La cultura delle donazioni

Cosa c’è dietro alle donazioni, dalla necessità di sapere “al sicuro” la propria collezione alla consapevolezza di mettere a disposizione del vasto pubblico opere preziose

Franco Gàbici - Capo Reparto delle Attività scientifiche e museali del Comune di Ravenna

Per fortuna non tutti la pensano come il verghiano Mazzarò, che dopo aver accumulato “roba” per tutta la vita, giunto alle soglie della vecchiaia si pone drammaticamente il problema: “Sicché – scrive Verga nella novella La Roba – quando gli dissero che era tempo di lasciare la sua roba, per pensare all’anima, uscì nel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzando a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini, e strillava: Roba mia, vientene con me!”.
Non sono pochi, invece, quelli che pensano di effettuare donazioni a enti o istituzioni per salvaguardare il loro patrimonio, spesso frutto dell’appassionato collezionismo di tutta una vita e, in molti casi, anche di notevoli sacrifici economici. Grazie a questi gesti, molti materiali possono essere non solo conservati ma messi a disposizione del pubblico.
Molto spesso una donazione sottende un atto di necessità da parte del donatore che, magari a malincuore, si vede costretto a disfarsi del proprio patrimonio per mancanza di spazio. Non necessariamente, però, le donazioni sono effettuate da eredi che si sono trovati sulle spalle un ingombrante patrimonio da gestire o forse da smaltire. Anzi nella maggior parte dei casi è lo stesso proprietario del patrimonio a gestire direttamente la donazione, spinto da un senso di mecenatismo ma anche dalla volontà di garantire alla propria collezione una nuova vita o di onorare la memoria di una persona, come è stato il caso recente della donazione della biblioteca privata di Mario Guerrini, che ora fa parte della biblioteca della Fondazione Casa Oriani, che in tal modo ha integrato le proprie raccolte risorgimentali con alcune interessanti pubblicazioni.
L’estate scorsa il prof. Lucio Gambi, docente dell’Università di Bologna e considerato il più grande geografo italiano, ha lasciato alla Istituzione Classense la sua biblioteca di oltre 15 mila volumi e soprattutto una ricchissima cartografia. Questa è l’ultima di una serie di donazioni che ha arricchito il patrimonio culturale della biblioteca ravennate, che nel secolo scorso ha acquisito numerosi fondi fra i quali ricordiamo quelli di Corrado Ricci, Luigi Rava, Manara Valgimigli e monsignor Mario Mazzotti, i quali con la donazione delle loro ricchissime biblioteche hanno inteso arricchire il patrimonio culturale della loro città.
A volte la donazione è legata a un evento culturale, come è accaduto per Remo Muratore il cui archivio, dopo essere stato in mostra, è stato donato alla Classense che in questo modo ha notevolmente incrementato le proprie raccolte grafiche.
Una delle donazioni più comuni riguarda tuttavia il patrimonio librario e pertanto succede frequentemente che, soprattutto in concomitanza di traslochi o di cambi di residenza, si pensi di disfarsi della propria biblioteca affidandola a una biblioteca pubblica. Purtroppo la qualità delle donazioni lascia spesso a desiderare e pertanto è invalsa l’usanza di verificare la consistenza e la qualità del prodotto prima di incamerarlo.
Molto spesso dietro al gesto della donazione è implicita la richiesta di una adeguata conservazione per un materiale di grande interesse. È il caso, ad esempio, dei materiali appartenuti al maestro Francesco Balilla Pratella, che la figlia Eda ha consegnato alla Biblioteca Trisi di Lugo. Il maestro Pratella, nativo di Lugo, ha firmato il primo manifesto della musica futurista e occupa un ruolo di primo piano nel panorama musicale italiano e pertanto la donazione ad una pubblica biblioteca di materiali personali costituisce indubbiamente un atto importante a beneficio degli studiosi che in questo modo hanno la possibilità di accedere a documenti altrimenti di difficile consultazione.

Speciale donazioni - pag. 0 [2005 - N.24]

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