Quando la vita quotidiana e il territorio "modellano" il Museo

La millenaria storia della produzione ceramica collega località, monumenti, parchi, siti naturalistici della provincia modenese

Antonella Tricoli - Antonella Tricoli

Il fascino di un territorio non scaturisce soltanto dall’aspetto paesaggistico-naturalistico, oppure da quello storico-artistico, ma anche dalla tradizione lavorativa, dalla storia dell’artigianato, dalla produzione locale, che rispecchia le caratteristiche, il gusto, la capacità di saper sfruttare risorse naturali, energie e sinergie di una determinata zona.
Nei luoghi della provincia modenese ricchi di fascino, di avite tradizioni, impreziositi da architetture pregevoli, si può rintracciare un filo rosso che, costituito dalla millenaria storia della produzione ceramica, collega località, monumenti, parchi, siti naturalistici. Dall’antichità ai giorni nostri l’artigianato ceramico ha caratterizzato l’attività produttiva del territorio dando forme d’arte ad oggetti d’uso quotidiano, realizzati su larga scala: dal vasellame domestico – la “rozza terracotta” – alla ceramica fine da mensa, dai coppi e dalle tegole antiche alle coperture fittili delle case d’oggi, dai “manubriati” ai mattoni contemporanei, dalle “esagonette” pavimentali alle piastrelle decorate l’arte ceramica ha progressivamente lasciato maggiore spazio alla creatività. Il filo della narrazione parte da un’epoca che precede quella storica, cioè da quando le popolazioni costruivano capanne su cumuli di terra artificiali. Il nuovo Parco archeologico e Museo all’aperto della Terramara di Montale, attraverso ricostruzioni di capanne e di attività quotidiane, racconta la storia della “civiltà delle terramare” che si affermò nella pianura tra la fine del XVII e il XII secolo a.C., circa 3600-3100 anni fa. La produzione ceramica consisteva nella modellazione a mano di vasellame dalla “grana grossa”, oppure simile al bucchero, caratterizzato dalla inconfondibile decorazione ad anse “canaliculate” e “cornute”, veri e propri marchi di stile. La ricostruzione di una fornace del periodo permette ai numerosi visitatori, più o meno giovani, di fare l’emozionante esperienza della modellazione e della cottura dei manufatti secondo la tecnica antica. Tracce di centri di lavorazione fittile nel territorio sono emerse durante ricognizioni archeologiche di superficie, che hanno palesato resti appartenenti a epoche assai diverse: dall’età del rame, del bronzo, del ferro, fino all’epoca romana e medievale; si tratta di fornaci che sono state riprodotte “alla maniera antica”, secondo le caratteristiche di quelle epoche, nel Museo della Ceramica di Fiorano Modenese, sicuramente all’avanguardia dal punto di vista museografico. Ospitato nel suggestivo castello di Spezzano di origine duecentesca, adibito nel Cinquecento a residenza signorile, il Museo illustra, lungo un coinvolgente percorso didattico, l’evolversi delle tecniche produttive fino ai giorni nostri, soprattutto attraverso riproduzioni di oggetti, strumenti e fornaci.
Molti furono, prevalentemente in età romana, gli impianti di produzione nel territorio fioranese, tra i quali si segnalano una fornace della seconda metà del II secolo a.C., rinvenuta in località Torre delle Oche, una seconda a Spezzano e un’altra a Cameazzo. Nel Medioevo permangono centri produttivi a Fiorano, Fogliano, Maranello, Nirano, Sassuolo, che, in modi e forme diverse, costituiscono il distretto industriale odierno. Il Centro di Documentazione dell’Industria Italiana delle Piastrelle di Ceramica si trova nella Palazzina della Casiglia, detta “Cassina di Caccia”, edificata, nei pressi di Sassuolo, intorno al 1560 per volere del signore Ercole Pio; questa è la sede di Assopiastrelle che ha voluto la nascita del Museo Internazionale della Piastrella, divenuto un riferimento non solo nazionale ma anche internazionale. Esso raccoglie gli esemplari più significativi da un punto di vista creativo, artistico, tecnologico e di ricerca, e illustra l’iter che va dal prototipo originale alla produzione su ampia scala. Tra i designers dei preziosi motivi decorativi figurano Piero Dorazio, Renato Guttuso, Bruno Munari, Gio Ponti, Ettore Sottsass.
Questa breve rassegna di “cultura ceramica” modenese testimonia quanto la quotidianità, gli aspetti sociali – oltre che l’identità di un territorio caratterizzata anche dalla storia produttiva – possano “modellare” l’idea del museo, adattandola, come un guanto, all’unicità dell’ambiente dal quale essa scaturisce.

La pagina del Sistema Museale dalla Provincia di Modena - pag. 6 [2004 - N.20]

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