Delizie del passato, delizie del presente

La donazione di opere di artisti americani e italiani provenienti dalla collezione Panza di Biumo arricchisce le sale del Palazzo Ducale di Sassuolo

Antonella Tricoli - Incaricata per il Sistema Museale Provinciale di Modena

È ormai noto, non solo agli esperti di storia dell’arte, lo splendore del Palazzo Ducale di Sassuolo, “delizia” dei duchi d’Este; l’edificio, originariamente dimora castellana, acquisì nel corso del Seicento appunto l’aspetto di “delizia”: in quanto luogo di svaghi e di villeggiatura, anche l’arredo, ridotto all’essenziale, assunse la caratteristica, effimera e mutevole, di un insieme di oggetti influenzati dalla moda del periodo.
L’essenzialità degli ambienti, pur nella grande ricchezza decorativa di affreschi e stucchi candidi, si sposa perfettamente con l’essenzialità e ieraticità delle opere Minimal dei dipinti e delle sculture di artisti americani e italiani che fanno, dell’insieme, un evento pittorico-architettonico e plastico unico: i manufatti artistici, ospitati nell’Appartamento Stuccato e Dorato, sono stati commissionati appositamente da Giuseppe Panza di Biumo per gli alloggiamenti di quelle stanze, un tempo destinati alle collezioni ducali disperse. Il conte Panza di Biumo, figura assai importante e carismatica del collezionismo d’arte della seconda metà del XX secolo, già dagli anni Cinquanta ha intrattenuto rapporti con gli artisti americani più all’avanguardia, cominciandone a collezionare, nella villa rinascimentale di Varese, le opere più significative.
Monochromatic Light, il titolo dell’esposizione di Sassuolo, ben spiega la natura, appunto monocromatica, di questi lavori, prima offerti in comodato gratuito per il Palazzo poi con atto liberale definitivamente donati. Il «Progetto Contemporaneo», patrocinato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e Direzione Generale per l’Architettura e le Arti Contemporanee, è stato condiviso anche dall’Accademia Militare di Modena (che ha in custodia il prestigioso complesso), dalla Regione Emilia-Romagna, dalla Provincia di Modena, dal Comune di Sassuolo, con il concorso della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e di Assopiastrelle. Il progetto, partito nel 2001, è stato voluto dall’allora Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico di Modena e Reggio-Emilia, Filippo Trevisani, che, lungimirante, ha guardato attentamente il Palazzo vedendoci un possibile centro di produzione culturale e di ricerca sull’attualità, di collaborazione e scambio, obiettivo già in parte raggiunto grazie alla straordinaria commistione di antico e contemporaneo di memoria e avanguardia. Sala dopo sala si respira un’aria di internazionalità, soprattutto di perfetta simbiosi con la natura del posto: un complesso architettonico e naturalistico in cui la luce e il colore dell’immenso parco esterno fanno a gara con i lampi coloristici dell’interno, in grado – come i duchi ben sapevano – di trafiggere direttamente l’anima con il piacere dell’arte.
Anne Appleby, Lawrence Carroll, Timothy Litzman, Winston Roeth, David Simpson, Phil Sims, Ettore Spalletti – ora è stata aggiunta una scultura creata ad hoc da Maurizio Mochetti intitolata Blue Bird CN7 – hanno riempito di nuovi capolavori le stanze e quelle cornici che, un tempo, furono cruccio e delizia per l’immaginazione di Francesco I d’Este come di altri duchi di Modena: textures diverse, supporti diversi, reazioni differenti alle onde luminose, forme diverse di reinterpretazione del colore. Le sperimentazioni monocromatiche sono porte di accesso agli universi della mente.
Nella Camera degli Incanti Spalletti interpreta il monocromo come l’incanto dell’irraggiungibilità del colore, la mutevolezza dell’impressione, lo scherzo del gioco artistico; in quella della Musica Simpson ha collocato opere intitolate Rosa Mystica dai colori delicati che contengono la segreta magia del fiore proibito; nella Camera dei Sogni Litzman tratta l’oscillazione, la sfumatura della tinta, l’indeterminatezza dell’intonazione come fossero note di una musica che accompagna nel mondo onirico; Carroll nella Camera della Fama contraddice quel nome con l’umiltà della cruda materia, rivolta il guanto e mostra come l’Arte sia ricca e allo stesso tempo povera, comunque e sempre protagonista... Grazie a questa donazione si è attuata una delle tante forme possibili di compenetrazione di materia e concetto, di perpetuazione della sempre mutevole idea del Bello, dunque di opera d’arte “totale”.

La pagina del Sistema Museale dalla Provincia di Modena - pag. 0 [2005 - N.24]

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