Pineta o Querco-Carpinetum boreoitalicum?

La pineta di Ravenna, a metà tra il bosco-parco e la testimonianza di vegetazioni scomparse

Massimiliano Costa - Ufficio Parchi e Zone Umide della Provincia di Ravenna

Prima delle bonifiche avviate dagli antichi Romani, proseguite nel Medioevo e terminate tra il XVIII e il IXX secolo, la pianura Padana si presentava come un’estesa foresta planiziale, su suoli umidi alluvionali. Questo antico bosco era dominato dalla farnia (Quercus robur), quercia tipica delle pianure continentali europee, e dal carpino bianco (Carpinus betulus), albero parente del nocciolo, amante dei climi freschi e diffuso in Europa dalle aree di pianura fino alla media montagna.
Questa associazione forestale, tipica della pianura Padana, è denominata Querco-Carpinetum boreoitalicum. Di essa rimangono piccoli relitti sparsi nell’alta pianura lombarda, piemontese, veneta e friulana, tutti profondamente alterati nella struttura forestale dagli usi del passato e dalle ridotte dimensioni, che non garantiscono la conservazione del microclima idoneo a questo tipo di foreste.
Il più esteso complesso di foreste planiziali della pianura Padana si trova, tuttavia, a Sud del fiume Po, lungo le coste di Ravenna, tra il fiume Reno e Cervia. Sono i tre relitti dell’antica pineta di Ravenna: San Vitale, Classe, Cervia. Boschi in cui alla foresta padana è stato imposto il pino domestico (Pinus pinea). I primi ad introdurre questa specie originariamente presente soltanto lungo il litorale tirrenico, furono gli antichi Romani, pare a partire dal VI secolo d.C. Il pino fu importato sulle coste adriatiche come fonte di legname e come albero da frutto, per i preziosi pinoli ricchi di grassi vegetali di facile conservazione. Le attuali pinete di San Vitale, Classe e Cervia sono, però, di epoca medioevale, poiché il territorio su cui attualmente sorgono questi boschi era, in epoca Romana, occupato dal mare. Sotto questa coltre di pini di impianto artificiale vegetano i residui dell’antico bosco padano di latifoglie, conservati proprio grazie all’importanza locale della foresta di conifere piantata dall’uomo. Il bosco attuale, però, non è più il Querco-carpinetum boreoitalicum, poiché il si è perso il microclima fresco e umido della pianura Padana, mantenuto proprio dalle vaste estensioni forestali.
Il bosco naturale attuale è descritto come “aggruppamento a Quercus robus e Quercus pubescens”, in cui alla farnia si associa la roverella (Quercus pubescens), quercia di climi più caldi e asciutti. Il carpino bianco c’è ancora, ma non è più dominante; fa parte delle specie di corteggio, tra cui troviamo acero campestre (Acer campestre), pioppo bianco (Populus alba), olmo campestre (Ulmus minor) e il raro carpino orientale (Carpinus orientalis), parente levantino del carpino bianco, la cui diffusione ad Ovest raggiunge il limite proprio lungo le coste adriatiche.
Nelle zone più umide il bosco cambia e divengono dominanti specie igrofile, come frassino ossifillo (Fraxinus oxycarpa), ontano nero (Alnus glutinosa) e salice bianco (Salix alba), mentre sulle dune fossili il terreno arido determina la dominanza del leccio (Quercus ilex), quercia sempreverde tipica dei boschi mediterranei.
Diverse sono la storia e l’assetto forestale delle pinete litoranee, quelle di impianto recente. Sono state realizzate negli ultimi 100 anni, e spesso solo poche decenni fa, utilizzando un albero esotico alla flora italiana, il pino marittimo (Pinus pinaster), naturalmente presente sulle sponde del Mediterraneo occidentale. Inoltre, questi boschi non sono stati aggiunti ad un bosco preesistente, ma sostituiti ad una vegetazione per struttura del tutto diversa, snaturandola profondamente. La formazione in questione, che può essere definita “macchia adriatica” è un cespuglieto tipico dei litorali tra Ravenna e Trieste, costituito da olivello spinoso (Hippophae rhamnoides), Ginepro comune (Juniperus communis), fillirea (Phillyrea angustifolia), agazzino (Pyracantha coccinea).
Le pinete storiche conservano gelosamente al loro interno specie di floristiche di grande pregio, tra cui vanno ricordate: apocino veneto (Trachomitum venetum) pianta delle steppe asiatiche che raggiunge ad Ovest il litorale nord-adriatico, canna di Ravenna (Erianthus ravennae) elofita emblematica e caratteristica dei litorali mediterranei, violetta d’acqua (Hottonia palustris) idrofita dalle belle fioritura lilla pallido, eliantemo jonico (Helianthemum jonium.) endemismo dell’Italia peninsulare che raggiunge in Romagna il limite Nord di distribuzione.

Speciale centenario della Legge Rava e Beni ambientali - pag. 10 [2005 - N.23]

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