A Faenza il Museo del Teatro

Oltre 5000 reperti provenienti dalla collezione di Arnaldo Minardi, raccolta nei primi trent'anni del secolo scorso, troveranno sede a Palazzo Milzetti

Anna Rosa Gentilini - Direttore della Biblioteca Comunale Manfrediana di Faenza

Il Sistema Museale della Provincia di Ravenna, che negli ultimi anni si è progressivamente ampliato con l'adesione di numerosi musei con vocazioni e patrimoni diversi, sta ora allargandosi con l'annessione di altre importanti raccolte. In questa nuova fase è in programma anche l'apertura del Museo del Teatro di Faenza, che fa parte delle collezioni della Biblioteca Comunale Manfrediana. Il Museo del Teatro è la raccolta, formata nel primo trentennio del secolo scorso, dal cavalier Arnaldo Minardi, allora direttore del locale ufficio postale, che dedicò tutta la vita a reperire e riordinare, acquistando da privati e sul mercato antiquario, documentazione bibliografica e oggettistica inerenti la storia dello spettacolo e della musica. La collezione, nel suo complesso, è formata da oltre 5.000 pezzi, la maggior parte dei quali sono volumi di carattere teatrale, libretti d'opera, articoli di giornale, autografi che vennero catalogati e inseriti nel patrimonio della Biblioteca, al momento della donazione avvenuta nel 1931. Gli strumenti musicali, i costumi di scena, i ritratti e una serie di incisioni furono ordinati in un locale a piano terra della Biblioteca ed il Museo fu inaugurato nell'estate del 1933. A parte la parentesi bellica, il Museo è rimasto aperto al pubblico nella Biblioteca fino al 1984, quando, per ragioni di spazio venne trasferito, in attesa di una diversa sistemazione, al secondo piano di Palazzo Milzetti. Palazzo Milzetti, che nel frattempo è divenuto museo statale, è stato interessato da radicali lavori di restauro, ma soprattutto dall'adeguamento complessivo dell'impiantistica e dal superamento delle barriere architettoniche. Si stanno verificando, quindi ora le condizioni per progettare un nuovo allestimento, nell'ottica di una collaborazione sempre più stretta tra Amministrazione locale e organi decentrati dell'Amministrazione statale. Il patrimonio del Museo del Teatro non ha un carattere particolarmente omogeneo, infatti a fianco di un raro strumento musicale del sec. XVI si trovano le più svariate curiosità, tra cui alcuni strumenti popolari di provenienza africana. Tra i pezzi di maggiore pregio segnaliamo due virginali, rispettivamente del '500 e del '600, una ghironda e alcuni bozzetti scenografici di Romolo Liverani. La prima spinetta reca, al di sopra della tastiera, la firma del costruttore e la data: "Joseph Salodiensis Fecit 1558", è stata restaurata e riportata in condizioni di essere suonata, se pur non con tutte le sonorità dell'epoca originaria per la sostituzione di alcune parti. La ghironda è un esemplare piuttosto tardo, stranamente realizzato a Faenza dal faentino Francesco Sangiorgi, più noto come costruttore di carrozze; essa non appartiene alla tradizione musicale emiliano-romagnola, quanto piuttosto a quella francese. I bozzetti scenici di Romolo Liverani, unitamente ad alcuni ritratti di cantanti d'opera che si sono esibiti al teatro Masini, pur non essendo la parte predominante della collezione, testimoniano un interesse per le vicende musicali faentine. Una sezione della raccolta è dedicata alla costumistica di scena che comprende abiti maschili e femminili, cappelli, scarpe, etc… alcuni dei quali realizzati con tessuti preziosi del XVIII secolo, in origine destinati ad usi civili. Pochi sono i musei che conservano reperti tessili a causa della loro facile deperibilità; in base a questa considerazione una particolare attenzione è stata rivolta al restauro e al recupero dei pezzi più rappresentativi per la storia dello spettacolo. È il caso dell'abito di Theodora, che è stato affidato alla restauratrice di tessuti Thessy Schoenzholzer di Firenze, che ha fornito informazioni e datazioni che non erano state annotate neppure dal collezionista. I restauri sono stati eseguiti con il finanziamento congiunto, su diversi esercizi, dell'Amministrazione Comunale di Faenza e dell'Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna. Nell'arco degli anni è stata avviata e condotta a termine una analitica e approfondita campagna di rilevazione fotografica e catalogazione a scopo conoscitivo; questa serie di lavori propedeutici hanno valorizzato il patrimonio e rendono possibile ora un percorso espositivo più lineare e più consono ad una fruizione pubblica.

Speciale nuove adesioni - pag. 14 [2003 - N.18]

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