Fumetti, letteratura disegnata

La Provincia di Ravenna promuove i suoi musei pubblicando il secondo volume della collana a fumetti “I misteri dei musei”

Massimo Marcucci - Provincia di Ravenna U.O. Beni Culturali

“Per quel che mi riguarda, penso che il fumetto possa essere un’arte, ma non sta a me definirmi artista. Se alcuni vedono in me un artista, mi va bene, ma io mi definisco un autore di fumetti, anche se non amo l’espressione ‘fumetti’. Preferirei qualcosa come ‘letteratura disegnata’ o ‘disegni scritti’”. A parlare così era Hugo Pratt, il padre di Corto Maltese, nel corso di una lunga intervista-libro All’ombra di Corto. Dalla prima pubblicazione dei colloqui raccolti da Dominique Petitfaux sono oramai passati sedici anni e finalmente anche in Italia si comincia a guardare al fumetto in maniera diversa.
Il fumetto ha sempre avuto vita magra nel nostro paese. Utilizzato nella propaganda del regime fascista, miniera di eroi (uno per tutti Romano il Legionario) di italiche virtù, condannato a partire dal secondo dopoguerra da insegnanti e da pedagoghi come corruttore della lettura e della morale dei giovani, tanto da veder presentati in Parlamento, a partire dal 1951, diversi progetti di legge richiedenti a gran voce un controllo preventivo sulla stampa a fumetti, fortunatamente bocciati, ma che diedero origine da parte degli stessi editori e, parallelamente a quanto succedeva negli Stati Uniti, ad una commissione di autocensura con tanto di marchio da apporre sulle copertine degli albi a fumetti, MG/garanzia morale.
Accusato dai benpensanti di corrompere la società (negli anni ’50 sparirono da Tex Willer scollature e spacchi e, a volte, pistole e coltelli), nei due decenni successivi, con la nascita di Diabolik e dei suoi epigoni neri, il fumetto divenne la fonte di ogni crimine, come se prima del suo apparire, nel 1962, non avvenissero furti e omicidi… In quegli anni a poco valsero il volume di Umberto Eco Apocalittici e integrati, nel quale lo studioso accordava al fumetto dignità di studio.
Nonostante ciò la nascita della rivista Linus (1965), sul cui primo numero apparve un confronto fra Eco, Vittorini e Oreste del Buono proprio su questi temi, forma una sorta di spartiacque per il fumetto in Italia. Il suo programma infatti prometteva di far conoscere ai lettori italiani, soprattutto a quelli adulti, una letteratura a fumetti di alta qualità corredata da puntuali interventi sulla sua storia. Oggi il sasso lanciato nello stagno da Eco ha prodotto cerchi concentrici sempre più ampi che - seppur con difficoltà e diffidenze da parte di lettori, educatori ed intellettuali - hanno permesso al fumetto di guadagnarsi una sua dignità letteraria. È di questi tempi il successo che ha arriso alle due collane a fumetti nate dalla collaborazione del gruppo Repubblica/L’Espresso con il gruppo Panini, che oltre al riscontro di copie vendute (nell’ordine di milioni) ha mostrato la ricca varietà di temi, che a parità degli altri linguaggi, il fumetto può affrontare passando dall’umorismo di Lupo Alberto, al dramma della Shoah con Maus (premio Pulitzer) nonché mostrando la ricchezza di stili e storie presenti nei volumi e negli albi pubblicati nel nostro paese (la BD franco-belga, i comics americani, l’historietas argentina, i manga giapponesi).
Già sulle pagine di questa rivista, in occasione dell’uscita del volume a fumetti Ombre Arcane, si notava come generalmente ci si riferisca al fumetto come ad un genere, alla stregua della letteratura gialla, rosa o di fantascienza mentre affermavamo, senza tema di smentita, che si tratta di un linguaggio con una propria grammatica e propri esclusivi codici d’espressione. Will Eisner, uno dei più grandi autori di comics, padre della cosiddetta graphic novel che negli anni ’70 ha fatto compiere un balzo in avanti nel modo di scrivere e pensare a fumetti, definiva il linguaggio fumettistico arte sequenziale.
Nel suo Fumetto ed arte sequenziale Eisner scriveva: “Il formato comic book presenta un montaggio di parole e immagini, e di conseguenza al lettore viene richiesto di impiegare le proprie capacità interpretative sia visive che verbali. Gli elementi costitutivi delle illustrazioni (per esempio la prospettiva, la simmetria, la pennellata) e quelli della letteratura (per esempio la grammatica, l’intreccio, la sintassi) si sovrappongono tra loro. La lettura di un fumetto è un atto che coinvolge sia la percezione estetica che la comprensione intellettuale. [...] Nel loro stato più semplice, i fumetti impiegano una serie di immagini ripetitive e di simboli riconoscibili. Quando queste immagini e questi simboli vengono usati più volte per trasmettere idee analoghe, diventano un linguaggio ... o una forma letteraria, se si preferisce. Ed è questa applicazione disciplinata che crea la ‘grammatica’ dell’Arte Sequenziale”.
È proprio partendo dall’assunto fumetto=linguaggio, che il progetto “Gulp! I fumetti al museo”, promosso dalla Provincia di Ravenna e supervisionato dalla responsabile del progetto Eloisa Gennaro, ha inteso valorizzare – principalmente pensando al pubblico più giovane che non ha preclusioni di sorta verso il fumetto – i musei del territorio in maniera diversa e complementare rispetto alle altre tipologie di materiale promozionale curate dal Sistema Museale Provinciale. E si è pensato di realizzare non qualcosa di didascalico sul tipo della Storia d’Italia di Enzo Biagi, che con la letteratura disegnata a poco a che spartire, ma di ideare una storia di taglio mistery-esoterico, che strizza l’occhio al personaggio a fumetti Martin Mystère presente in edicola ormai da più di 25 anni, ben prima del banale Codice da Vinci di Dan Brown.
Ombre Arcane, il primo volume della collana “I misteri dei musei” uscito nel 2004, ha ricevuto un’apprezzabile accoglienza sia in termini di vendite (oltre ai musei della rete provinciale il volume è stato distribuito in tutta Italia attraverso le librerie e le cosiddette fumetterie) che di pubblico e critica; una buona recensione è tra l’altro apparsa anche su TuttoLibri, dorso culturale del quotidiano La Stampa.
Forte di ciò la Provincia di Ravenna ha pensato di ripetere l’esperienza allo scopo di promuovere la conoscenza di ulteriori musei del territorio, elaborando il soggetto per una seconda storia, stavolta ambientata a Lugo (il primo volume, ricordiamo, era in buona parte ambientato a Ravenna) e prospettando per il futuro un terzo episodio ambientato nel faentino, così da coprire tutto il territorio provinciale, dando vita ad una vera e propria collana di guide ai musei sotto forma di albo a fumetti.
Il nuovo volume, intitolato Il fuoco segreto, vede il ritorno del vulcanico studioso di storia locale, Epaminonda Vallicelli, già protagonista di Ombre Arcane, che si trova ora implicato in una bizzarra storia che coinvolge un finto mago, il famoso Asso dell’aviazione Francesco Baracca, un sinistro palazzo di Lugo, una porta magica, uno spartito per il quale si può uccidere e morire, un inquietante idolo babilonese.
La rocambolesca vicenda, scritta dall’estensore di queste note, è stata sceneggiata da Gianni Barbieri che, a partire dal 1992 ha iniziato l’attività di sceneggiatore per testate popolari (Intrepido, Lazarus Ledd, Hammer, Samuel Sand) e underground (Tribù, Mah!gazine), scrivendo per Vittorio Giardino Eva Mirand (Lizard, 2005). I disegni sono di Luca Genovese che, dopo aver frequentato la scuola internazionale di comics di Firenze, ha pubblicato le sue opere a partire dal 2001 con il Centro del Fumetto “A. Pazienza”, Indy Press, Oni Press e Eura Editoriale e Black Velvet.
A dicembre verrà esposta a Palazzo Grossi – sede del Settore Cultura della Provincia - una piccola mostra permanente che raccoglierà tavole originali e materiali utilizzati dietro le quinte per realizzare i due volumi editi, e contemporaneamente farà conoscere i tanti musei del Sistema Museale Provinciale protagonisti delle due storie. La mostra sarà inoltre ospitata dal 19 al 27 gennaio presso la Biblioteca Oriani di Ravenna, prevedendo - in occasione del giorno di apertura - la presentazione ufficiale al pubblico de Il fuoco segreto.

Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 17 [2006 - N.27]

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