Il Mic rinnova la ceramica italiana

Al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza verrà avviato il riallestimento delle sezioni dedicate alla ceramica italiana
Il MIC in Faenza conserva una raccolta unica nel mondo non solo per le dimensioni, si pensi che lo spazio espositivo è attualmente di circa 9.000 metri quadrati con oltre 2.000 opere ma anche per la qualità e varietà delle raccolte. Sono infatti documentate non solo la grande produzione italiana ed europea del Rinascimento e l’arte contemporanea, italiana ed internazionale, rappresentata dai maggiori artisti del Novecento ma anche diverse realtà come la ceramica nell’America precolombiana, nella Grecia classica, nell’età romana, nel Medio Oriente e nell’Arte islamica.
Esporre raccolte di queste dimensioni è sempre complesso e richiede attenzione a molteplici aspetti. Una complessità che ancora una volta si è riscontrata presso il Museo quando, per necessità di riordino e sistemazione di una parte del percorso, si è iniziato a lavorare alla proposta di riassetto delle sezioni del ’600-’700 e ’800 italiano. Si tratta di sezioni particolarmente importanti sia per la sua collocazione e dimensione in due lati del quadrilatero storico che per la funzione museale di cerniera tra la ceramica rinascimentale e la produzione di arte contemporanea del Novecento.
Basti pensare che per la sola produzione faentina nel periodo interessato si passa dalla grande stagione dei bianchi ai nuovi caratteri distintivi dati dalla ricerca tecnica (“terzo fuoco” e terraglia) e dall’incessante rinnovamento decorativo con tematiche floreali, rovine romantiche, motivi “all’olandese” ed altresì influssi estremo-orientali, che daranno vita alle “cineserie”. Nell’Ottocento la ceramica faentina si esprime soprattutto in repertori di gusto popolare, devozionale e d’uso domestico, anche se alla fine del secolo non mancano brillanti esperienze come il “ritratto” su ceramica e l’eclettismo, che rivaluta gli stili del passato.
Rinnovare l’esposizione vuol dire mettere in evidenza queste caratteristiche della ceramica faentina e documentare l’evoluzione della ceramica italiana nel contesto del percorso più generale del museo. L’itinerario di visita nella nuova proposta parte dalle ultime vetrine del Rinascimento italiano, dedicate a Castelli d’Abruzzo e prosegue con l’Abruzzo e con le altre officine meridionali per poi documentare la produzione del Sei-Settecento dell’Italia Centrale e dell’Italia Settentrionale. Arrivati alla fine della lunga sala orientale del quadrilatero storico del museo si svolta nell’importante salone di ingresso al primo piano dove il progetto prevede la collocazione della produzione faentina, con opere che dal ’600 e ’700 documentano sino allo storicismo e al ritratto tardo ottocentesco. Terminata questa sala il percorso prevede il ritorno nell’altra sala con una visita sul lato opposto delle bacheche e la possibilità di passare dalla ceramica italiana dell’Ottocento alla parte nuovo del Museo con l’esposizione delle ceramiche del Novecento e delle opere di arte contemporanea con autori internazionali come Picasso e con tutti i vincitori del Premio Faenza.
La nuova esposizione permette una visita chiara, con la sequenzialità cronologica data dal passaggio ininterrotto dal Rinascimento Italiano al Novecento e la valorizzazione della produzione faentina, inserita nel percorso all’ingresso del primo piano consentendo al visitatore di scegliere tra l’iniziare la propria visita dalle sale dell’Arcaico e del Rinascimento faentino o dalla sale con la produzione faentina del Settecento e Ottocento.
Nel corso della progettazione della nuova esposizione è stato deciso che le bacheche dovranno avere oltre alle caratteristiche standard di sicurezza alcuni aspetti funzionali privilegiati quali la visibilità ampia, una buona illuminazione e una facilità di manutenzione e pulizia interna.
Altro aspetto molto importante è quello della selezione delle opere da mettere in mostra, realizzato dagli esperti scientifici con un attento lavoro di studio e ricerca. Si tratta infatti di selezionare tra le più di 4.000 opere del periodo appartenenti alle collezioni del museo per arrivare ad una scelta di circa 900 opere che si è calcolato possano essere contenute negli spazi individuati.
Ultimo aspetto esaminato è stato quello relativo alla didattica e alle didascalie individuando nel sistema in adozione una occasione per determinare moduli tipo per la didattica che verranno estesi in modo progressivo alle restanti raccolte del museo.
L’occasione di rinnovare due sezioni delle esposizioni del Museo si è dunque confermata come un momento per pensare più complessivamente alle funzioni e attività museali, cercando soluzioni adeguate per una raccolta ampia che deve essere attraente sia per un pubblico di specialisti e per quanti si avvicinano, magari per la prima volta, alla ceramica. Con la speranza e l’impegno che cresca sempre di più il numero di coloro che iniziano a rivolgere interesse e passione nella ceramica.

Speciale Piano Museale - pag. 13 [2004 - N.20]

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