Paladino va in scena al MAR

Pubblico Esposte a Ravenna le opere che documentano l’attività di Mimmo Paladino per il teatro

Nadia Ceroni - Conservatore Museo d'Arte della Città

Il Museo d’Arte della città di Ravenna dedica a uno dei maestri della Transavanguardia un inedito allestimento di sculture, fotografie, disegni, dipinti e bozzetti che documentano più di venti anni di dialogo dell’artista con il teatro. Nato a Paduli, in provincia di Benevento nel 1948, affascinato dalla visione degli artisti Pop americani alla Biennale del 1964, Domenico Paladino espone per la prima volta a Napoli nel 1968 presso la Galleria Carolina di Portici, presentato da Achille Bonito Oliva, il critico d’arte che lo affiancherà nel corso di tutta la sua carriera artistica.
Rappresentante del nucleo storico della Transavanguardia – assieme a Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi e Nicola De Maria – Paladino è noto al pubblico ravennate per aver partecipato a numerose mostre collettive negli spazi della Loggetta Lombardesca: Anniottanta (1985); Arte Santa (1986); Disegnata (1987); L’autoritratto non ritratto (1988); Musica da camera (1990). Due sue opere sono presenti nella Collezione Contemporanea del museo: Vanità, mosaico realizzato nel 1988 e L’albero della vita, cartone preparatorio per un mosaico pavimentale, realizzato nel 1984 per il Parco della pace a Ravenna.
Giornate di studi in memoria di Giuseppe Bovini
Il Centro Internazionale di Documentazione sul Mosaico, nuova sezione del Museo d’Arte della città di Ravenna organizza un convegno di studi dedicato alla chiesa di San Michele in Africisco, dal titolo S.Michele in Africisco e l'età giustinianea.Giornate di studi in memoria di Giuseppe Bovini, che si terrà il 21 e 22 aprile 2005 presso la Sala dei Mosaici (in P.zza Kennedy) di Ravenna.
Interverranno per l’occasione eminenti studiosi italiani e stranieri.
Artista di fama internazionale, l’opera di Paladino “ha le divisioni tipiche dell’arte tradizionale, esplicandosi nel campo della pittura, della scultura e della grafica”. In essa ricorrono immagini che rimandano ad un universo arcano e primitivo, dove le forme sono tradotte in segni eleganti e semplificati, “anzi, è proprio il passaggio dall’immagine, come linguaggio analogico, al segno, dove l’immagine ha un significato logico, a costituire il tratto più tipico dell’universo formale di Paladino”.
All’interno della sua vastissima produzione artistica – che comprende superfici di grandi dimensioni e opere di forte impatto visivo, grandi sculture in bronzo e installazioni in cui sperimenta la contaminazione tra le diverse forme espressive, ma anche composizioni tendenti ad un evidente rigore e alla semplificazione delle strutture – il 1990 segna l’anno in cui inizia il suo intenso rapporto con il teatro: invitato dal regista Elio De Capitani e da Franco Quadri, allora direttore della Fondazione Orestiadi, realizza la scenografia della Sposa di Messina di Schiller.
La passione per il disegno – che è costante nel lavoro di Paladino e sfocia nell’incisione – è il tema centrale delle mostre allestite a Trento e a Torino negli anni 1992 e ’94. Primo fra molti artisti italiani, nel 1994 espone anche a Pechino, celebrato dal gotha della critica d’arte contemporanea cinese.
Dopo la mostra al Belvedere di Firenze, nel 1993, l’artista ha di nuovo modo di dialogare con uno spazio urbano realizzando nel ’95 una memorabile montagna di sale in Piazza Plebiscito a Napoli, avvenimento che gli procura ulteriori richieste di installazioni in contesti architettonici: Poggibonsi, Positano, Cosenza. Altri interventi per il teatro vengono realizzati nel 2000, tra cui le scenografie dell’Edipo Re con la regia di Mario Martone per il Teatro Argentina di Roma, per le quali Paladino vince il Premio UBU come miglior scenografo.
Per la Fondazione del Teatro San Carlo di Napoli realizza nel 2002 la scenografia del Tancredi e nel 2004 le scenografie per l’Edipo a Colono, rappresentato a Roma per la regia di Mario Martone, che gli fanno vincere il Premio UBU per la seconda volta.

Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 17 [2005 - N.22]

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