La Madonna del Popolo di Brisighella

Un intervento quasi “miracoloso” ha restituito a Brisighella una statua oggetto di grande devozione popolare

Luisa Masetti Bitelli - Istituto Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna

È incredibile pensare che la Madonna con Bambino, scultura in terracotta ora esposta al Museo Ugonia di Brisighella, sia la stessa che arrivò, in pezzi, al laboratorio modenese di Dina Tacconi per essere sottoposta a restauro.
L’opera cinquecentesca, venerata dai brisighellesi col titolo di Madonna del Popolo, era collocata da tempi immemorabili in una piccola cappella ricavata sul lato del Palazzo comunale, lungo la via del Trebbio, la ripida salita che conduce alla Rocca. Una volta all’anno veniva portata in processione nella chiesa di San Francesco: il basamento in legno presenta ancora i fori in cui venivano inserite le stanghe della portantina. Negli anni Ottanta del secolo scorso venne rimossa dalla sua sede per essere restaurata e al suo posto fu collocata una moderna Madonna in ceramica. Il restauro previsto, però, non fu mai programmato e la scultura rimase per oltre un decennio in vari depositi comunali.
Il progetto di intervento, messo a punto dall’IBACN con i contributi della legge regionale per i musei (L.R. 18/2000 - Piano Museale 2000), aveva lo scopo di recuperare quella immagine devozionale che, pur molto lacunosa, avrebbe potuto nuovamente essere oggetto di ammirazione per il pubblico e anche di studio per esperti.
Prima di dare conto delle operazioni di restauro è opportuno descrivere brevemente le condizioni del manufatto così da comprendere meglio il risultato finale. Il busto della Vergine, privo della testa e del braccio destro, era completamente ricoperto da grossolani rifacimenti in gesso ed era ancorato ad un basamento di legno grazie ad un telaio di ferro, molto arrugginito e abraso. Sul retro della scultura, una colata di scagliola aveva riempito la cavità, tanto da farla sembrare a tutto tondo, quasi sicuramente per renderla più stabile. Il corpo del Bambino era, ed è tuttora, quasi inesistente: privo di braccia e di gambe, con la testa percorsa da una fenditura e il volto privo del piccolo naso. Purtroppo i frammenti, conservati in una scatola di cartone, solo in parte hanno ritrovato una loro collocazione nella ricostruzione dell’opera. Ne è un esempio il piede sinistro della Madonna, rifacimento grossolano in gesso, non utilizzabile.
Dopo una ulteriore ricerca a Brisighella per individuare la presenza di altri pezzi mancanti, il cui esito si è rivelato negativo, si è proceduto al lungo e delicato intervento di restauro. La prima fase è consistita nell’esame dei frammenti disponibili, liberati dagli strati di gesso per meglio individuare il loro posizionamento. La pulitura del manufatto è stata eseguita con spugna imbevuta in acqua deionizzata e soluzione fungicida. In tal modo è stato possibile rimuovere lo sporco e disinfestare le varie parti da muffe e microrganismi depositati nel tempo.
Un ulteriore passaggio ha riguardato il controllo dei rifacimenti e delle stuccature e la messa a punto di piccoli sondaggi di pulitura nelle parti policrome. Tale operazione ha reso possibile innanzitutto l’individuazione delle ridipinture – sul manto e sulla veste della Vergine – e ha consentito di analizzare il tipo di intervento da eseguire. Si è poi proceduto a liberare dal gesso tutta la scultura, compreso le teste della Madonna e del Bambino e alcuni rifacimenti dei panneggi, operazione particolarmente delicata e laboriosa essendo la materia fragile e soggetta a possibili fratture.
Notevolmente alleggerita dalle pesanti aggiunte in gesso, l’opera era pronta per essere riassemblata con l’inserimento di tutti i tasselli ritrovati. Per fare ciò è stata utilizzata resina epossidica bicomponente e perni e staffe in acciaio e vetroresina, di dimensioni variabili secondo la grandezza del pezzo da inserire. Dopo l’intervento sulla policromia, eseguito con impacchi di carbonato di ammonio in soluzione acquosa, si è proceduto alla stuccatura di tutte le fessurazioni e al ritocco. L’ancoraggio della scultura al basamento ligneo, opportunamente pulito e consolidato, è avvenuto con l’inserimento di sostegni metallici che garantiscono la solidità dell’insieme.

Speciale restauri - pag. 11 [2006 - N.25]

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