La Casa di Arialdo e Casa Varoli

Due ambienti suggestivi nel centro di Cotignola dove Magnani e Varoli, ceramista e pittore dei paesaggi e dei gatti il primo e pittore, ceramista, scultore e musicista il secondo, solevano incontrare i giovani per infondere in loro la passione per l’arte

Mario Baldini - Presidente Associazione Culturale "Primola"

Che abbiano spiccato il volo i colombi della colombaia di Magnani? Nel cortile interno della sua Casa, la colombaia, che ha realizzato insieme all’amico Dovilio, e i suoi colombi di ceramica raccontano un suo sogno. Nell’itinerario di Cotignola, città di artisti, la Casa di Arialdo è una meta poetica. Perché Magnani, artista dei paesaggi e dei gatti, aveva l’anima del poeta e lo sguardo del fanciullo, che sapeva stupirsi, anche quando, da vecchio, la malinconia e gli anni gli prendevano il cuore. Possiamo entrare? Magnani dondolando ti accoglieva calorosamente, con la sua espressione malinconica ed affettuosa, un personaggio umorale con una profonda interiorità, e nello stesso tempo timido fino a mostrare, nei momenti difficili, le proprie fragilità. Benvenuti nella casa dei clown. Magnani vi ha vissuto fino al 1999, quando è morto. La sua casa è tappezzata di clown, che ritrovi in tutte le sue opere, nelle ceramica, nei ritratti e nei paesaggi, nei quadri e negli armadi. I loro profili sono l’alter ego dell’artista che soleva partire alle cinque del mattino con la sua auto e il suo cavalletto per dipingere l’alba di un paesaggio. Magnani voleva bene ai bambini e gioiva quando li vedeva appassionarsi all’arte. Si interessava sempre su ciò che facevano nella vicina Scuola Arte e Mestieri, quella scuola, dove lui, negli anni della gioventù, fu accolto e avviato all’arte da Varoli, padre e maestro, senza il quale, sarebbe rimasto - così diceva di sè - un "povero disgraziato". Da Casa Magnani, passando nel giardino Bacchettoni dove sorgeva un antico Palazzo distrutto dalla Guerra, si incontra Casa Varoli, la casa del Maestro, in cui si sono ritrovati e formati gli artisti di un’intera generazione della nostra provincia: Umberto Folli, Giulio Ruffini, Gaetano Giangrandi, Renzo Bandoli, Primo Costa, Sante Ghinassi, Fioravante Gordini, Antonio Guerrini, Aristodemo Liverani, Ettore e Domenico Panighi, Giovanni Savini, Olga Settembrini, Renzo Morandi, il musicista Genunzio Ghetti e tanti altri. In questa casa, aperta a tutti, Varoli sapeva infondere passione e curiosità su tutti i versanti. Era una casa rinascimentale delle arti e della cultura: musica, pittura, ceramica, scultura, cartapesta, archeologia, poi politica e libertà. Negli anni delle leggi razziali del fascismo, in questa casa hanno trovato la salvezza anche gli ebrei. Di fronte al cortile di Casa Varoli, al primo piano del Palazzo Sforza, il Comune di Cotignola ha realizzato il museo Varoli, che espone le opere del Maestro lasciate al comune. Le maschere, i ritratti, le ceramiche e le molteplici opere realizzate utilizzando gli strumenti poveri di cui disponeva. Vale la pena di visitare questo museo, perché si respira il clima culturale di un’artista che fu una personalità davvero straordinaria per l’intera storia della nostra provincia. Balilla Pratella nel 1943 scriveva di Varoli: "nessuno è mai riuscito a strappargli dagli occhi il velo azzurro delle illusioni e dei sogni... ha salvato e salva i giovani artisti solitari della Romagna." Nel cortile del Palazzo Sforza, si può infine visitare la Stele funeraria di Caio Vario, recentemente restaurata e valorizzata tramite una serie di pannelli realizzati dal Comune di Cotignola e dai Beni Archeologici dell’Emilia Romagna. Un monumento di un liberto di alto pregio architettonico ed epigrafico che rappresenta una testimonianza del passato romano di Cotignola di grande interesse archeologico.

Speciale musei nascosti - pag. 11 [2003 - N.16]

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