Il MIC e la crescita di un patrimonio

Le donazioni al Museo Internazionale delle ceramiche di Faenza dal dopoguerra ad oggi

Jolanda Silvestrini - Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza

Con i bombardamenti del 1944 il patrimonio che aveva fatto del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza un centro universale di documentazione e di studio era andato quasi completamente perduto. Sotto le fiamme scomparvero 22 sale di esposizione, 22.196 opere inventariate, 10.800 volumi, 10.262 cartoni della Fototeca e molto altro: una perdita stimata in 56.433.500 lire dell’epoca. Negli anni a seguire Gaetano Ballardini bussò alle porte di collezionisti italiani e stranieri e intrecciò una fitta rete di corrispondenza attraverso tutti i continenti; a dimostrazione della stima che Ballardini aveva saputo guadagnarsi, giunsero da tutte le parti del mondo donazioni da Musei, Gallerie, Enti, collezionisti, artisti che collaborarono fattivamente alla rinascita del Museo: i primi importanti contributi delle future collezioni.
Tra le tante donazioni del dopoguerra, per quanto riguarda il settore italiano, ricordiamo: Ugolini, Bonini, Fioroni, Mereghi, Rusconi, Pedicini, Menghi, Cora, Cantagalli, Chini, Mariani. Ci furono anche donazioni di pezzi unici di estremo valore come ad esempio il piatto istoriato di Nicolò da Urbino inviato da Rackham e il piatto Colomba della Pace espressamente creato da Picasso per il Museo. Nel 1953 il Museo poteva ormai contare su ben 24 sale di esposizione, con 6045 pezzi, 9877 volumi in Biblioteca, 7851 fotografie nella Fototeca.
Giuseppe Liverani, succeduto a Ballardini, completò l’opera di rinascita arricchendo il Museo con più di ventimila opere grazie ad acquisti e doni. Troppi sarebbero i nomi dei donatori da citare, ricordiamo i legati di: Mereghi di Roma; Zauli Naldi, Regoli, Galli, Masironi di Faenza; Rusconi di Roma; Bazzocchi di Cesena; Haumont di Sèvres; Fantucci di Dovadola; Nagura di Tokyo; Orombelli di Milano; Bonini e Ugolini di Pesaro; Ginori Lisci di Firenze. Infine doni di artisti quali Picasso, Matisse, Rouault, Leger, Gambone. La Biblioteca integra i vuoti causati dalla guerra grazie anche alle donazioni di raccolte tra le quali quella di Haumont, di Cicognani e di Zauli Naldi. Dal 1953 al 1977 il Museo registra queste cifre: le collezioni passano a 24.695 opere inventariate; la Biblioteca a 30.574 volumi; la Fototeca a 15.126 fotografie.
Negli anni di direzione di Gian Carlo Bojani si ha una crescita ulteriore del patrimonio librario che, se nel 1979 contava 30.574 volumi, ora è giunta a possedere circa 58.000 unità bibliografiche. A queste si aggiungono le edizioni a stampa dei secoli XVI-XVIII, i cataloghi d’asta, i 400 periodici in corso e gli oltre 600 cessati. Tra le più recenti donazioni librarie va menzionato il fondo Fanfani costituito da 868 volumi, il fondo Gasparini Brunori di 896 volumi e quello Vallauri Galluppi di 81 volumi e 17 periodici.
Negli ultimi venticinque anni anche il patrimonio ceramico ha avuto un forte incremento, grazie anche alle donazioni che si sono susseguite a cadenza quasi annuale: da 24.695 opere del 1979 se ne contano oggi oltre 38.000. Citiamo la donazione Cora di un migliaio di pezzi, quella di Fanfani di 165 pezzi, poi via via molte altre: Rivoli Fanti, Nediani, Vallauri Galluppi, Laffi Petracchi, Gasparini Brunori, Gregorj, Parisi Zerbini, Mosca. Ricordiamo anche i lasciti dei faentini Bubani, Golfieri, Bracchini, Cova, Zucchini, Liverani. Il Museo si è andato arricchendo anche di ceramica contemporanea con doni degli stessi artisti - Bucci, Burri, Campi, Castagna, Ciarrocchi, Fabbrini, Lega, Ghinassi, Recalcati - di manifatture e di artisti partecipanti al biennale “Premio Faenza”.
Nel 1995 il Museo è divenuto Istituzione e nel 2002 si è trasformato in Fondazione autonoma: un momento decisivo della sua vita che vede, per la prima volta, l’ingresso nella gestione del Museo di altri Enti, Istituti e privati. L’art. 6 dello Statuto della Fondazione prevede che donazioni o disposizioni testamentarie pervenute alla Fondazione vadano a far parte del suo Fondo di gestione e che le rendite e le risorse che costituiscono tale Fondo siano impiegate per il suo funzionamento e la realizzazione dei suoi scopi. In base all’art. 16 dello stesso Statuto è previsto che, in caso di estinzione della Fondazione, il patrimonio residuo sia devoluto al Comune di Faenza per il perseguimento delle finalità culturali del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza.

Speciale donazioni - pag. 0 [2005 - N.24]

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