Verso il web-museum della Pinacoteca Civica di Bagnacavallo

Dall’esperienza della ricostruzione in 3D delle sale espositive delle “Cappuccine” lo spunto per una riflessione: abbiamo gli strumenti, sappiamo cosa dire?

Diego Galizzi - Conservatore del Centro Culturale "Le Cappuccine" di Bagnacavallo

I recenti sviluppi delle tecnologie multimediali e di computer grafica e la parallela affermazione dell’ambiente internet come veicolo di primaria importanza per la diffusione della cultura hanno portato negli ultimi anni molti istituti museali a dotarsi di strumenti di visualizzazione on-line delle loro collezioni. A fronte di questa entusiastica rincorsa alle ultime conquiste tecnologiche non sempre però appare chiaro che cosa si intenda esattamente per museo virtuale. Più comunemente viene considerato come tale quello strumento telematico che utilizza la multimedialità per riproporre l’emozione di una visita tra le sale di un museo realmente esistente, magari tramite una ricostruzione in 3D. Esiste però una seconda interpretazione che intende il museo virtuale come un accostamento di oggetti dispersi sul territorio presentando così, in una sorta di museo dell’impossibile, le opere di un determinato autore o che appartengono a una certa tematica o contesto artistico.
Dal punto di vista teorico la questione tocca da vicino il nocciolo della finalità stessa del museo, delle forme di comunicazione e delle modalità di fruizione del patrimonio museale. Senza addentrarsi troppo nell’argomento, sembrerebbe che alla disponibilità di mezzi tecnici straordinariamente avanzati, sperimentati con successo in altri settori come l’intrattenimento o la medicina, non faccia seguito un’idea chiara di come utilizzarli efficacemente nel campo della comunicazione museale. Nel caso della ricostruzione in 3D di un museo si tratta, in sostanza, di capire fino a che punto l’operazione di contestualizzazione di un’opera d’arte tra le pareti di un museo realmente esistente possa considerarsi, al di là degli intenti promozionali del museo stesso, come la conquista ultima conseguibile grazie ai sistemi di realtà virtuale oppure si possa e si debba puntare ad altro. Non sono forse le collezioni stesse dei musei frutto di una decontestualizzazione forzata che proprio l’uso delle nuove tecnologie potrebbe superare?
È dunque con convinzione ed entusiasmo ma anche con qualche cautela che da alcuni mesi a Bagnacavallo stiamo lavorando alla messa a punto di un web-museum per la Pinacoteca Civica. Il progetto, promosso e finanziato dalla Provincia di Ravenna, vede coinvolti i tecnici della ditta Panebarco & C. ed ovviamente i responsabili del museo per quanto riguarda i contenuti e l’impostazione concettuale. Grazie alle potenzialità del software Exhibits3D, sarà presto possibile esplorare i locali della Pinacoteca ed ammirarne le collezioni permanenti in una sorta di visita immersiva in ambiente virtuale.
Per quanto detto nelle premesse abbiamo però cercato soluzioni in grado di sfruttare maggiormente le opportunità nel mezzo; in primo luogo, abbiamo accolto la possibilità davvero interessante sviluppata dalla ditta Panebarco e dall’IBACN di collegare gli oggetti rappresentati direttamente con le schede catalografiche presenti nelle banche dati della Regione. Si tratta di un primo tentativo di superamento delle barriere architettoniche del museo, un modo per calcare quella “logica di rete” che senza dubbio costituisce uno dei principali valori aggiunti di questo tipo di sperimentazione.
Parallelamente si è percorsa la via di rappresentare nelle sale solitamente dedicate alle esposizioni temporanee parte del nostro patrimonio che, per ragioni conservative o di spazio, oggi è invisibile al pubblico; mi riferisco soprattutto a quella straordinaria collezione di incisioni che non può trovare occasione di esposizione se non saltuariamente all’interno di eventi espositivi. L’obiettivo è proprio quello di valorizzare ulteriormente la nostra attività espositiva grazie alla possibilità di riproporre non solo le informazioni iconografiche e testuali, ma anche gli allestimenti e gli apparati didattici delle nostre mostre più significative, magari offrendo all’utente la facoltà di scegliere quale percorso espositivo ripercorrere all’interno del nostro web-museum. Proprio questa funzionalità è stata recentemente presentata al Salone dei Beni Culturali di Venezia dove, in via dimostrativa, è stata “allestita” la mostra di incisioni da poco conclusasi William Hogarth e la commedia della società borghese.

Speciale musei virtuali - pag. 11 [2006 - N.26]

[indietro]