguita da Giulio Bergonzoli nel 1863 segna un riferimento importante per la sua epoca come concezione di estremo "alleggerimento" della materia, imitato spesso negli anni a seguire soprattutto nella statuaria cimiteriale. L'Amore degli Angeli, infatti, è stata realizzata in creta e di seguito in gesso con il cosiddetto calco a perdere, un procedimento attraverso cui si perde l'opera in creta e il negativo in gesso, per realizzare un unico calco dell'opera prima, calco che diventa l'originale a tutti gli effetti. Questa tecnica fu largamente usata nell'800, in modo particolare nei cimiteri, per i quali si richiedevano sculture in marmo, oltre che in bronzo.
Il Bergonzoli realizza la sua opera con lo scopo di ottenerne copie in marmo e, proprio per questo, inserisce una serie di riferimenti su tutte le sporgenze, detti "capipunto", che serviranno in seguito per sbozzare il blocco di marmo. Inoltre vi è una serie di sottopunti realizzati direttamente a matita sulla superficie finita della scultura, che si intensificano quanto più complessa è la zona. Tutto ciò creava una fedele "mappa" che avrebbe guidato senza rischi lo scultore nell'esecuzione dell'opera in marmo. Ad oggi risultano realizzate tre copie in marmo dall'originale in gesso, una delle quali utilizzata in una scena del film Eyes wide shut di Stanley Kubrick.
Giulio Bergonzoli realizza queste copie in marmo di un terzo più piccole del modello originale e ciò aggiunge unicità al gruppo scultoreo restaurato dall'Accademia di Belle Arti nel 2006-07. Lo stato di grave degrado in cui versava l'opera quando è giunta nel laboratorio di restauro dell'Accademia, era da attribuirsi anche ad un maldestro metodo di spostamento utilizzato durante i traslochi che la statua ha subito, "seguendo" i cambi di sede del Liceo Artistico che la custodiva. Una realizzazione così complessa, ricchissima di sporgenze e arti in aggetto, costituita di un materiale tanto delicato quale il gesso, deve essere spostata con mille cautele per evitare la rottura delle parti più fragili. La maggioranza delle parti rotte è stata diligentemente conservata dagli insegnanti del Liceo Artistico, mentre alcune parti sono andate perdute.
Il restauro attuato dall'Accademia ha avuto come primo obiettivo il consolidamento delle parti instabili, la pulitura da tutto lo sporco stratificatosi negli anni e il riaggancio delle parti che erano state salvate. Gli elementi mancanti si limitavano a un piede intero, la punta di un altro piede e un braccio. Considerando l'ampia documentazione fotografica esistente dell'opera prima delle mutilazioni, e tenendo conto dell'ottima preparazione scultorea dello studente restauratore Henry Rossi, si è optato per la ricostruzione delle parti mancanti. Queste zone sono state rifatte in creta poi calcate con uno stampo in gomma siliconica, quindi realizzate in gesso e riagganciate con gli opportuni rinforzi interni all'opera. Vi erano poi numerosissime incisioni, graffiti a matita e penna nonché una quantità enorme di frammenti mancanti, soprattutto nella zona bassa ornata con fiori e foglie, molto fragili e vulnerabili.
Dopo la ricostruzione delle principali parti perdute e dei frammenti meno evidenti, si è passati alle stuccature di raccordo delle parti ricollocate e di tutte le abrasioni. In questa fase si è notato che l'opera presentava inequivocabili tracce di esposizione alle intemperie, soprattutto pioggia. Ciò era rilevabile dal caratteristico aspetto spugnoso che assume il gesso se esposto per lungo tempo alla pioggia. La permanenza all'esterno della statua aveva compromesso gran parte della patina a calce con cui era trattato l'Amore degli Angeli. Nelle fasi finali del restauro, si sono reintegrate le abrasioni della patina con latte di calce applicato a pennello e tampone.
A questo punto la superficie si presentava disomogenea a causa degli inserimenti di parti rifatte e piccole ricostruzioni, pertanto l'intero modellato è stato sottoposto ad un'attenta e delicata integrazione pittorica eseguita con velature ad acquerello fino al raggiungimento di una lettura fluida e scorrevole del modellato. Tutta l'opera è stata protetta con una stesura di cera microcristallina applicata a caldo, sempre con pennello e tampone. A restauro ultimato l'Amore degli Angeli di Giulio Bergonzoli ha riacquistato quella dignità e importanza che unite alla sua caratteristica leggerezza fanno di questa opera un altro motivo di orgoglio artistico per la città di Ravenna.

La Pagina della Accademia di Belle Arti di Ravenna - pag. [2008 - N.31]

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