L'importanza del restauro

Le attività di restauro e conservazione sono operazioni di “tutela, rimozione di pericoli, assicurazione di condizioni favorevoli” per l’opera d’arte, come già sosteneva il grande teorico del restauro Cesare Brandi

Nadia Ceroni - Conservatore del Museo d'Arte della città di Ravenna

Che ogni intervento di restauro debba essere considerato un’azione conservativa con carattere di eccezionalità è un’opinione condivisa da tutti coloro che si occupano di gestione delle raccolte museali e pianificazione delle loro necessità. L’orientamento odierno, condiviso a livello internazionale, va nella direzione della conservazione preventiva, la nuova disciplina che raggruppa tutti gli interventi che devono essere intrapresi per migliorare lo stato di conservazione delle collezioni museali, diminuendo la necessità di interventi diretti sugli oggetti e prolungando l’efficacia di precedenti trattamenti di restauro.
Pur condividendo questa metodologia ed auspicando che dalla sua applicazione possa svilupparsi una consapevole programmazione basata su azioni di piccola entità e basso costo - evitando interventi di restauro per lo più molto costosi e comunque sempre traumatici nei confronti dei beni culturali su cui si eseguono - vorrei prendere in considerazione alcuni aspetti particolari del restauro, in quanto possibile strumento di comunicazione e sensibilizzazione del pubblico ai problemi legati alla conservazione del patrimonio culturale e occasione di condivisione delle problematiche museali con altri partners, pubblici e privati, per il loro superamento o miglioramento.
A questo proposito, in più occasioni la Pinacoteca del Museo d’Arte della città ha dato visibilità a numerosi interventi di restauro, con l’intento di comunicare all’esterno la propria vocazione istituzionale e di contribuire alla conoscenza e alla valorizzazione del patrimonio artistico cittadino.
Nel 2001, ad esempio, la mostra Dare un volto all’Innominato: misteri, scoperte, curiosità dall’arte restaurata è stata l’occasione per restaurare e successivamente esporre al pubblico numerose opere di proprietà comunale, depositate presso uffici pubblici. In quel caso gli interventi di restauro hanno costituito anche uno straordinario momento di approfondimento per la conoscenza delle opere e dei loro autori: nel laboratorio del restauratore, infatti, numeri, cifre, scritte – rimasti nascosti fino al momento del distacco delle opere dalle pareti che le sostenevano – sono ricomparsi sul retro delle cornici o sulle superfici pittoriche, contribuendo a completare la raccolta della documentazione, fondamentale per ricostruire la storia dei dipinti e dei loro artisti.
Di tutto questo ha voluto dar conto la suddetta esposizione, dedicata al pubblico eterogeneo dei non addetti ai lavori, al mondo della scuola, ai visitatori locali che hanno potuto riappropriarsi visivamente e culturalmente di un patrimonio artistico appartenente alla comunità, rimasto per lungo tempo scarsamente valorizzato.
Recentemente altre due importanti opere – Luca Longhi, La Madonna in trono con il Bambino fra i Santi Benedetto, Paolo, Apollinare e Barbara e Nicolò Rondinelli, Madonna col Bambino, Sant’Alberto e San Sebastiano - sono state riesposte in Pinacoteca dopo il loro restauro, documentato in apposite pubblicazioni, distribuite gratuitamente ai visitatori del museo, che hanno potuto conoscere le fasi operative dell’intervento e contemporaneamente acquisire notizie curiose, relative ai “pentimenti” dell’artista e al recupero di zone originali che si ritenevano perdute.
Nel piano di gestione delle proprie collezioni, prendere atto delle necessità conservative delle singole opere – tramite l’analisi e la quantificazione numerico-economica degli interventi di restauro che sono stati eseguiti nel corso degli anni - può significare anche prendere coscienza della loro frequente vulnerabilità al deterioramento e danneggiamento.
Ecco allora che un ragionamento sulle misure preventive da avviare, onde evitare quelle condizioni che possono ulteriormente favorirne il degrado, assume un’importanza fondamentale anche se di lunga e difficile soluzione.
Già nel 1989, grazie all’utilizzo di termoigrografi – che avevano registrato variazioni allarmanti di Temperatura e Umidità Relativa nella zona della Pinacoteca denominata “cellette” – si provvide all’installazione di numerose tavole di piccolo formato all’interno di climabox, nei quali la stabilizzazione dell’umidità veniva garantita dalla presenza di gel di silice. Si trattò di un intervento di conservazione preventiva che permise di salvaguardare le opere anche da eventuali atti vandalici, furti, agenti inquinanti e depositi di polveri.
In anni più recenti i termoigrografi sono stati sostituiti da strumentazioni elettroniche più sofisticate, in grado di fornire in tempo reale l’andamento e le variazioni delle condizioni ambientali, grazie all’adesione del Museo al progetto pilota MUSA, realizzato da IBC e CNR/ISAC. Si tratta di una rete intermuseale per la gestione a distanza della conservazione dei beni artistici che offre ai musei un concreto aiuto per la tutela del patrimonio culturale, contestualmente alle condizioni ambientali in cui esso viene a trovarsi.
Poiché il controllo del microclima ambientale e la sua ottimizzazione sono divenuti obiettivi prioritari, il Museo d’arte della città, in collaborazione con l’Ufficio Tecnico del Comune di Ravenna, hanno avviato le procedure necessarie all’affidamento di un incarico di progettazione destinato alla realizzazione di un impianto di condizionamento/raffrescamento che tenga conto dell’intero complesso della Loggetta Lombardesca.
In questi ultimi mesi, inoltre, grazie all’inserimento nel progetto Musa e alla sensibilità dimostrata nei confronti del tema della conservazione, un campione rappresentativo di opere esposte nella Pinacoteca di Ravenna sono state selezionate per lo studio sperimentale di un modello catalografico finalizzato alla conservazione del patrimonio artistico, avviato nel 2005 dall’Istituto regionale per i Beni Artistici, che verrà presentato al Salone di Ferrara-edizione 2006.
Nella Teoria del restauro di Cesare Brandi, di cui ricorre in questi giorni il centenario della nascita – (Siena, 8 aprile 1906) – al restauro preventivo si attribuiva il significato di “tutela, rimozione di pericoli, assicurazione di condizioni favorevoli” per l’opera d’arte. Questa definizione, che si avvicina alla moderna concezione degli interventi conservativi, dimostra l’attualità di un testo ancora fondamentale per quanti vogliano approfondire la conoscenza dei problemi e degli aspetti teorici del restauro.

Speciale restauri - pag. 8 [2006 - N.25]

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