Una scuola per la pace

È in fase di avvio il progetto di restauro dei mosaici a cielo aperto del Parco della Pace di Ravenna

Cetty Muscolino - Storico dell'arte e coordinatrice della Scuola per il Restauro del Mosaico

Il Parco della Pace a Ravenna costituisce una singolare esposizione permanente di opere musive di artisti contemporanei provenienti da diverse nazioni. Sulla base di un progetto dello storico e critico d’arte Giulio Carlo Argan a partire dal 1984 sono state realizzate e collocate nel parco creazioni artistiche ispirate al tema della pace.
Dal grande tappeto ideato da Mimmo Paladino, alle Ali della pace di Edda Mally; dalla fontana del belga Claude Rahir, alla scultura del russo Alexander Kornoukhov; dalla Seconda genesi dell’americano Jerry W. Carter all’Albero della vita della francese Josette Deru. E ancora le opere di Bruno Saetti, di Margaret L. Coupe, dell’Accademia di Belle Arti e di Akomena.
Ma all’indomani dell’allestimento, dal giorno dopo della loro felice e festeggiata nascita – l’inaugurazione del Parco è del 1988 – è iniziato il naturale processo di trasformazione legata al tempo-vita, comune sorte di tutto ciò che è in manifestazione. Questa affermazione che potrebbe far sorridere alcuni ravennati abituati a convivere con le prestigiose e secolari tessiture musive bizantine, va tenuta in seria considerazione proprio per le peculiarità costitutive delle opere e per la loro ubicazione. Siamo in presenza di mosaici contemporanei, lontani anni-luce dalla sapiente tecnica costruttiva antica, e per di più a cielo aperto, con tutto quello che ne deriva, considerando anche che non fu mai predisposto un piano di manutenzione programmata. E così, minacciati internamente dalle deficienze del proprio corredo genetico e aggrediti dalle molteplici cause di degrado esterno, i variopinti e polimaterici emblemi di pace hanno cominciato a… perdere colpi.
Ben presto si sono manifestati i primi segni di decadimento ai quali si è aggiunta la costante esposizione agli agenti atmosferici, agli attacchi biologici, e spesso allo scarso senso civico. Nel 2001 la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Ravenna, allarmata per l’aggravarsi delle condizioni dei mosaici, ha condotto attraverso un’equipe tecnico-scientifica della Scuola per il Restauro del Mosaico da lei gestita, un accurato monitoraggio delle opere musive con campagna fotografica e schede tecniche relative allo stato di conservazione di ogni singola opera. Grazie all’Accordo di Collaborazione (approvato nel giugno del 2005) fra il Comune di Ravenna, ente proprietario dei mosaici, e la Soprintendenza, sta per avviarsi il programma di restauro, a cui il Comune destinerà i finanziamenti derivanti da Lottomatica.
Il primo “paziente” in cura, sarà l’Arcangelo Michele che Bruno Saetti aveva fatto eseguire per il suo ovile, trasformato poi in cappella, nell’abitazione di Montepiano in Toscana.
L’opera, trasferita a Ravenna dopo la morte dell’artista nel 1984, è ancorata ad un muro in cemento armato rivestito di pietre, che riprende le fattezze del muro dove si trovava originariamente.
Il materiale musivo è costituito da tessere artificiali (in pasta vitrea e a lamina metallica oro) e naturali (ciottoli, marmo bianco, graniti rosa e grigi), di dimensione e forma eterogenea. La tessitura estremamente libera alterna zone compatte ad altre in cui gli interstizi acquistano prevalenza. La malta di allettamento bianca è stata successivamente rinforzata con una gettata di cemento armato. Il mosaico, realizzato in più sezioni è stato ancorato con perni metallici la cui ossidazione ha provocato fratture e distacchi tra l’originale malta di allettamento e quella di supporto. La perdita di parti del tessellato si è aggravata, come testimonia la documentazione fotografica del 2001.
Si procederà anche alla straordinaria manutenzione del mosaico di Margaret L. Coupe, opera, che rievoca le prove atomiche condotte al largo della Nuova Zelanda: una nave da guerra, uomini in uniforme, le balene, prime vittime degli esperimenti, e una vela bianca con il simbolo della pace.
Il mosaico, costruito con diversi materiali ceramici, vetri trasparenti e opachi, tessere a lamina metallica, presenta lacune, perdite di parti smaltate, ma soprattutto degradi di tipo biologico. Tutto il corpo docente e gli allievi della Scuola contribuiranno al restauro.

La Pagina della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Ravenna - pag. 6 [2006 - N.26]

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