Smontare i vecchi restauri

Il MIC presenta i recenti interventi di restauro realizzati su materiali di varie epoche e provenienze e in cui si è affrontato il problema di smontare restauri precedenti

Anna Maria Lega - Coordinatore sezione restauro e catalogo MIC Faenza

Nell’ambito degli Incontri di Restauro, che si sono svolti presso il MIC nel corso del 2005, il Laboratorio di Restauro del Museo di Faenza ha avuto occasione di presentare alcuni dei più significativi interventi realizzati recentemente. Fra questi da citare il restauro di alcuni esemplari di porcellane, gres e terrecotte cinesi di varie epoche, affidati al Laboratorio del MIC dal Museo di Arte Cinese ed Etnografica di Parma, sotto la direzione del Museo Nazionale di Arte Orientale di Roma. Alcuni oggetti presentavano urgenti problemi conservativi mentre per altri era richiesto di smontare i vecchi restauri ormai inadeguati per procedere a nuovi interventi.
Un’opportunità di lavoro particolarmente interessante è stata anche quella offerta dall’intervento conservativo su amuleti egittizzanti di epoca fenicio punica, rinvenuti a Tharros, richiesta dalla Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali di Ravenna. La particolarità dell’intervento derivava sia dalle dimensioni degli oggetti, inferiore in genere ai quindici millimetri, sia dalla peculiarità dei materiali di cui risultavano costituiti. Infatti si trattava, in alcuni casi, di faenza silicea (un particolare tipo di ceramica ottenuta da sabbia silicea con contenuti irrilevanti di argilla) e, in altri, di materiale lapideo smaltato. Il restauro è divenuto così anche un momento di approfondimento e studio di questi materiali, condotto in collaborazione con l’Università di Brescia che ha messo a disposizione l’uso di un microdifrattometro che ha permesso indagini non distruttive sugli amuleti in questione.
Un intervento su una plastica in porcellana di particolare rilievo delle collezioni MIC è stato quello condotto su Amore e Psiche della Manifattura Ginori del sec. XVIII. L’opera, pervenuta al Museo già restaurata nel 1938, aveva subito un ulteriore restauro dopo gli eventi bellici a seguito dei danneggiamenti subiti in tale occasione. Nell’ambito di una ricognizione dei materiali recuperati dopo il bombardamento del museo si sono ritrovati in tempi recenti alcuni frammenti pertinenti all’opera, che non erano stati riconosciuti a suo tempo. Si è quindi proceduto a uno smontaggio dell’opera e a una sua nuova ricomposizione ed a un confronto con opere simili prodotte dalla Manifattura Ginori nello stesso periodo, conservate presso altri musei che ha permesso di distinguere tra alcuni interventi in gesso realizzati dalla Manifattura stessa per assemblare le varie parti dell’opera e altri imputabili ai precedenti restauri. Il lavoro si è presentato molto lungo e complesso per la difficoltà di smontare un restauro realizzato con materiali di scarsa reversibilità, per l’ingente numero di frammenti e per la complessità dell’opera da ricostruire.
In occasione dell’inaugurazione della sala dedicata alle targhe devozionali si è inoltre proceduto al restauro di una Madonna di officina robbiana del sec. XVI, di proprietà del Museo del Bargello di Firenze e in deposito presso il MIC di Faenza. Anche in questo caso si è trattato di smontare un precedente restauro che aveva contemplato un assemblaggio maldestro e l’inserimento della ceramica in una base lignea con interposizione di lastre d’ardesia e strati di gesso. Nell’esecuzione del ripristino ci si è attenuti alle specifiche indicazioni del Museo del Bargello.
Tra i progetti del Laboratorio di Restauro del museo citiamo infine quello dedicato alla conservazione programmata delle ceramiche esposte all’aperto a Faenza. L’obiettivo che ci si è dati è quello di mettere a punto un protocollo di manutenzione che consenta di salvaguardare con azioni preventive tali opere, piuttosto che dover procedere a costosi restauri a degrado avvenuto. La prima fase del piano ha previsto la costituzione di una banca dati informatizzata delle opere da salvaguardare che riguarda le opere esposte nel centro storico che quelle più significative presenti al Cimitero dell’Osservanza.

Speciale restauri - pag. 12 [2006 - N.25]

[indietro]